2023
Buon compleanno a… Alessandro Bastoni
Oggi Alessandro Bastoni compie 24 anni. E negli occhi di tutta Europa c’è ancora quanto abbiamo visto in occasione di Benfica-Inter
Oggi Alessandro Bastoni compie 24 anni. E negli occhi di tutta Europa c’è ancora quanto abbiamo visto allo stadio Da Luz martedì sera, in occasione di Benfica-Inter: la sua avanzata sul centro-sinistra, il cross perfettamente disegnato per l’arrivo puntuale sul secondo palo di Nicolò Barella, che di testa ha messo alle spalle del portiere Vlachodimos il pallone dello 0-1. Sfera in porta e porta aperta su un sogno europeo, azione da vedere e rivedere e che – all’ennesimo replay – induce Riccardo Trevisani su Mediaset a sentenziare con più che giustificata enfasi: «Bastoni fa una cosa fuori dal mondo».
Peraltro non nuova, visto che altrettanto si era visto e con gli stessi interpreti al Camp Nou, in un’altra serata di Champions che ha inorgoglito non poco i tifosi dell’Inter.
Da un po’ di tempo a questa parte di Bastoni si parla più del futuro che del presente. Abbastanza un paradosso, ma è questa grossomodo la condizione permanente – qualcuno potrebbe suggerire la “permacrisi” – del calcio contemporaneo: invece di godere del momento, si manda in avanti la lancetta del tempo per creare motivi di dibattito. Il più delle volte ansiogeno. Perché il tema, nei confronti del nerazzurro, è se ci sarà o meno il rinnovo del contratto. Anche se il suo agente Tullio Tinti ha ricordato che «lui è un tifoso interista e vuole rimanere all’Inter». Ma chi si fida ormai di dichiarazioni di questo genere, anche quando non ci sarebbe motivo per dubitarne?
Interista vero, Alessandro. Privarsene sarebbe un errore, a meno che non vada a chiedere la luna, che com’è noto non è messa nei bilanci della società. Dalla sua parte ci sono indubbiamente molte ragioni. Quelle tecniche dicono di un giocatore in crescita, che magari può dare ancora qualcosa in più in termini di continuità, ma che certamente ha quell’attitudine all’applicazione che porta chi gioca dietro a migliorarsi costantemente. Detto altrimenti: non ci stupiremmo se Bastoni appartenesse a quella nutritissima schiera di difensori che migliorano col tempo e arrivano alla piena espressione di tutte le loro potenzialità quando compagni di altre zone del campo sono già inesorabilmente sulla via del declino.
Poi, ci sono le motivazioni tattiche: perché fino a quando l’Inter sarà di Inzaghi – vai a pensare il contrario dopo Lisbona… – e il modulo sarà il 3-5-2, braccini di sinistra come lui ce ne sono molto pochi, per non dire nessuno. Certo, sulla carta d’identità la definizione del ruolo in questi termini non è propriamente la più aggraziata dal punto di vista linguistico, ma così vanno le parole, ormai se non parli con termini che sanno di Coverciano non sei autorevole. Infine, c’è il cuore. Quello che piace al tifoso perché in campo lo si sente battere. E che in talune circostanze – come nel caso della conquista della Supercoppa italiana contro il Milan – si mostra per quel che è, la sede della passione che fa esprimere senza tanti giri di parole: «Avevamo tanta voglia di vincere dopo i festeggiamenti che ci hanno fatto in faccia a fine campionato. Avevamo voglia di dimostrare che eravamo più forti di loro e lo abbiamo fatto». Ed anche in quel caso c’è lui, il campione d’Europa in azzurro, a inventare un lancio a lunghissima gittata per la bellissima rete di Edin Dzeko.
Infine, c’è una ragione di appartenenza ancora più ampia, che va a connettere la propria vita, il club e la sua città, come Alessandro ha raccontato ai canali ufficiali del club: «Ho trascorso 12 anni a Bergamo nel settore giovanile dell’Atalanta e anche oggi ho un legame forte con la città. A Parma ho sperimentato cosa significhi giocare in Serie A, ho fatto una stagione che mi è servita molto e mi ha permesso di arrivare all’Inter e di giocarmi le mie carte. Milano è la città dove sono e dove mi vedo per molti anni, rappresenta ciò che ho sempre voluto: giocare a San Siro con la maglia dell’Inter».