Euro 2016, la griglia: l’aria nuova è quella buona - Calcio News 24
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Euro 2016, la griglia: l’aria nuova è quella buona

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pogba azione francia novembre 2015 ifa

Starting grid: c’è la Francia avanti a tutti, l’Italia è indietro

Ci siamo: mancano oramai tre giorni al fischio d’inizio di Euro 2016, con la sfida tra il Paese ospitante Francia e la Romania ad aprire le danze di un torneo che durerà ben un mese. In stile Mondiale, come racconta la sua nuova formula: 24 le squadre partecipanti, 6 i gironi, l’inserimento degli ottavi di finale. Accedono infatti alla fase ad eliminazione diretta anche le quattro migliori terze dei raggruppamenti, elemento che può alterare l’analisi, almeno per quanto concerne la lettura del calendario. E’ tempo di griglia di partenza: quale la favorita assoluta? E chi parte indietro rispetto alle abitudini consolidate? Potenziali sorprese? Ecco il quadro, a bocce ancora ferme: elementi d’indagine sono il valore dell’organico, l’attitudine ed il percorso di qualificazione della nazionale e di maturazione dei vari singoli.

1 – FRANCIA: Balla la difesa centrale, vero. Mangala e Koscielny non garantiscono affidabilità, pesa l’infortunio di Mathieu: paradossalmente meglio affidarsi al classe ‘93 Umtiti, a questo punto. Ma tutto il resto è spettacolo puro: centrocampo da sballo con Pogba libero di inventare perché protetto dalle caratteristiche totali di Matuidi e Kantè, viene da domandarsi cosa sarebbe stato l’attacco se non depauperato dal caso Benzema. Perché due come Griezmann e Martial le altre non li possono vantare: se poi dalla panchina subentrano Payet e Coman in avanti, Schneiderlin e Cabaye in mediana, gli esterni bassi sono prodotti di esperienza ed il portiere (Lloris) sa il fatto suo, beh… il piatto è servito. E’ l’aria nuova. Ed è quella di casa.

2 – GERMANIA: Singolare non schierare i campioni del mondo in pole position per un Europeo, vero. Il percorso post Brasile 2014 non è stato però dei più lineari: le due sconfitte nel girone di qualificazione in Polonia ed Irlanda, un calcio meno avvolgente rispetto a quanto di splendido ammirato in terra sudamericana. Intendiamoci: a questa Germania non manca nulla. Livello tecnico, carisma, mentalità vincente, certificato di collaudo. Il resto lo fa la variabilità tattica che ha già dimostrato: questa Germania funziona anche con il falso nueve di iberica provenienza, ragion per cui diviene letteralmente illeggibile.

3 – INGHILTERRA: Aria nuova, raccontavamo per la Francia. Anche qui i venti spirano da ogni dove: quelli del Tottenham innanzitutto, con la nuova mediana composta da Dier (’94) e dal nuovo crac del calcio inglese Dele Alli (’96). L’obiettivo è immediato: prendere letteralmente a calci la generazione precedente, quella dei Lampard, Gerrard, Terry e Ferdinand, venerata quanto perdente. La malizia (in senso buono) c’è tutta, la leggerezza anche, l’attacco neanche a dirlo: Vardy è una pila elettrica, Kane si è consolidato ed ha perso quell’aria da improvvisato, Rooney non ha bisogno di descrizioni, le alternative si chiamano Sturridge, Sterling e Rashford. Percorso di qualificazione? 30 punti su 30, 31 reti fatte e 3 subite. Se ad Hodgson riesce di inserire nella pianta stabile della difesa John Stones…

4 – SPAGNA: Campioni in carica, bis a dire il vero: la nazionale di Del Bosque si è aggiudicata le edizioni del 2008 e del 2012, il sogno di centrare uno storico tris è qualcosa da tenere in debita considerazione. Così come un organico di rara qualità nei fondamentali: gente del calibro di Piquè, Ramos, Busquets, Fabregas, Iniesta, Thiago Alcantara, Koke e David Silva impone il rispetto che si deve a cotanta qualità. La sensazione è quella che – rispetto alla concorrenza proposta – la Spagna sia un tantino leggerina in avanti: a meno che Morata non si senta in odore di straordinari e tiri fuori anche quella rabbia derivante da un utilizzo stagionale (in bianconero) non all’altezza delle sue aspettative.

5 – CROAZIA: Centrocampo monstre: le stelle Modric e Rakitic da Real Madrid e Barcellona, dai blancos ecco anche un Kovacic in cerca di riscatto, a completare l’opera i nerazzurri Perisic e Brozovic ed il fiorentino Badelj. Qualità, personalità, attitudine a determinati livelli, rapidità d’esecuzione e nei muscoli. Spetta alla controversa nomina del tecnico Ante Cacic – dopo una carriera in patria – valorizzare questo patrimonio e dunque nascondere i difetti di una difesa non propriamente irresistibile ed un attacco che garantisce enorme dispendio fisico ma rivedibile vena realizzativa.

6 – BELGIO: Dovevano spaccare il mondo a Brasile 2014 ma andarono avanti a colpi di 1-0 e 2-1 poco spettacolari prima di incontrare, ai quarti di finale, l’unica nazionale più quotata trovata nella competizione. Con l’Argentina decise un gol di Higuain ed essere eliminati dalla finalista ci può stare: al Belgio restò in dote però quella sensazione di non aver aderito al ruolo di outsider di lusso che il mondo del calcio gli assegnava. Ora la riprova: i valori individuali non mancano affatto e sono peraltro ben amalgamati nei vari comparti di campo, toccherà però giocare insieme. Da squadra. Probabilmente due anni fa era troppo presto, se questo è il momento lo diranno i fatti.

