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Toro, rabbia degli ultras granata. La contestazione nero-oro: ecco cosa significa…

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Dopo quattro sconfitte consecutive, il popolo granata pretende spiegazioni ma, soprattutto, uno scossone in vista di un unico e solo obiettivo: l’Europa. Sperando che non sia troppo tardi…

Si sa, essere del Toro non è facile. Un’altalena di emozioni dalla quale devi cercare di non farti sopraffare mai completamente. In un secondo catapultato alle stelle senza renderti conto che un attimo dopo potresti vivere il peggiore degli incubi. Ma l’amore per la propria squadra può far fare cose delle cose terribilmente contrastanti. Anche se ti fa sempre dannare, non riesce a darti mai quel motivo in più per non sostenerla sempre e comunque.

Essere ogni domenica, lì allo stadio, è la dimostrazione d’amore più grande che ci sia. Di questo, il popolo granata ne dà sempre un bellissimo esempio. Così tanto, da entrare per merito in quella magica categoria chiamata, “tifoseria romantica”. Anche se, mischiato al quel romanticismo c’è sempre una buona dose di nostalgia. Perchè chi era presente o chi ricorda per testimonianza indiretta il Grande Torino, non può accontentarsi di questo Torello ferito. A questo punto, non sembra più giusto chiamarlo “Toro”. Come se non suonasse bene, rispetto a quello che si vede ogni settimana in campo. Ma soprattutto per rispetto a quello che era il vero e unico Toro.

I fatti raccontano bene questo turbinio di sentimenti, più negativi che positivi. Uno scoppiettante inizio di campionato, con tanto di fare sognante da parte di qualsiasi tifoso ben disposto, ha subito lasciato posto ad un’amara realtà. Pochi risultati, tanti pareggi e altrettanti infortuni. A poco a poco, dopo l’esonero di Mihajlovic la dozzina di pareggi si è trasformata in quattro sconfitte consecutive firmate “Mazzarri”. Tutta colpa dell’allenatore? Questo è un bell’interrogativo.

Quello che è emerso è che si è individuato nel tecnico serbo il capro espiatorio delle nefandezze dell’intero club granata. Un po’ pesante da digerire per lo stesso Sinisa che, con eleganza, ha lasciato la scena facendo posto al nuovo leader del Torino. Ma il proverbio recita bene: “Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non quel che trova”. Ed è proprio questo il punto, la ricerca della soluzione ai tanti mali che affliggono questa squadra non sembra avere mai fine.

I supporter iniziano ad essere stanchi e pretendo qualcosa in più. Come è giusto che sia. Così, a poco a poco, sono iniziate le contestazioni al Filadelfia con tanto di striscioni (LEGGI qui l’ultima contestazione al Filadelfia), fino ad arrivare allo sciopero del tifo per tutti i 90’ nella gara contro la Fiorentina. Ma sembra non essere finita qui. Ultimamente, tramite i social, sembrerebbe che la tifoseria granata voglia mette in atto una nuova forma di dissenso: l’esposizione dei colori giallo-nero. In realtà, si tratterebbe di un’opposizione storica, per altro, già avvenuta nell’Era Cairo nel lontano 2010.

Ma cosa vuole manifestare? Principalmente vuole dare voce al disagio e al dolore che attanaglia i tifosi del Toro. Ma ancor di più, fa riferimento ad un sentimento di inadeguatezza nei confronti di una presidenza che non rappresenterebbe in toto la storia di una gloriosa squadra come quella del Torino. Lo slogan rappresentativo di questa contestazione è racchiuso in una frase semplice ma altrettanto diretta: «Nero e Oro finchè non vendi il Toro».

Funzionale, è anche capire da cosa deriva questa iniziativa. L’oro e il nero sono, in realtà, i primi colori a venir utilizzati dal Torino nel 1906 poi, sostituiti dal granata. Il 6 dicembre 1906 a Vercelli, scende per la prima volta in campo, il Football Club Torino, con le casacche giallo-nere della progenitrice FC Torinese, nata nel 1894. Questo modo di protestare, si ispira a quello adottato anche da un altro grande club, il Manchester United, portando allo stadio come segno di protesta il giallo e il verde, colori originari dello United. Esprimendo, con questo gesto simbolico, il dissenso verso la proprietà dei Glazer. Nello stesso modo, lo slogan è stato ereditato dal club inglese dal loro: «Green and Gold ttil the club is sold».

Ritornando al passato, nell’estate del 2010, i supporter del Toro esasperati dalla gestione di Cairo, decidono di rendere visibile il loro dissenso, affiancando al granata i colori delle origini. Proprio come un vessillo di protesta verso un qualcosa che non funziona più. A questo punto viene da chiedersi se i tifosi decideranno di esporre solo i colori di protesta, abbandonando così, solo momentaneamente il granata o se vorranno mantenere, orgogliosi, le sfumature a cui sono legati profondamente.