Avenatti racconta l'incubo: «Mi avevano dato due mesi di vita» - Calcio News 24
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Avenatti racconta l’incubo: «Mi avevano dato due mesi di vita»

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Felipe Avenatti è tornato a giocare a calcio dopo qualche mese di stop. La punta del Bologna parla del suo calvario

Mentre l’Italia è ancora scossa dal dramma di Davide Astori, Felipe Avenatti decide di raccontare la sua storia. Per la punta del Bologna, per fortuna, il finale è lieto, ma poteva andare peggio. I rossoblu lo hanno comprato in estate dalla Ternana ma lui ha potuto esordire solo il 4 febbraio contro la Fiorentina a causa di problemi fisici. Ha ricevuto il via libera solamente a dicembre, è rimasto in Uruguay in attesa per lungo tempo, il tutto per problemi di cuore. «Tachicardia ventricolare. Mi dicono che è una cosa seria, devo fare un altro esame, aspettare un mese. Rimango senza allenarmi, penso addirittura al ritiro» afferma il centravanti. Parla anche della volontà, sua e della compagna Jessica, di tornare in Uruguay per restare più tranquilli. Ma il peggio deve ancora venire, perché l’ansia per l’esame diventa altissima.

Avenatti: «Quando ho saputo di Astori, ho guardato mia moglie»

Avenatti rischia di morire. Il rischio è piuttosto basso, ma l’ansia per la compagna Jessica è altissima. Tutto questo all’insaputa dell’attaccante, che ricorda: «Un giorno i medici hanno telefonato a mia moglie e le hanno detto “Se l’esame al cuore è positivo, Felipe ha poco più di due mesi di vita, se è negativo avrà una vita normale”. Ma tutto questo io l’ho saputo solo dopo…». Infatti, come riporta Il Corriere dello Sport, Avenatti è venuto a conoscenza della “tragica” notizia solo una settimana più tardi, quando un medico lo ha chiamato per dirgli che aveva ricevuto l’idoneità. Il peggio è passato, anche se la paura è stata molta: «La mattina che è successa la tragedia di Astori io e mia moglie eravamo a letto, abbiamo sentito la notizia, ci siamo guardati negli occhi e siamo rimasti in silenzio per un tempo eterno. Penso che dobbiamo tutti vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo».