2014
Il meglio deve ancora venire: l’assist di Mazzarri
Dal personaggio all’uomo, l’evoluzione del calcio e della comunicazione
«Non ho mai parlato della mia vita privata, ho puntato tutto sulla mia carriera», ha esordito così Walter Mazzarri nel corso della conferenza stampa organizzata per il Premio Mediterraneo 2014, promosso dall’Inter Club di Andria e dall’Associazione Corte Sveva per celebrare i personaggi del mondo della cultura, dello sport, del giornalismo e del calcio legati al club nerazzurro. L’occasione è stata utile per conoscere l’allenatore dell’Inter sotto un’altra veste, più intima e personale: svestiti per qualche minuto i panni del tecnico senza peli sulla lingua a cui tifosi e addetti ai lavori sono abituati, Mazzarri ha espresso il suo amore per il calcio attraverso la discussione del rapporto con suo figlio, per il quale ha deciso di scrivere il libro “Il meglio deve ancora venire”: «Ho un rapporto viscerale con lui. La carriera mi ha posto delle decisioni da prendere. Questo è un mestiere particolare, ti fa cambiare città, e quindi ho deciso di farlo restare dove risiedeva per il suo bene, perché potesse crescere tranquillamente. Però mi è mancato e, quindi, ho deciso di scrivere questo libro per spiegargli perché ho fatto certe scelte, come la penso. Non è facile parlare con i propri figli quando sono piccoli, ho sentito questa voglia di scrivere un libro che potesse leggere anche quando non ci sarò più», ha spiegato l’allenatore toscano.
Il contrasto tra il personaggio calcistico e l’uomo è marcato, l’impatto inevitabilmente forte. Ti aspetti un allenatore tanto diretto quanto polemico e scopri un uomo semplice e all’antica, che vive il calcio in maniera intensa e genuina. E non a caso uno dei concetti sui quali si è focalizzato maggiormente è la differenza tra il ruolo e la persona, che il calcio ed in particolare il mondo della comunicazione tende piuttosto a sintetizzare, creando dei personaggi: «Dietro ad ogni ruolo c’è una persona. C’è troppa concorrenza tra i giornalisti e questo li porta alla ricerca dello scoop. Vorrei che si guardasse meno al personaggio ed io subisco l’esserlo diventato. Mi piace quando mi vengono poste domande di calcio, ma ai giornalisti importa poco. Sembro avvelenato con i giornalisti perché mi vengono fatte domande tendenziose, anche se so che rientra nel gioco delle parti», ha chiarito Mazzarri, i cui comportamenti generano spesso degli equivoci, come la scelta di rifiutare gli inviti a Coverciano per le lezioni ai giovani allenatori, legati alla gelosia del tecnico verso il suo stesso lavoro, come svelato nel corso della festa serale con i tifosi nerazzurri al Palasport di Andria.
Mazzarri, inoltre non si lascia trascinare dalle nuove tendenze: «Con l’avvento di internet c’è una risonanza esagerata e si avverte un cambiamento nel mondo del calcio, ma io continuo a concentrarmi sulla squadra e a dire sempre quello che penso». In una fase delicata per il calcio italiano, che deve trovare il coraggio per rinnovarsi, giunge, dunque, questo assist per chi questo sport lo vive, ma anche per chi lo descrive e racconta. Il calcio deve tornare ad essere calcio. Che cali il sipario sul circo mediatico in cui si è trasformato.
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