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Dove deve migliorare la super Atalanta di Gasperini

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Giù la maschera: Atalanta che ora punta al colpo grosso. Cosa serve per piazzarsi in Europa

La clamorosa quanto meritatissima vittoria di Napoli ha vuotato il sacco: la strepitosa Atalanta di Gian Piero Gasperini è ufficialmente in corsa per un posto al sole della prossima Europa. I 51 punti accumulati in 26 gare di campionato valgono al momento il quarto posto della classifica: a tre lunghezze di distanza dai partenopei, terza forza del torneo, con un divario di quattro punti sul Milan, che attualmente occupa il settimo posto della graduatoria.

QUALIFICAZIONE ALLE COPPE: IL FUNZIONAMENTO – Formula invariata rispetto al recente passato, per l’ultima stagione: dall’anno prossimo si cambia. Al momento si resta con tale status quo: tre i posti per la prossima Champions League, di cui il terzo costretto a passare dalla porta secondaria del temibile playoff, altrettanti per l’Europa League. Di cui due riservati al campionato, quarto e quinto posto, e l’altro alla vincente della Coppa Italia. Che, qualora dovesse qualificarsi per via del campionato, ossia rientrando tra i primi cinque posti della classifica, riserverebbe l’ultimo slot di qualificazione alla sesta classificata. Tradotto: allo stato dei fatti, chiunque si aggiudicasse la Coppa Italia – tra Juventus, Napoli, Roma e Lazio – non avrebbe bisogno di questo titolo per accedere in Europa, essendo tutte tra le prime cinque forze della classifica, ragion per cui anche la sesta forza della Serie A avrebbe diritto a partecipare alla prossima edizione dell’Europa League.

ATALANTA, TUTTI I NUMERI – Innanzitutto i punti: 51 in 26 gare di campionato alla media dunque di 1.96 a partita. A questo ritmo la proiezione sull’intero torneo rende una classifica finale da 75 punti: un anno fa sarebbero bastati a piazzarsi al quarto posto (l’Inter ci riuscì con soli 67). Non al terzo, occupato dalla Roma con 80 punti. Considerando gli attuali andamenti, la storia può pressoché ripetersi: il Napoli – attuale terza forza del torneo – viaggia in proiezione 79 punti. L’attuale Atalanta dunque, almeno nel confronto con le dinamiche della scorsa stagione, dovrebbe accrescere leggermente la media punti per accedere in Champions  League, le basterebbe ampiamente confermarsi su questi livelli nel finale di campionato per prendersi un posto in Europa League. Perfetta la ripartizione tra andamento interno ed esterno: 9 gare vinte all’Atleti Azzurri, 7 lontano dalle proprie mura. Esattamente come il Napoli, meglio hanno fatto soltanto Juventus e Roma. Difficile chiedere altro: non è una squadra che incentra le ambizioni sul proprio catino, ma vanta personalità e sfrontatezza per giocarsela ovunque e contro chiunque.

I GOL – Partiamo dall’analisi di quelli realizzati: 42 in 26 partite, alla media di 1.6 a gara. Dato assolutamente in linea con quelli relativi a Lazio (45), Inter (41) e Milan (37), non per quanto concerne Juventus (55), Roma (57) e Napoli (60). Dunque in un’analisi complessiva risulterebbe proprio il dato dei gol fatti quello che separa l’Atalanta dal sogno Champions: i nerazzurri, se l’ambizione è quella massima, segnano poco. Le cinque firme di Petagna, il centravanti titolare scelto da Gasperini, in tal senso non mentono: nessuna squadra a queste altezze presenta un bomber titolare da appena cinque reti. Sarà pure funzionale al gioco di Gasperini per padronanza di fondamentali, protezione della palla e qualità nello scarico, ma – come ampiamente emerso anche nella gloriosa vittoria di Napoli – risulta essere poco freddo in fase terminale. Quando negli ultimissimi metri raramente trova lo spunto necessario per capitalizzare l’occasione. Ottima invece ancora una volta la ripartizione tra casa e fuori: 20 siglati all’Atleti Azzurri, 22 fuori, dove l’Atalanta fa addirittura meglio che nel proprio impianto. Assolutamente eccellente la statistica dei gol incassati (26, 12 in casa e 14 fuori): quella nerazzurra è attualmente la terza difesa del torneo dopo l’inarrivabile Juventus (17) e la Roma (23). Parametro che autorizzerebbe sogni di grandezza.

OLTRE I NUMERI – O meglio, grazie ai numeri possiamo procedere alla seguente analisi: l’equilibrio trovato da Gasperini nel corso della stagione, fino a sopravvenuta smentita, risulta decisamente solido. La fase difensiva funziona sia in termini di reti incassate, sia nel saldo casa/fuori casa, sia soprattutto nella funzionalità del gioco complessivo. La copertura non vieta all’Atalanta di praticare un calcio moderno, ambizioso e sfrontato, che sfrutta a pieno l’esplosività sulle corsie laterali di Conti e Spinazzola, i due reali fattori nell’evoluzione tattica individuata da Gasperini, la qualità nell’impostazione dal basso di uno straripante Caldara (protetto alla perfezione dal sottovalutato Toloi e dall’esperto Masiello), la corsa di un centrocampo che ha saputo gestire in maniera eccelsa l’addio di Gagliardini. Le evidenze mostrate nei primi passi con la maglia dell’Inter danno la dimensione del calciatore: eppure dentro Freuler e passa la paura, con Kessie (qualche dubbio sui mezzi tecnici) e Kurtic sugli scudi. In avanti un Gomez in stato di grazia fa la differenza, scontato, di Petagna abbiamo detto tutto. Della lucida follia di Gasperini anche, se non che – persino quando lancia dal nulla due sconosciuti diciottenni che fanno capo a tali Alessandro Bastoni e Filippo Melegoni – il giocattolo non si rompe. Il sogno continua: la grande sorpresa della Serie A non può più giocare al ruolo dell’improvvisata.