Lazio, Lotito: «Non piaccio ai tifosi perché...» - Calcio News 24
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2013

Lazio, Lotito: «Non piaccio ai tifosi perché…»

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Il presidente biancoceleste ha affrontato diversi temi ai microfoni di “Virus”.

LAZIO LOTITO – Intervista fiume di Claudio Lotito, che si è raccontato ai microfoni di “Rai2” durante la trasmissione “Virus”. Il presidente della Lazio ha cominciato parlando della sconfitta nel derby per poi passare al discorso relativo all’acquisto del club biancoceleste: «E’ andato male come risultato, ma meritavamo un altro punteggio, comunque le partite si vincono e si perdono, fa parte del gioco del calcio. Perché ho acquistato la Lazio? Ho un senso spiccato della “polis” e penso che una persona che ha avuto la fortuna di poter esprimere le proprie potenzialità, deve mettersi a disposizione del territorio se serve: quando sono arrivato la Lazio era quasi fallita, aveva 550 milioni di debiti. Cosa non va nel calcio? Nel mondo del calcio c’è un atteggiamento consuetudinario, questo sistema ha bisogno di una scossa. Se ho pagato il debito della Lazio al fisco? Lo sto facendo con puntualità, anzi con anticipo, forse sono l’unico. La legge spalma-debiti è stata fatta due anni prima del mio arrivo alla Lazio, sarebbe stato più giusto che quegli oneri fosse ricaduti su tutti? Io pago 6 milioni di euro l’anno, talvolta anche con un anno di anticipo, ad oggi ho pagato già 70 milioni di euro».

CONTESTAZIONI – Lotito ha parlato poi del rapporto con i sostenitori: «Perché non piaccio ai tifosi? Perché ancora c’è questa mentalità del patrono, di colui che deve mettere i soldi per stimolare i supporters, io sono un presidente-tifoso, non un tifoso-presidente, la differenza è che penso all’equilibrio economico della società e non solo ai sogni dei tifosi. La Lazio deve essere trattata come qualsiasi altra società di capitale, essendo anche quotata in borsa, non è giusto che per raggiungere certi obiettivi debba rinunciare a tutto questo: il club deve essere d’esempio, io non ho nemmeno uno stipendio e pago tutto, anche quando si tratta di trattative della Lazio. Le minacce? Preferirei non parlarne, sono cose private. Sicuramente certe azioni non trovano una giustificazione razionale, quando fai tutto questo e vieni anche minacciato, privando la famiglia della sua sicurezza, chi ti è vicino di suggerisce di mollare, ma io sono un combattente, non un reduce, nel mio modo di agire c’è la voglia di raggiungere un obiettivo».

CALCIOPOLI – Lotito è passato poi allo scandalo Calciopoli: «Il problema del processo non è finito, vedremo come andrà l’appello, io ho dato mandato agli avvocati di risolvere nel migliore dei modi. Nel 2006 ero appena entrato nel mondo del calcio, la famiglia di mia moglie aveva avuto la Roma, la Roma aveva assunto Moggi e teorizzarono che io fossi un associato, ma io non conoscevo nessuno, ero appena arrivato. Dopo 9 anni è evidente che io subisco, piuttosto che agisco».

STADIO – Infine, sullo stadio a Roma ed altre polemiche, il presidente della Lazio ha concluso: «Lo stadio a Roma? Ogni società deve averne uno, è un interesse per rendere più ricco il club, con le attuali leggi ci vorrebbero 10 anni per averne uno, auspico una legge che in tempi ragionevoli, un anno, possa portarne uno. Il braccio fascista di Di Canio? C’è una sentenza della Cassazione che prevede delle pene commisurate a quel gesto, ma questo Paese si concentra troppo sulla forma, serve sostanza. Si parla di gossip, ma l’Italia sta morendo, nessuno si occupa dell’assistenza ai cittadini. Con la Salernitana pagano i biglietti anche i disabili? A Salerno c’era la mentalità di arrivare allo stadio un quarto d’ora prima della partita per non pagare il biglietto».