2015
Limpossibile coesistenza con Totti
Mattia Destro fa gol alla sua ex (e prossima?) squadra: Milan batte Roma ed il protagonista è proprio lui
Nessun fenomeno forse, tutti buoni attaccanti, ma da quando ha cambiato ruolo spostandosi qualche metro in avanti capitan Totti li ha bruciati tutti: Vucinic, Menez, Toni, Adriano, Borriello, Osvaldo, Bojan e Destro. Tutti costretti ad emigrare da Roma per mancanza di spazio o per una difficile se non impossibile convivenza tattica.
ALLE RADICI DELLA QUESTIONE – Da otto stagioni ad oggi Francesco Totti ha definitivamente trasmigrato: non più trequartista, non più alternato tra il suo ruolo originale e quello di riferimento offensivo, ma centravanti puro. Certo, con caratteristiche strettamente legate a tecnica di base e talento sconfinato, ma pur sempre attaccante centrale delle squadre che negli anni si sono edificate intorno alla sua figura. Nell’ultimo decennio, da Spalletti a Garcia passando per Luis Enrique e Zeman, gli allenatori della Roma hanno sempre optato per moduli con un solo centravanti: 4-2-3-1, 4-3-3, comunque la giriate i giallorossi hanno vissuto con Francesco Totti al centro dell’attacco e gli altri a girargli intorno.
LE CONSEGUENZE – Impensabile da queste parti mettere in discussione l’eterno capitano, il simbolo della Roma e nel frattempo la sua storia, il talento fatto in casa e l’orgoglio di un popolo che nei momenti belli e meno felici ha sempre intrecciato i suoi stati d’animo con la figura di riferimento: Totti è la Roma, la Roma è Totti. Ha funzionato, spesso ha funzionato, in termini di competitività complessiva e di rendimento del singolo: la sua Roma avrebbe potuto raccogliere più di quanto riuscito nell’ultimo ventennio ma troppo spesso si è ritrovata un avversario di turno (Milan, Inter e Juventus) appena più forte e strutturato. Alcuni attaccanti giunti dalle parti di Roma sponda giallorossa si sono adeguati ed hanno girato intorno al capitano, altri – per caratteristiche tecniche troppo simili o per una fetta di campo occupabile da un solo calciatore – non ce l’hanno fatta e l’unica soluzione è stata quella di trovare un’alternativa.
LA DESTRO STORY – Prima con Zeman, in una stagione d’ambientamento che tutto sommato ci può anche stare, poi la prima annata sotto la guida Garcia dove si è distinto per un’eccellente media realizzativa se raffrontata ai minuti concessi (13 reti in 20 presenze e 1226 minuti, un gol ogni 94 minuti, per intenderci uno a partita), il resto è l’attualità dei nostri giorni con Destro che – proprio per quanto dimostrato un anno prima – si aspettava probabilmente un trattamento diverso. Tanta panchina invece che non è andata giù al centravanti marchigiano ed ecco la soluzione alternativa a cui si accennava: via da Roma, in prestito e diritto di riscatto al Milan bisognoso di un riferimento offensivo dopo il flop di Fernando Torres. Ieri, lo ha detto il ds giallorosso Walter Sabatini quasi per sdrammatizzare, il destino si è presentato nella classica misura scientifica che spetta alle vicende calcistiche: il gol dell’ex, quello che è valso la sconfitta alla Roma e che può costare la qualificazione diretta alla prossima Champions League o a voler essere catastrofisti addirittura l’accesso. L’ulteriore risvolto-beffa è dato dalla circostanza per cui, con ogni probabilità, Mattia Destro già a giugno farà rientro alla base: dove troverà ancora lui, ancora capitan Totti, o perché no non soltanto l’eterno capitano.