Berlusconi e la parte di vecchio Milan assente al funerale
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Berlusconi e la parte di vecchio Milan assente al funerale

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Silvio Berlusconi

Ai funerali di Silvio Berlusconi ha fatto scalpore l’assenza di una gran parte del vecchio Milan: ecco chi mancava

Anche il funerale ha messo in solare evidenza la compresenza delle tante vite di Silvio Berlusconi. Persino calcisticamente c’era la rappresentanza non di un solo popolo ma di due tifoserie, il Milan di tanta parte della sua esistenza e il Monza per ciò che ha fatto negli ultimi anni: un fatto che può essere normale per un calciatore che veste diverse maglie, ma non per un presidente. Che raramente assoceremmo a club diversi: non che non ci siano stati dei casi, ma è molto difficile che in caso di passaggi da una società all’altra si riesca a ricevere un plauso comune com’è successo a lui.

Uno dei significati più forti dell’evento lo ha tracciato sulle colonne del Corriere della Sera Marco Imarisio: «Quando mai capiterà ancora di vedere ministri, prefetti e alte cariche dello Stato che partecipano allo stesso lutto di calciatori famosi, di vecchi reduci di Drive-In, delle Iene in abbigliamento televisivo d’ordinanza, di Gerry Scotti, Flavio Briatore, Dj Ringo, Barbara d’Urso, Maria De Filippi». Forse anche per questa folla di così tanti protagonisti dell’immaginario collettivo, che hanno popolato e ancora continuano a farlo con generazioni diverse, c’è stato chi ha notato le assenze.

Lo ha fatto uno dei più appassionati e documenti cantori del milanismo del periodo d’oro, Luigi Garlando. Che su La Gazzetta dello Sport si è interrogato sul perché non si vedessero alcuni volti: «Escono politici, artisti, giocatori, dirigenti sportivi e amici. Ma Maldini? Ancelotti? Gli olandesi? Troppe assenze per la morte di chi li ha resi immortali. E Seedorf? E Sheva, cui Berlusconi salvò il padre?». A intervenire a difesa di un suo pupillo è stato Arrigo Sacchi, che a proposito di Maldini, rimasto negli Stati Uniti dove è arrivato nei giorni della scomparsa del Presidente, ha detto: «Per me Paolo è giustificato, non credo meritasse quello che gli hanno fatto la scorsa settimana». Chissà se agli altri, nei giorni a venire, verrà chiesto di giustificare la loro assenza (ovviamente stra-commentata sui social e non in termini gentili, come si può immaginare).