2015
E tutto tranne che un fulmine improvviso
Jurgen Klopp lascia il Borussia Dortmund ed apre le danze del mercato allenatori: intrigante, allettante, unico
Non propriamente fulmine a ciel sereno. Stile Klopp, quello sì: non una saetta improvvisa perché chi conosce approfonditamente il soggetto in questione – dopo la tormentata stagione del suo Borussia Dortmund – aveva già ipotizzato uno scenario del genere. Jurgen Klopp lascerà dopo sette stagioni al timone della sua creatura e volerà verso una nuova esperienza professionale.
TEMPISMO – E’ l’unico aspetto della vicenda che per certi versi può sorprendere: un club stravagante, creativo ma minuziosamente preciso come il Borussia Dortmund che convoca una conferenza stampa straordinaria in corso d’opera per annunciare la prossima separazione dal suo allenatore. Poi, soffermandosi un tantino in più sulla questione, viene da sé come i conti tornino eccome: dalle parti di Dortmund c’è ben poco di improvvisato e se esiste un problema lo si risolve, non si gira una pagina senza aver chiuso debitamente la precedente e non si lasciano in vita storie finite. Non si improvvisa nulla, si programma, si è chiari ed inequivocabili con la gente, si bada al sodo senza perdere alcunché in termini emozionali.
UN ALLENATORE DIVERSO – Jurgen Klopp ha ridato lustro alla storia del Borussia Dortmund dopo un decennio nero con due titoli nazionali, due Coppe di Germania, tre Supercoppe ed il riscontro internazionale dato dalla finale di Champions League amaramente persa contro i rivali di una vita. Ma il Bayern Monaco con il Borussia di Klopp se l’è vista brutta: l’ha sofferto, l’ha studiato, l’ha invidiato. Ha finito col far valere la preponderanza economica per prelevarne gli interpreti più brillanti e rovesciare nuovamente quelle gerarchie che da sempre vedono il club bavarese vero e proprio benchmark del calcio tedesco: uno schiacciasassi che si è visto in pericolo di fronte all’oggetto misterioso creato da Klopp, una squadra che ha letteralmente incantato per un triennio – quello che va dal 2010 al 2013 – inscenando un calcio a ritmo sovrumano, un modello che ha estremizzato il valore delle risorse a disposizione tramutando giocatori normali o potenziali fenomeni in calciatori da elite del calcio mondiale. Sì è scontrato con realtà dal fatturato doppio, triplo, ma ha sempre imposto il proprio credo calcistico: una rivoluzione nei modi paragonabile a quella dell’Olanda di Cruijff ma che nel medio termine ha dovuto fare i conti con un calcio 2.0 in cui il potere economico detta voce ancor più grossa.
FUTURO – Tradotto: se tiri su due mostri del calibro di Gotze e Lewandowski ed il tuo principale avversario un anno ti prende il primo e l’anno dopo il secondo i conti tornano da sé. Oggi mister Klopp si è definito non più l’allenatore giusto per questa squadra: sa alla perfezione che il Borussia Dortmund dovrà ripartire per aprire un nuovo ciclo così come è cosciente che questa pagina non potrà essere scritta da lui. E’ la lucidità che lo ha sempre contraddistinto. Ed allora si guarda avanti: dove andrà a finire questo innovativo del pallone rotondo? Questo rivoluzionario che ha sfidato e battuto il potere economico della fortezza Bayern? Raramente come in questa tornata il mercato allenatori sembra poter impazzire: in Liga tira (clamorosamente) un vento contrario a Carlo Ancelotti, in Premier League il Manchester City cerca palesemente allenatore e non è escluso possa muoversi qualcosa sulle panchine di Liverpool ed Arsenal, in Ligue 1 è il Psg in tal senso la mina vagante. E dalle nostre parti? Napoli e Milan cambieranno, occhio a casa Roma. Che farà Klopp? Non abbiamo la palla di vetro ma sappiamo una cosa: il suo nome intriga. Ed un presidente che cerca una nuova sfida – anche per ricaricarsi a livello personale – avrà già chiesto il suo recapito telefonico. Il cellulare di Jurgen sarà già rovente, siatene certi.