Giaccherini, l'operaio che poteva far piangere il Brasile - Calcio News 24
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2013

Giaccherini, l’operaio che poteva far piangere il Brasile

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Le migliaia di spettatori che hanno gremito lo stadio Fonte Nova di Salvador de Bahia, più i milioni che hanno assistito alla gara in tv, sapevano esattamente cosa aspettarsi da un Brasile-Italia dal grande fascino, ma anche ricco di novità interessanti per il futuro di questi due Paesi, sotto l’aspetto calcistico. Tutti lì in attesa di un colpo di genio di Neymar, di una giocata di fisico e talento da parte di Balotelli, dei siluri di Hulk e delle discese di Dani Alves, De Sciglio e Marcelo. Ciò che nessuno, o comunque in pochissimi potevano aspettarsi quanto è accaduto al minuto numero 10 della seconda frazione. Non tanto per la giocata scatenante, il colpo di tacco al volo di SuperMario che ha fatto gelare il sangue nelle vene dei carioca e ha esaltato e non poco i sostenitori azzurri, ma la rete di tale Giaccherini Emanuele. Proprio il centrocampista della Juventus, che fino a tre anni fa (quando le primavere erano già 25) lottava ancora per conquistare la promozione in Serie A in quel di Cesena, e che nel giro di un paio di stagioni è diventato un punto fisso della Nazionale azzurra, tra l’ilarità generale e non pochi attacchi nei confronti di Prandelli, che lo preferisce ad altri giocatori, all’apparenza più meritevoli di lui per il rendimento in campionato.

Già, perchè convocare un giocatore che nella Juventus parte dalla panchina, quando il nostro torneo presenza un campionario di centrocampisti, giovani e meno giovani ma sicuramente titolari inamovibili nei rispettivi club, di grande qualità e quantità? La risposta arriva decisamente tardi, visto che Giak è il punto interrogativo della rosa azzurra che si presenta in Polonia e in Ucraina per gli Europei della scorsa estate. Gioca addirittura da titolare all’esordio contro la Spagna, per poi non vedere più il campo e alimentando le lamentele degli appassionati sulla presenza in azzurro dell’ex cesenate. Torna in Nazionale anche per la Confederations Cup, costringendo all’inizio anticipato delle vacanze alcuni suoi colleghi, forse più quotati nelle previsioni degli addetti ai lavori, e anche in questo caso parte da titolare contro il Messico. Stavolta l’impatto è diverso, visto l’assist (forse casuale, forse no) per il gol vittoria di Balotelli. Sembra la svolta per Giak, e il gol realizzato in quel di Salvador de Bahia contro i maestri del futebol bailado, ne è la testimonianza definitiva: lo juventino gioca una grande partita, al di là della rete, perchè lotta su tutti i palloni ed è sempre preciso (tranne nell’azione del quarto gol brasiliano, in cui forse subisce fallo).

È la rivincita del calciatore operaio nei confronti del Paese da 57 milioni di commissari tecnici, come disse il buon Capello a suo tempo. Un calciatore operaio che per poco non faceva piangere il Brasile, come fece nella calda estate spagnola di trentuno anni fa un certo Paolo Rossi. Di casi del genere ne è piena la storia del calcio, soprattutto la nostra storia. Quella in cui uno come Schillaci poteva rubare la scena a Baggio e Vialli nelle Notti Magiche di Italia ’90, o Tardelli si portava sulle spalle l’Italia che vinceva il Mundial del 1982, piuttosto che i vari Grosso, Materazzi e Cannavaro, dominatori della rassegna iridata di sette anni fa. Schierarsi al fianco di Giaccherini, o di Prandelli che ha perseverato nel puntare su di lui, diventerà lo sport nazionale fino alla prossima prestazione negativa (speriamo che non arrivi) del già citato talentino nativo di Talla, ma intanto varrebbe la pena godersi questo giocatore, sicuramente non il più forte o tra i più forti che il calcio italiano può vantare, ma senza ombra di dubbio il più in forma e il più affamato tra i 23 che hanno spiccato il volo verso il Brasile.