Seedorf e l'esperienza al Milan: «Mi sono sentito solo»
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Seedorf: «Al Milan ero solo, se avessi avuto la fortuna di Inzaghi…»

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L’ex centrocampista del Milan Clarence Seedorf è tornato ancora sulla breve esperienza da allenatore del Milan nel 2014 non lesinando qualche stilettata alla vecchia dirigenza…

I rapporti tra Clarence Seedorf e il Milan (o almeno, la vecchia dirigenza rossonera) dopo anni di successi non sono più idilliaci: colpa di una avventura, quella da allenatore sulla panchina milanista, durata troppo poco (qualche mese nel 2014) prima del brusco addio. Che l’ex centrocampista olandese abbia sempre giudicato ingiusto quell’esonero, onestamente forse immeritato, non è un segreto: ieri a Pressing, in onda su Canale 5, ha vuotato il sacco. «Ho fatto ottimi numeri: il Milan era in difficoltà ed io ero venuto ad aiutarlo – le parole di Seedorf – . In quel periodo mi sono sentito solo, ma avevamo fatto lo stesso 35 punti in 19 partite con un buon gioco. Ero pronto ad iniziare la stagione successiva a giugno, ma la società ha preso altre decisioni. Avrei voluto avere la fortuna di Filippo Inzaghi (suo successore, ndr) che continuava a perdere, ma rimaneva in panca».

Attualmente Sedoorf ricopre l’incarico di commissario tecnico del Camerun: la sua carriera da allenatore è iniziata proprio con la chiamata dal Milan, mentre stava chiudendo in Brasile la carriera da calciatore. Una decisione improvvisa, ma su cui l’olandese non ha ripensamenti: «Sono contento della mia carriera, per questo ho mollato tutto subito, ero pronto per una nuova sfida. Non ho mai vinto il Pallone d’Oro, è vero, ma tanti altri grandi giocatori non l’hanno mai vinto». Il finale è sull’ormai famigerata sconfitta contro il Liverpool a Istanbul in finale di Champions League 2005: «Noi siamo arrivati a quella finale passando il turno in modo molto fortunato contro il PSV Eindhoven. Per quanto sia stata dura da accettare mi rode molto di più la sconfitta contro il Deportivo la Coruna (altra rimonta mostruosa subita, ndr): quell’anno potevamo davvero fare il Triplete».