Zerbin: «Cremonese, sento la fiducia e vedo un futuro. Penso alla Nazionale. Inter? Io raccattapalle l'anno del Triplete»
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Zerbin: «Cremonese, sento la fiducia e vedo un futuro. Penso alla Nazionale. Inter? Io raccattapalle l’anno del Triplete»

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Zerbin: «Cremonese, sento la fiducia e vedo un futuro. Penso alla Nazionale. Inter? Io raccattapalle l’anno del Triplete». Le parole dell’esterno

Alessio Zerbin è l’emblema del calciatore moderno: una carriera fatta di prestiti, ma con un filo conduttore indissolubile, il Napoli, che lo ha accompagnato fin dal 2017. Dalla Viterbese alla Cremonese, passando per diverse tappe fondamentali, Zerbin ha plasmato il suo percorso, sbocciato nell’Inter e ora pronto a sfidarla a San Siro. Il talentuoso esterno si racconta, tra il ricordo del Triplete e le ambizioni future.

I TANTI PRESTITI SONO STATI UN PESO – «Mai. Tutte esperienze che mi sono servite per aggiungere un mattoncino in più. Mi hanno formato, abituandomi a tenere duro. Sono state una risorsa».

LA CREMONESE E LO STIMOLO DEL RISCATTO – «Sì, lo è. Sento fiducia. L’idea che ci possa essere un discorso in prospettiva mi fa sentire importante, ho voglia di ripagare questa fiducia».

L’EXPLOIT DELLA SQUADRA – «Tanto lavoro innanzitutto. Da subito ho percepito la voglia di tutti di crescere. A Como siamo andati sotto e l’abbiamo ripresa, abbiamo vinto a San Siro e nelle gare meno brillanti non abbiamo subìto gol. Possiamo fare grandi cose, lottando».

L’OBIETTIVO – «L’obiettivo primario è la salvezza. Certo, i risultati ci danno coscienza e consapevolezza della nostra forza, però teniamo le ali molto basse perché la Serie A non perdona. Contro il Sassuolo abbiamo mollato per dieci minuti e abbiamo preso due gol».

NICOLA – «È un allenatore molto diretto e trasparente. Già al primo contatto mi era piaciuto il modo chiaro con cui mi ha spiegato cosa voleva da me. Ora mi sento in debito nei suoi confronti. Ruolo? Ho le caratteristiche di un esterno offensivo, ma da un anno sto curando di più la fase difensiva. La doppia dimensione è imprescindibile».

IL CALCIO È DIVERTIMENTO – «Per me il calcio è divertimento. Fatica e sofferenza per arrivare al risultato esistono, ma quando sono felice in partita e in allenamento rendo di più».

VARDY – «È un ragazzo straordinario. Si è calato nel gruppo con umiltà e serenità: ha una carriera formidabile alle spalle ma si è rimesso in gioco. È un esempio».

L’INTER – «Ho tanti ricordi belli. Sono stato all’Inter sette anni, dai pulcini ai giovanissimi, ho girato l’Europa. San Siro era la mia casa, uno stadio speciale, ogni volta che torno provo la stessa magia ed emozione. Da raccattapalle ho seguito l’anno del Triplete». Ricordi particolari? «Quando si entrava in campo prima, per scuotere il telone della Champions, la musica… Ricordo la semifinale vinta 3-1 col Barcellona. Ho in camera la foto di Oliviero Toscani per il centenario. Dietro ai giocatori, i ragazzi delle giovanili e io in prima fila. La mia prima partita fu Inter-Juventus: gol di Trezeguet e Camoranesi. Uscii prima dallo stadio perché il giorno dopo dovevo andare a scuola: sentii il boato per il gol di Maniche, ma vinse la Juve».

I SUOI MODELLI – «Da bambino impazzivo per Fernando Torres. Ora prendo spunto da chi gioca nel mio ruolo, Saelemaekers in primis»

LA NAZIONALE – «Sì, ci penso, è il sogno di qualsiasi calciatore. Non posso definirlo un obiettivo, ma col tempo…»

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