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Un uomo al comando: a lezione da Re Mida Conte

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Dopo lo United battuto anche il Manchester City: il Chelsea di Antonio Conte vola in Premier League

I vantaggi accumulati dal Chelsea di Antonio Conte dopo quattordici turni di campionato: tre punti sull’Arsenal, quattro su Liverpool e Manchester City, sette sul Tottenham, tredici sul Manchester United. Partiamo da quest’ultimo, già di fatto estromesso dalla lotta per il titolo: un fattore tutt’altro che scontato, considerate le premesse iniziali che volevano – a ragione – i due club di Manchester nettamente avvantaggiati nella rincorsa alla conquista dell’ambita Premier League.

MENO UNO – La più competitiva di sempre, si sono esposti così credibili addetti ai lavori: non a torto se valutiamo il credito che va riconosciuto a tecnici del calibro di Guardiola, Mourinho, Wenger, Klopp, Pochettino, il fresco titolato Ranieri ed appunto… Antonio Conte. Che ha già sostanzialmente fatto fuori una delle due grandi concorrenti: il Manchester United di Josè Mourinho. Il confronto diretto ha avuto una portata impietosa: quattro schiaffoni che non hanno bisogno di commento, il resto lo ha fatto l’andamento dei Red Devils, che in una fase di necessario assestamento non sono stati in grado di trovare le coordinate per resistere e non affondare.

LA SITUAZIONE ATTUALE – Se non stessimo discorrendo del torneo più sorprendente del pianeta, non fosse altro per il suo livello competitivo, potremmo quindi delimitare la contesa per la primissima piazza al Manchester City di Pep Guardiola ed al Chelsea di Antonio Conte. Il fresco faccia a faccia non ha tracciato un sentiero definitivo come quello tra l’allenatore italiano e Josè Mourinho, ma senz’altro alcune indicazioni considerevoli: il calcio ambizioso del guru iberico conserva quell’irresistibile dote di futurismo e si conferma il più influente al mondo e quello che più degli altri è in grado di segnare l’evoluzione di questo sport, ma in un calcio pratico come quello inglese ha bisogno – più che in Spagna o in Germania – di essere costantemente concretizzato. Non può mai bastare di dominare una gara senza chiuderla in tempo: qualcuno prima o poi, più spesso che raramente, ti castigherà.

QUEL CHE TOCCA DIVENTA ORO – E’ toccato farlo ad Antonio Conte con il suo Chelsea: un’ora di ordinata barricata (i Blues sono andati sotto soltanto per via di una sfortunata autorete), poi tre ripartenze letali che hanno vanificato la superiorità territoriale e qualitativa espressa dal Manchester City. La lezione che ne viene fuori è piuttosto pesante per il buon Pep: tattica innanzitutto, impensabile lasciare tutti quegli spazi ad una squadra famelica come il suo allenatore. Poi di lettura dei momenti: Conte ha aspettato, prima di colpire al momento giusto. Così cristallizzando gli equilibri emersi nell’ultimo mese: Chelsea avanti a tutti, gli altri ad inseguire. Clamoroso considerando le premesse iniziali. Ma c’è poco da fare quando si è al cospetto di un allenatore senza limiti: non lo ferma un calcio nuovo, non lo ferma una lingua nuova, non lo fermano le inevitabili difficoltà iniziali, con le solite malelingue pronte a chiederne la testa. Patetici, permetteteci di dirlo. Antonio Conte invece si è già preso lo scenario, peraltro nella situazione – ad onor del vero – a lui ideale: una squadra da rilanciare dopo un fallimento tecnico (il decimo posto dello scorso campionato), lavoro aiutato dall’assenza dal fronte internazionale. Toccherà a lui ora tenere a bada le scontate mire di grandezza del City e controllare i soliti fenomeni sorprendenti che pullulano in una realtà così avanguardistica come la Premier League inglese.