La passione di un comunicatore inquieto - Calcio News 24
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2014

La passione di un comunicatore inquieto

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Roma, la ricostruzione della tormentata e singolare conferenza odierna di Walter Sabatini

SERIE A ROMA SABATINI – Parla non più di tre o quattro volte all’anno e, forse anche per questo, non lo fa mai in modo banale: ascoltare una conferenza del direttore sportivo giallorosso Walter Sabatini è un po’ come presenziare ad un’intensa seduta emotivo-psicologica. Il dirigente che si apre, che quasi si confessa, che ti lascia spiazzato: la risposta è difficilmente quella che ti aspetti o che vorresti sentire.

L’INQUIETUDINE – “Vivo in una costante e totale inquietudine, quella di chiedermi sempre dove poter migliorare o cosa cambiare: con questo non tolgo nulla a quanto realizzato in questa estate, sono certo di aver costruito una squadra competitiva”. E’ il passaggio chiave della conferenza stampa tenuta oggi dal direttore sportivo della Roma Walter Sabatini in quel di Trigoria: la consapevolezza di aver lavorato in un determinato modo e la continua ricerca del perfettibile. L’ansia permanente e la lucidità con la quale la stessa viene descritta, il continuo scrutare il giardino altrui per comprendere limiti propri ed eventuali punti di forza, l’assenza totale del definitivo: per uno come Sabatini il punto di arrivo non esiste. E non perché non possa concretizzarsi: quanto invece perché è proprio l’instabilità costruttiva a rendersi requisito necessario di lavoro e vita.

ALTRI PUNTI CHIAVE – Walter Sabatini ha una risposta, chiara ed inquieta, per ogni quesito: Benatia diventa il simulacro di sé stesso, Destro la sua vanità personale, Dodò uno a cui salvare la vita, Strootman un’idea che dà forza, Maicon l’uomo delle tre vite – pubblica, privata e segreta, ha diritto anche a questa – e Lotito un padrone divertente. Rabiot la bellezza di un frutto inaccessibile e De Rossi quello mai banale: dice di lui che sia uno da ascoltare, come del resto lo è Sabatini stesso. I due si prendono perché, nella logica e nel rispetto di due ruoli completamente differenti, parlano lo stesso linguaggio: quello della chiarezza, a tinte forti per il calciatore ed inquiete per il dirigente.

LA PASSIONE – Tinte forte De Rossi, inquiete Sabatini: il punto in comune è una passione sconfinata. Una devozione travolgente per il proprio lavoro, per il momento particolare, per l’essenza del tutto: il ds giallorosso sembra essere un uomo in missione. E sono ancor più chiare ora le ragioni per cui, nonostante le due prime stagioni buie dell’era statunitense, la sua posizione non sia mai stata messa in dubbio. Anzi rafforzata. L’obiettivo quello di stravolgere le gerarchie e ricondurre la Roma sulla vetta assoluta del calcio italiano, riportare lo scudetto nella capitale ed al contempo permetterle di recitare un ruolo quantomeno interessante sul palcoscenico internazionale. Ha affermato anche come non rinuncerebbe alle sigarette per lo scudetto: un gesto celebrativo, l’uomo ha il potere di abiurare cose ben più rilevanti del fumo. Ecco il bluff: Sabatini alle sigarette non rinuncerebbe mai. Si definisce uno che vive – oltre che di inquietudini – di illusioni: il vocabolario le definisce errori dei sensi, l’impressione (forte, quasi convinzione) è quella di trovarsi di fronte ad un signore che – nella sua corsa ad ostacoli – un equilibrio tra istinto e ragione lo abbia trovato. Eccome se non lo ha trovato.