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Il giugno nero della Juve: i motivi di una crisi improvvisa

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Quello della Juve è stato un giugno nero sotto ogni punto di vista: dal campo, alle questioni societarie, passando ai malumori dello spogliatoio fino ad arrivare ad un mercato praticamente nullo. Come uscire da questo empasse?

Doveva essere il mese per entrare nella leggenda del calcio mondiale. Ma giugno, questo caldissimo giugno, si è trasformato in un autentico incubo per la Juve. Sotto ogni punto di vista. Dal campo, passando alle questioni di natura societaria, fino ad arrivare ai malumori dello spogliatoio. E questa crisi ha anche toccato, in maniera molto preoccupante, un mercato che, fatta eccezione per Schick, fa trapelare non poca confusione dagli ambienti bianconeri. Il report dei trenta giorni più difficili della storia recente della Juve parte, inevitabilmente, da Cardiff. Da una finale di Champions League tremendamente amara per la squadra di Allegri, persa contro un Real Madrid troppo più forte dal punto di vista mentale, troppo più determinato ad azzannare la coppa dalla grandi orecchie.

E così, la maestosa Juve di Dybala e Bonucci, si è trasformata nella vittima sacrificale che in pochi avrebbero immaginato. Il campo è stato lapidario: servono campioni ad una squadra che sembrava imbattibile e invece ha scoperto di essere vulnerabile. All’improvviso, senza preavviso, senza avere il tempo per capire quali rimedi adottare per combattere la crisi.

La notte di Cardiff e le voci di rivoluzioni societarie

Cardiff ha soprattutto lasciato il segno nello spogliatoio di una Juve mai così spaccata. Troppe le voci di malumori serpeggiati nell’intervallo della finale di Champions League, che hanno tutte trovato le smentite dei diretti interessati. Da Dybala vs Bonucci, si è passati a Bonucci vs Allegri e per finire, come se non bastasse, ad un litigio fra Barzagli e Bonucci. Che le presunte liti siano realtà oppure fantascienza sarà difficile poterlo sapere, ma intanto la Juve è uscita dalla gara che avrebbe dovuto consegnarla alla storia del calcio con le ossa rotte.

E la luce, ancora oggi, è difficile da vedere. Le questioni societarie, poi, hanno ulteriormente irrigidito un ambiente già molto scosso dalle vicende di campo. Prima si è parlato (e lo ha fatto Dagospia) di un improbabile ritorno dell’ex direttore marenting Francesco Calvo da Barcellona, poi di un possibile avvicendamento alla presidenza, con il timone che potrebbe essere clamorosamente preso in mano da Allegra Agnelli. Tutte voci, ma tutte preoccupazioni da aggiungere all’alba di una stagione 2017-2018 che potrebbe rivelarsi molto più complicata del previsto.

Schick perfetto, ma per ora il mercato è in stand-by

E le complicazioni derivano, in questo momento, dal mercato. La Juve, maestra nella gestione delle ultime sessioni estive, ha sondato tantissime piste senza portare a casa nulla o quasi. Benissimo l’operazione Schick, un giovane dalle prospettive straordinarie, ma i vari Douglas Costa, Bernardeschi, De Sciglio e N’Zonzi tardano ad arrivare. E si ha la sensazione che le idee siano molto confuse, anche perché è difficile capire che cosa voglia veramente Allegri dalla dirigenza. In uscita poi il mese è stato complicato da Dani Alves e dalle sue sparate inopportune in tv e sui social network. Come quella su Dybala lontano da Torino.

Proprio per questo la Juve ha mostrato subito i muscoli, rescindendo il contratto con il brasiliano. Ci sono poi dei dati, sempre inerenti al mercato, che preoccupano i tifosi (anch’essi scontenti, ma per un caro biglietti giudicato insensato). Soprattutto su operazioni che sembravano chiuse e invece sono ancora in stand-by. La prima è quella che avrebbe dovuto portare a Torino il portiere Sczezsny: alla vigilia della finale di Champions League la trattativa sembrava già completata. Eppure l’Arsenal continua a fare resistenza e l’affare, che sembrava in dirittura d’arrivo, non è ancora pronto a decollare.

Bonucci e Alex Sandro: chi parte dei due?

Fonte di apprensione, come è inevitabile che sia, è anche il discorso che riguarda le uscite: Bonucci e Alex Sandro sono sul mercato e, oggi come oggi, sembra che la Juve non abbia la forza per trattenere entrambi. Nonostante stiamo parlando della seconda forza a livello europeo, dietro soltanto al Real Madrid. E allora, come uscire da questo giugno tremendo? La ricetta potrebbe essere quella che ha già fatto la differenza nelle ultime sei stagioni: il silenzio e il lavoro, possibilmente sotto traccia.

Per iniziare il lungo cammino verso la finale di Kiev del 2018 la Juve deve necessariamente ritrovare la sua anima più feroce, sotto tutti gli aspetti. Non c’è più tempo da perdere. Anche perché, se vincere è davvero l’unica cosa che conta, ai bianconeri serve ritrovare quell’invulnerabilità persa all’improvviso in un giugno troppo nero e troppo poco bianco.