Giaccherini, sei un mito per me! - Calcio News 24
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2013

Giaccherini, sei un mito per me!

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Non è bello, famoso o forte come Cristiano Ronaldo e tutti lo prendono in giro anche se segna al Brasile

Oh, io nel caso ve l’ho detto: per me Moana era una santa, Caravaggio un pittore al passo con i tempi e mai blasfemo, Amy Winehouse una donna di sani principi colpevole di bere forse un po’ troppa acqua Rocchetta che favorisce la diuresi ed aiuta a fare tanta “plin-plin”, Michael Jackson un uomo di evidente equilibrio mentale per nulla ossessionato da un’infanzia di calci e ceffoni. Andreotti? Un politico illuminato la cui unica colpa è stata forse quella di non avere mai stretto rapporti con nessuno e di non essere mai sceso a patti con la propria coscienza.

Non siamo in una nuova puntata de “Il mondo di Patty” e questo editoriale non lo ha scritto un personaggio appena uscito da “Amore Tossico”: quello che avete letto è soltanto il sunto del pensiero comune di taluni alla notizia di una personalità morta. Sono d’accordo con voi (perchè so cosa state pensando): sono frasi medie di persone medie. Il problema è che di fronte ai luoghi comuni siamo un po’ tutti Medio-Man.

Anche nel calcio bene o male funziona così: Garrincha morì solo come un cane perchè per tutti era diventato un povero ubriacone molesto, Agostino Di Bartolomei venne isolato dal resto del mondo del pallone per chissà qualche diavolo di motivo ancora oggi ignoto. Ma la verità per entrambi forse era un’altra: erano stati etichettati. «Sic transit gloria mundi» dicono alcuni: il problema è che per alcuni la gloria dura troppo poco, per altri la gloria è al massimo Gloria Guida nei film con Lino Banfi, perchè giusto quella puoi conoscere, ad esempio, se ti chiami Emanuele Giaccherini.

Parliamo di Giaccherini, sì, un povero e modesto giocatore della provincia che realizza il sogno di una vita: giocare nella Juventus. Non è bello, forse perchè non è manco tanto alto, di sicuro non è famoso, perchè nessuna casa di moda produttrice di mutande ha mai messo il suo faccione a Times Square di fianco a Megan Fox, non ha mai perlustrato le cavità orali di nessuna Velina, ma nemmeno di nessuna Letterina, Paperina, Microfonina, Morfina, Cocaina e Adriana Lima, e poi tecnicamente non è manco un asso. E’ veloce, quello sì, lavora come un mulo, corre come se Usain Bolt gli desse la caccia dopo averlo beccato a letto con la sua ragazza, ma non è un mito. Diciamocela tutta: non lo è manco per la Juve, che lo mette in panca una volta sì e l’altra pure come nemmeno un vecchio pensionato al parco, e soprattutto non lo è per tutti quelli che su “Facebook” e “Twitter” scrivono: «Che grande giocatore Giaccherini, ce ne fossero come lui! Serio e umile» volendo in realtà intendere: «Ma questo che ci fa in Nazionale? Vabbè che se Montolivo è il prossimo capitano del Milan senza aver mai trionfato nemmeno in una gara di participi passati del verbo vincere, posso starci pure io che almeno “vinciuto” lo so dire».

Giaccherini non è un mito per nessuno, e come lui molti altri. Non lo sarà mai e poi mai per chi si è messo a ridere quando lo ha visto per la prima volta in Nazionale, pensando che Prandelli avesse sbagliato a scriverne il nome nella lista dei convocati (che ne so, voleva convocare Gioacchini del Venezia o s’era scritto di portarsi dietro una piccola giacca in Polonia che faceva freddo), per chi ha iniziato a fare battute divertenti come quelle di Sasà Salvaggio ai tempi di “Striscia la Notizia” («uaaaaah», «incredibileeee», insomma testi di una certa ricercatezza) quando ha saputo che avrebbe giocato al Maracanà, nel tempio del calcio, immaginando che al massimo uno come Giaccherini il Maracanà poteva scambiarlo per Mara Canà, la moglie del celebre Oronzo ne “L’allenatore nel Pallone”. Giaccherini non sarà mai un mito nemmeno per quelli che volevano ricredersi dopo averlo visto segnare al Brasile, ma si sono limitati a dire: «Se vabbè, quello lo facevo pure io» (correndo sulla fascia col colesterolo a 300 e le ciabatte dell’Orso Yoghi, come no) oppure «E’ stato un gol inutile, tanto abbiamo perso uguale».

Se vogliamo dircela tutta Emanuele Giaccherini non è nemmeno il mio mito, che ai giocatori di una provincia italiana umili e corretti preferisco quelli francesi col colletto all’insù che prendono a calci il pubblico. Questo perchè Giaccherini è stato etichettato molto tempo prima di infilare Julio Cesar e nessuno cambierà mai idea su di lui, perchè cambiare idea in Italia è da perdenti ed infatti perdiamo sempre. Eppure, mentre noi ridiamo e scriviamo amenità sui social, lui ha già vinto contro il destino: non sei mai troppo poco bello, famoso e bravo per ammazzare la sorte.

Sapete cosa? C’ho ripensato. Giaccherini adesso è il mio mito ed è vero, tutti si ricordano di te quando sei due metri sotto terra, ma talvolta anche prima.