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Lazio-Var, un rapporto difficile

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Dopo il rigore concesso nel finale di gara di domenica, la Lazio fa appello al regolamento del Var… con un tweet

Non è il famoso spot televisivo e neppure si tratta di un caffè offerto da George Clooney. «What else?». «Cos’altro?», lo chiede la Lazio. È successo ieri, poco dopo l’ora di pranzo: un tweet polemico o pieno di ironia, riprendendo il protocollo ufficiale del Var (video assistance referee) e veicolato attraverso il profilo ufficiale della società biancoceleste. Il giorno dopo la bufera scoppiata a proposito del rigore concesso alla Fiorentina, in pieno recupero e con l’intervento
della tecnologia per il contatto tra Caicedo e Pezzella, la tensione era ancora altissima e non si era placata. Il d.s. Tare è sceso in campo per protestare nei confronti di Massa, Inzaghi se l’è presa durante le interviste con Fabbri, l’arbitro
designato per il Var. La Lazio ha contestato l’episodio nel merito (per i biancocelesti Caicedo avrebbe anticipato Pezzella e calciato il pallone) e ancora di più la disparità di trattamento. «Come ha chiamato Massa in quest’occasione, Fabbri avrebbe dovuto chiamarlo quando è stato atterrato Parolo. Perché non l’ha fatto?», ha chiesto Inzaghi nella notte agitata dell’Olimpico.

PROCEDURA – Non c’è solo questo aspetto. La Lazio ha sollevato il dubbio, ritenendo che la scarsa chiarezza delle immagini avrebbe dovuto autorizzare solo il «silent check» (controllo silenzioso), facendo proseguire il gioco. Il Var non doveva intervenire, errore procedurale, sostengono i dirigenti biancocelesti. Il rigore invece  è stato concesso alla Fiorentina un minuto e 36 secondi dopo il contrasto. Un ritardo clamoroso. Così su Twitter la società ha copiato e incollato le regole del protocollo Var. Ieri ancora tensione altissima assistenza per errori evidenti in situazioni che cambiano una partita. Correggere un chiaro errore, non cercare di individuare la miglior decisione»; infine, evocando il principio della «minima interferenza, massimo beneficio». Si dovrebbe intervenire quando l’errore è chiaro, ha sottolineato la Lazio e in relazione al contatto Caicedo-Pezzella, come ha virgolettato Inzaghi, non basta rivederlo più volte per esserne sicuri. Le moviole televisive tuttavia hanno parlato di decisione corretta. E sinora, in tema di Var, nessuno è riuscire a stabilire se un errore è chiaro oppure no: è questo il punto vulnerabile dell’uso tecnologico.

FABBRI – Come ricorda “Il Corriere dello Sport”, le immagini televisive di cui dispone la Lega e su cui si basano le analisi del Var sono le stesse di Sky Sport e Mediaset. Quelle fanno giurisprudenza. La Lazio si sente penalizzata e Tare (non era nella distinta consegnata agli arbitri e non sarebbe potuto entrare in campo: rischia la squalifica) ha protestato perché ricordava i precedenti. Massa venne pesantemente contestato nel maggio 2015 per la direzione di Lazio-Inter (1-2 all’Olimpico con due espulsi e diverse decisioni controverse), in cui Pioli cominciò a perdere la Champions. Fabbri era lo stesso Var che il 14 ottobre concesse il rigore alla Juve (parato da Strakosha su Dybala) a tempo scaduto per il tackle (dubbio) di Patric su Bernardeschi. E sul campo non aveva certo favorito la Lazio in altre due partite: 0-1 con il Chievo all’Olimpico (28 gennaio 2017, rigore negato alla Lazio per intervento di Gamberini), 2-0 per l’Empoli al Castellani (29 novembre 2015) con due gol regolari, come aveva dimostrato la moviola, annullati a Klose.