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Felipe Melo e Juve-Inter: «Match aperto a qualunque risultato»

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Per Felipe Melo Juventus-Inter è una partita speciale: «Se l’Inter esce indenne da Torino, allora può sognare lo scudetto»

«Non potrei mai parlare male della Juve, ma ho l’Inter nel cuore». Ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”, Felipe Melo dice la sua, sebbene per lui il big match dell’Allianz Stadium sia in sostanza una gara da doppio ex. A Torino 78 presenze e 4 reti in due stagioni, a Milano 38 gettoni e il gol al Verona in un anno e mezzo: «Prima stagione positiva, indimenticabile il derby vinto. Poi l’addio di Mancini fu pesante, con lui saremmo stati da Champions. Ma che confusione con Thohir…».

SCONTRO AL VERTICE – Da San Paolo, Felipe Melo si schiera nettamente in vista del derby d’Italia: «Ma nessun pronostico. È un match da tripla, può succedere di tutto». A Torino che Inter si aspetta? «Arriva alla grande. Se uscisse indenne, avrebbe tutto per puntare con decisione al titolo». Chi può risolverla? «Perisic e Icardi da una parte, Dybala e Higuain dall’altra. Ma attenzione ai colpi di Pjanic».

INTER – Oggi Icardi è un vero capitano? «Mi sta piacendo in tutto. Ha riconquistato il pubblico, è un vero interista. Sempre decisivo. E le parole sul Real sono bellissime. Merita la fascia». Spalletti è il valore aggiunto? «Che personalità! Mi piace». All’Inter 15 mesi: un bilancio. «Positivo. Partimmo alla grande, eravamo primi. Poi un po’ di difficoltà, ma quel quinto posto fu un buon risultato». A Milano troppo tardi? «No, fu un sogno. Potevo restare al Gala e mi voleva l’Arsenal, ma io desideravo solo l’Inter». Ma quel rosso contro la Lazio… «Dai… Non incide una sola partita! Sarebbe assurdo pensare che i problemi nacquero lì». De Boer non era all’altezza? «Non si può scegliere un tecnico che non parla la lingua. Il secondo anno partì male per questo». Dopo Thohir, la situazione sembra diversa: «Progetto serio con Suning. Poi c’è Zanetti: guida e leggenda».

JUVENTUS E ITALIA – Caos anche nella sua Juve? «Tanti tecnici, poca chiarezza. Non sapevamo con chi parlare. Poi arrivò Marotta, che disse “comando io”. Ecco i risultati». Ora in campionato c’è bagarre. «Grande lotta. Premier a parte, il campionato più bello del mondo, l’Italia rimane il top». La favorita per lo scudetto? «Tante. All’estero invece è diverso: solo una, due squadre sono da titolo. E nonostante il k.o. della Nazionale, la strada è quella giusta». Con la Svezia, però, che botta…: «Clamoroso. Spiace, soprattutto per gli amici Eder e Buffon». Chi vince in Russia? «Voglio vedere il Brasile: un conto sono le qualificazioni, un altro giocare con la Germania. Dipenderà molto da Neymar». In campo ancora per quanto? «Per 5-6 anni. Sto benissimo e voglio vincere col Palmeiras. Dopo? Prima pensavo alla Mls, ma qui sono un idolo. Poi non escludo di fare l’allenatore».