2023
Buon compleanno a… Giovanni Di Lorenzo
30 anni oggi per Giovanni Di Lorenzo, capitano del Napoli campione d’Italia e di cui è diventato un simbolo della marcia scudetto
Oggi Giovanni Di Lorenzo compie 30 anni. Potrebbe anche essere facile, per non dire scontato, fargli gli auguri adesso che sta per iniziare la nuova stagione, poco più di due settimane e già si è in campo a mostrare la maglia con lo scudetto, del quale lui è uno dei simboli: caro capitano, non devi fare altro che ripeterti.
Vero, in ogni anno ci sono momenti duri, passaggi a vuoto, insidie e anche qualche sconfitta. Ma pur facendo una generosa ricognizione su tutti i problemi, replicare nel 2023-24 quello che si è scritto nel 2022-23 significherebbe confermarsi ad altissimi livelli. Che nel suo caso, occorre dirlo, sa anche un po’ di risarcimento per essere approdato al calcio che conta relativamente tardi. Di Lorenzo si è conquistato la Serie A con l’Empoli che aveva 25 anni, in Toscana si è guadagnato la credibilità necessaria e da 4 stagioni è a Napoli a correre su e giù lungo la fascia destra. Raddoppiando l’azzurro partenopeo con quello della Nazionale, quando si è presentato in conferenza stampa all’Europeo non ha potuto fare a meno di riflettere sull’evoluzione che stava vivendo, su come fosse riuscito a uscire da una carriera marginale per diventare – anche se non lo sapeva ancora – un campione d’Europa: «In cinque anni è cambiato tutto. Mi sono ritrovato senza squadra ma sono stato bravo a crederci sempre e non mollare. Ora mi godo questa esperienza, ci sono stati tanti passaggi intermedi importanti. Devo ringraziare tutte le società che mi hanno fatto crescere in questi anni».
Passo dopo passo, Giovanni ha offerto ogni giorno di più la sensazione di essere diventato un giocatore semplicemente imprescindibile, uno di quelli da esibire con orgoglio quando decidono di sposare la causa.
Per capirlo ancora di più, oltre al rinnovo del contratto decisamente lungo, basta una sola immagine: l’unica partita negativa dell’ultimo anno, quando il Maradona è entrato in una situazione di shock vedendo il Milan dominare e vincere 4-0. Risultato inutile ai fini del torneo degli ormai sicuri campioni d’Italia, ma certo non si era abituati – non lo si riteneva pensabile – un momento così difficile. Con Di Lorenzo, per l’appunto, travolto dalle irresistibili accelerazioni di un imprendibile Leao. Lui che, pochi giorni prima, nell’identico punteggio ma a favore del Napoli, a Torino era stato definito sulla pagella di un quotidiano con un termine che raramente – per non dire mai – si associa a un difensore: «Incantevole». Lui che, pochi giorni dopo, è andato in rete a Lecce con uno stacco da attaccante old style, non proprio quello che ci si aspetterebbe.
Giovanni ha ricevuto pure l’apprezzamento ministeriale. Una cosa non proprio consueta, ma che evidentemente si è meritato e ha spinto Andrea Abodi a esprimersi così a suo riguardo: «Lui è un ragazzo molto in gamba che conosco, lo apprezzo tanto. Ha dimostrato di avere dei valori, di saperli interpretare nei comportamenti, nel linguaggio. Il capitano di una squadra deve essere questo, deve avere determinate caratteristiche, deve essere un leader anche nei comportamenti, non solo nell’agonismo o nella qualità del gioco. Di Lorenzo rappresenta perfettamente tutto questo». A scudetto conquistato, uno dei complimenti ricevuti è arrivato da Fabio Cannavaro, che da napoletano e da icona della Nazionale ha eletto Giovanni a simbolo dell’italianità da opporre all’esterofilia di cui spesso si soffre, soprattutto nel mondo del pallone: «Di Lorenzo fosse arrivato dall’Argentina lo avrebbero chiamato Zanetti e se fosse stato acquistato in Inghilterra sarebbe stato per tutti Walker».
Ecco, se c’è una sfida da proporsi per l’anno che verrà, è diventare un modello, un punto di riferimento, che si inizi a dire un po’ ovunque che c’è un terzino, da qualche parte, in qualche campionato, che difende e attacca come Di Lorenzo. Tra Champions League e un altro Europeo, di occasioni per meritarsi questa fama ce ne saranno tante, non vanno sprecate.