7 – ITALIA: Fa una certa sensazione schierare l’Italia quattro volte campione del mondo in quarta fila di una rassegna europea: il deficit di qualità però impone considerazioni del genere, acuite dagli infortuni di Marchisio e Verratti nonché dalla carta d’identità di Andrea Pirlo. Nel parallelo con le nazionali già elencate il livello di centrocampo ed attacco è imparagonabile: resta però l’essenza della scuola italiana, ossia quell’imperforabile difesa valsa cinque titoli consecutivi alla Juventus e quell’ardore agonistico che viene puntualmente fuori quando tutto sembra remare nella direzione opposta. In tal senso, Chelsea o non Chelsea, l’attuale commissario tecnico è un’indubitabile certezza.

8 – AUSTRIA: Punti nel girone di qualificazione: 28 sui 30 disponibili. Sempre vincente in trasferta, sui campi di Russia, Svezia, Montenegro, Liechtenstein e Moldavia. Non tutte necessariamente nazionali più quotate. Organico alla mano, Alaba a parte (s’intende), non compaiono singoli di chissà quale rilievo: eppure l’Austria funziona alla grande e può giocare un ruolo rilevante in quel girone che appare come il più equilibrato ed aperto della rassegna. Con Portogallo ed Islanda, descritte di seguito, non ci sarà particolarmente da sorprendersi se le gare più avvincenti verranno fuori proprio dal Gruppo F.

9 – PORTOGALLO: E’ il minimo standard che si deve alla nazionale che presenta un calciatore tre volte Pallone d’Oro negli ultimi 8 anni ed al momento principale indiziato ad alzare il prossimo: a Cristiano Ronaldo però non è ancora riuscito di vincere con il suo Portogallo. Che si presenta ad Euro 2016 con gli storici difetti: l’assenza di un centravanti di valore, una difesa di esperienza ma non rinnovata da innesti in grado di garantire un certo ricambio. Interessanti novità a centrocampo: Andrè Gomes, William Carvalho ed il classe ’97 Renato Sanches accrescono il livello delle rotazioni in termini di qualità e ritmo.

10 – ISLANDA: Piazzamento di colore (volendo potete ritenere Svizzera, Polonia e Galles più attrezzate) ma almeno per chi vi scrive dall’irresistibile tentazione: la fiaba islandese, nata nel percorso di qualificazione a Brasile 2014, attualmente non ha eguali nel mondo. Un sistema Paese di appena 320.000 individui in una superficie sconfinata di oltre 100.000 chilometri quadrati. Traduciamo: come se in un terzo del territorio italiano vivessero i soli abitanti di Catania. Pochi anni fa vantava il primato del maggior tasso europeo di alcolizzazione giovanile: oggi i giovani di quel Paese prenderanno parte all’Europeo di calcio, hanno giocato il mondiale di pallamano, mostrato un basket avveniristico nella recente rassegna europea e sono in crescita un po’ in tutti gli sport. Il marchio di fabbrica dell’Islanda di Lagerback è l’organizzazione tattica in un complesso in costante mutazione: chi va in campo sa cosa deve fare e la sua parte è strettamente legata a quella del compagno più vicino. Il segreto sarà conservare leggerezza e sfrontatezza.

LE ALTRE – La seconda favola di Francia 2016, l’Albania del nostro De Biasi, contenderà la qualificazione nel Gruppo A a Svizzera e Romania: dalla propria il tangibile entusiasmo della prima partecipazione ad una rassegna internazionale, sul piatto delle altre un livello di esperienza giocoforza più solido. Nel Gruppo B, quello dell’Inghilterra, spazio a Russia, Galles e Slovacchia: le indicazioni della vigilia racconterebbero di una Russia in quota minore o comunque in calo rispetto agli standard di un tempo, di un’ambiziosa Slovacchia di Hamsik e compagnia, di un Galles inevitabilmente sorretto dall’asse Bale-Ramsey. Nel Gruppo C, alle spalle della Germania, la Polonia è attesa da un ruolo da protagonista: neanche troppo a sorpresa, considerato il girone eliminatorio – proprio nel raggruppamento dei tedeschi – disputato ed una bocca da fuoco del calibro di Robert Lewandowski. Staccate Ucraina ed Irlanda, almeno nelle considerazioni iniziali. Il Gruppo D ha le sue signore: Spagna e Croazia già ampiamente descritte, proveranno ad insidiarle – obiettivo davvero complesso – Repubblica Ceca e Turchia. I cechi hanno vinto il girone eliminatorio sull’Islanda inscenando una discreta compattezza di base. Gruppo E: Belgio ed Italia dovranno guardarsi le spalle dalla Svezia del solito Ibrahimovic. Che, come di consueto, è poco altro rispetto al suo conclamato bomber. Indietro l’Eire. Del Gruppo F – quello con più quotate nella nostra griglia, seppur nelle ultime posizioni (Austria, Portogallo ed Islanda) ci resta l’Ungheria: che, considerata l’enorme apertura del raggruppamento, non vorrà recitare il ruolo della sparring partner di turno.