Benitez: «Napoli, mi manca la mia famiglia» - Calcio News 24
Connettiti con noi

2014

Benitez: «Napoli, mi manca la mia famiglia»

Pubblicato

su

Il tecnico ha smentito poi l’interesse per Mario Balotelli

NAPOLI BENITEZ – Ha un curriculum invidiabile ed un’esperienza internazionale di tutto rispetto Rafael Benitez, che ha parlato a ruota libera ai microfoni del Corriere dello Sport: dal calcio all’attualità, dalla politica alla cultura, tutti argomenti che lo coinvolgono e che caratterizzano la sua personalità. Il tecnico del Napoli è partito dall’analisi del calcio italiano in rapporto a quello europeo e, quindi, dalle differenze emerse: manca intensità e intraprendenza, mentre c’è troppa tattica e attenzione all’avversario per l’allenatore spagnolo. A tener banco, però, è la sua situazione contrattuale: «L’esperienza mi dice che dobbiamo lavorare al progetto attuale, senza dimenticare di guardare oltre. Parlo spesso con Riccardo Bigon e dico sempre a De Laurentiis che deve garantire il futuro alla società a prescindere dal sottoscritto. Il problema non è il rinnovo, ma la condivisione della strada giusta, che noi condividiamo, e non è un problema di soldi o investimenti. Dobbiamo operare per capire se possiamo vincere qualcosa, se possiamo andare avanti oppure no. E poi… Ho la mia famiglia lontano, mia moglie e le mie due figlie vivono a Liverpool. E’ la prima volta che non le ho con me e non è facile. De Laurentiis sa bene quanto sia importante il valore della famiglia».

CRITICHE E INDISCREZIONI – A proposito di Liverpool, ha destato parecchie critiche la vacanza a settembre, ma Benitez le ha spazzate via chiarendo: «La verità è che avevo programmato tre giorni liberi e quattro di allenamenti. Io vivo nell’albergo attiguo al centro sportivo, lavoro anche 16 ore al giorno e ho uno staff di massimo valore: può anche starci che vada via qualche giorno durante una sosta. Non credo che gli allenatori italiani vivano nei rispettivi centri sportivi e passino con i giocatori il tempo che trascorro io». Negli ultimi tempi è stata ipotizzata una chance da commissario tecnico della Spagna per Benitez, che non la esclude per il futuro, anche se non mancano perplessità da parte sua: «Potrebbe essere un’idea, certo, ma a me piace lavorare sul campo, quotidianamente. Sono un insegnante, laureato all’Inef (la nostra facoltà di scienze motorie), la mia metodologia è insegnare. Io lavoro sulla testa del giocatore, per fargli capire il calcio, non solo su un modulo. Le convocazioni in nazionale di Callejon e la crescita di Koulibaly hanno premiato il loro e il mio lavoro».

TRAGUARDI – Benitez, che si sente condizionato in Italia dalla necessità di fare risultato, piuttosto che dalla necessità di valorizzare i settori giovanili, ha parlato poi dell’eliminazione dalla Champions League, che ha influito tantissimo, a detta sua, sulla parte iniziale della stagione.  I tifosi, però, coltivano il sogno scudetto, che a Napoli manca da 24 anni: «La Juve è l’esempio: struttura, rosa, organizzazione della società, componenti che si sono consolidate negli anni. I giocatori e la struttura della società fanno la differenza. Non voglio essere monotono, ma io vado avanti partita dopo partita, diversamente si corre il rischio che se poi non fai in campo quello che dici, tutto diventa più difficile. Ora siamo terzi e guardiamo un po’ più avanti, non dico che non possiamo fare di più, ma che dobbiamo farlo di settimana in settimana».

RETROSCENA – Il tecnico del Napoli ha commentato poi l’esonero di Walter Mazzarri, spiegando che a volte essere troppo agitati trasmetta insicurezza alla squadra, e ha “ficcato” il naso in casa Milan parlando di Fernando Torres e poi in quella del Liverpool su Mario Balotelli: «Lo volli io a Liverpool, è un grande giocatore, con Gerrard si trovava senza nemmeno guardarsi, al Chelsea con me ha fatto bene. Non so che fanno altri con lui, ma io so come guidarlo. Ne discussi con Inzaghi tempo fa, e lui me ne parlò bene. Il rendimento di un attaccante dipende anche dalla qualità dei compagni che l’assistono. Balotelli? I tifosi del Liverpool sono fedeli, se lui lavora in campo gli staranno vicino. Lui rinforzo? Assolutamente no, è un’ipotesi che non ho mai preso in considerazione».