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Agnelli guida la Juve alla conquista del mondo: ecco come cambierà la società

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Silurati Marotta e Mazzia, Agnelli punta sui giovani: Paratici allo sport, Ricci nel commerciale e Re ai servizi

Dopo aver conquistato l’Italia con 7 scudetti di fila, 4 Coppe Italia e 3 Supercoppe italiane e l’Europa con due finali di Champions ora la Juventus di Andrea Agnelli va alla conquista del mondo. Una sfida «ancor più ambiziosa», per usare le parole del presidente, di quella che se­gnò l’inizio della scalata. Nel 2011 – due settimi posti in cam­pionato e il fardello del deficit record di 95 milioni – Exor varò un aumento di capitale da 120 milioni e un piano quinquennale che avrebbe dovuto ricondurre la Juve ai vertici agonistici e in regime di autosufficienza finan­ziaria. Obiettivi pienamente rag­giunti, ma intanto il calcio è cambiato, concentrandosi su poche squadre capaci di esercitare un fascino ad ogni angolo del globo. Servi­va un aggiornamento delle stra­tegie e delle risorse umane per provare a entrare in una nuova dimensione. Prima l’arrivo di Ronaldo, ora il rinnovamento aziendale con un nuovo piano di crescita fino al 2024.

Agnelli ha così ridisegnato l’intero organigramma bianconero. Fa­bio Paratici, già direttore sporti­vo, diventerà responsabile del­l’area sport assumendo le fun­zioni di Marotta, in tandem con Pavel Nedved, confermato vice­ presidente e più operativo ri­spetto al passato; Giorgio Ricci sarà il responsabile dei ricavi, con il titolo di chief revenue offi­cer; Marco Re sarà a capo dei ser­vizi, cioè dei settori relativi a fi­nanza, risorse umane, servizi tecnologici, acquisti. Comanderà il presidente e non ci saranno amministratori delegati.La riprova sta nel fatto che i nuovi responsabili delle tre aree non faranno parte del cda, che avrà nove membri, tutti confermati (Agnelli e Nedved, Enrico Vella­no, Francesco Roncaglio, Mauri­zio Arrivabene e gli indipenden­ti Paolo Garimberti, Daniela Ma­rilungo, Assia Grazioli­ Venier e Caitlin Hughes).

La Juventus è quindi pronta ad accelerare su diversi fronti. In campo, innanzitutto. Confermare il primato in Serie A ed elevare la competitività inter­nazionale. Sarà indispensabile perpetuare il programma tecni­co, in grado non soltanto di mi­gliorare anno dopo anno l’orga­nico ma anche di gestire in modo “scientifico” il trading e il parco­ calciatori con relative plusvalenze La linea politica verrà condotta in prima persona da Agnelli, che come numero 1 dell’Eca (l’associazione dei club europei) sarà protagonista di una fase di transizione verso possibili radicali mutamenti nel format delle competizioni. E veniamo quindi al punto cruciale. La Juventus vuole agganciare la prima fascia in termini di ricavi, ma la competizione è durissima: nel 2016- 17 aveva il nono fatturato globale, con 422 milioni contro i 676 del Manchester United; la scorsa stagione è scesa a 411 e il Real è balzato in testa a 751. Le due spagnole, grazie ai progetti dei nuovi stadi, e i Red Devils, formidabile macchina commerciale, puntano a raggiungere il miliardo nel medio-lungo periodo. La Juve, sfruttando l’effetto Ronaldo, può crescere di un centinaio di milioni nel giro di 2-3 anni. Lo sviluppo, d’altronde, è il mantra di Agnelli. Il presidente ritiene che ci siano notevoli margini di crescita ed è per questo che il settore commerciale, dopo il primo step di incremento (ricavi raddoppiati in 5 anni, a 115 milioni, comunque un terzo dei top club), è stato sottoposto a sensibili cambiamenti. Un rimescolamento con un focus: l’internazionalizzazione del marchio. Si passa dall’aumento degli sponsor regionali (al mo- mento sono 6) a una presenza più radicata nel territorio più all’apertura di un ufficio in Asia. La Juve alla conquista del mondo.