Miniere di dubbi. Dal mistero Sino Europe al padre e figlio in carcere: chi è veramente Yonghong Lì? - Calcio News 24
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Miniere di dubbi. Dal mistero Sino Europe al padre e figlio in carcere: chi è veramente Yonghong Lì?

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Dubbi sul presidente del Milan Yonghong Lì. Un reportage del New York Times ha sollevato dei dubbi sul numero uno rossonero

Chi è veramente Yonghong Lì e soprattutto ha i soldi? Sono queste le due domande ricorrenti dei tifosi milanisti alle quali il “New York Times” ha provato a dare una risposta. I dubbi sulla proprietà cinese del Milan sono finiti anche sulle colonne del giornale americano che ha pubblicato un reportage sulla miniera di fosforo attribuita al proprietario del Milan. Guizhou Fuquan Group: questo il nome della società indicata dai rossoneri come unica attività imprenditoriale del presidente in carica. I cronisti del NWT hanno visitato gli uffici della società e li hanno trovati deserti e in disordine hanno anche trovato una sorpresa all’ingresso: un cartello con su scritto «affitto non pagato».

Diplomatici italiani in Cina non hanno informazioni sul neo-proprietario rossonero e inoltre non sono state trovate tracce di Yonghong Lì e dei suoi familiari nei registri della provincia di Guizhou. La ‘famosa’ miniera di fosforo farebbe capo a una società di nome Guangdong Lion Asset Management, con quattro proprietari cambiati in due anni, ma tra questi non compare il presidente rossonero. Inoltre, due di questi passaggi sono avvenuti senza soldi, a costo zero. Tra i quattro proprietari è comparso Li Shangbing che in seguito ha registrato una società chiamata Sino Europe Sports Asset Management. Proprio Sino Europe Sports ha dato il via all’acquisto del Milan ma è poi scomparsa dagli onori delle cronache con la Rossoneri Sports che ha poi concluso la trattativa. Da Casa Milan non filtrano allarmismi: chi ha condotto il closing ha effettuato dei controlli sul patrimonio di Yonghong Lì e ha avuto risposte positive. Il padre e il figlio del presidente del Milan sono finiti in carcere per truffa. Osserva anche la UEFA che deve dare una risposta sul voluntary agreement. A riportarlo è “La Repubblica“.