2023
Buon compleanno a… Lucas Digne
30 anni oggi per Lucas Digne, una carriera da giramondo tra Inghilterra, Spagna, Francia e Italia (in cui potrebbe tornare)
Oggi Lucas Digne compie 30 anni. Circa una settimana fa, il Daily Mail ha scritto su di lui a proposito della sessione di mercato in corso: l’Aston Villa, il club nel quale il francese gioca, ascolterà le offerte che potranno arrivare, visto che Unai Emery ha ottenuto Alex Moreno del Betis, destinato a diventare il titolare della fascia sinistra. Il giornale inglese concludeva il pezzo con un attestato di valore su Digne: «ha dimostrato di saper stare ai massimi livelli del calcio europeo, avendo giocato in Francia, Spagna, Italia e Inghilterra».
Effettivamente, quella del terzino mancino è stata finora una carriera interessante. Magari non molto mediatica, come una volta ha detto Didier Deschamps a sua difesa, salvo poi non convocarlo negli appuntamenti importanti e riservandogli quelli meno prestigiosi, per un totale di 46 apparizioni in maglia Bleu. Poco male, ha fatto il giro del mondo il video della felicità dei suoi bimbi piccoli alla notizia che il padre non rientrava tra i convocati per il Qatar. Del resto, la sua capacità di stare dentro nuove sfide è proverbiale, come dimostra per l’appunto l’avere giocato in 4 campionati diversi.
Ed è anche per questo che si parla in questi giorni di un suo possibile ritorno in Serie A. E non sarebbe certamente un ripiego. A Birmingham, Lucas c’era arrivato con le grandi motivazioni che può dare il sapere d’incontrare un allenatore e una personalità come Steven Gerrard: «Sono venuto qui per il manager. Ci siamo incontrati, abbiamo parlato diverse volte in questi giorni. Sento la sua voglia di vincere, di mostrare un calcio offensivo, di gestire il possesso. È quello che voglio anche io e voglio dimostrarlo ai tifosi».
In Inghilterra, nell’esperienza precedente con l’Everton di Ancelotti, aveva mostrato di saperci stare in Premier, diventando uno dei giocatori più importanti della squadra.
Ma quel che più conta, nel caso di un ritorno in Italia, sono i due mister avuti alla Roma nel 2015-16. Il caso vuole che a parti invertite siano esattamente lo ieri e l’oggi del Napoli: Luciano Spalletti (che in giallorosso ebbe nel girone di ritorno) e Rudi Garcia (l’allenatore della prima parte della stagione). Di entrambi parla bene e, soprattutto, in maniera non banale. A L’Équipe ha descritto così l’artefice dello scudetto 2022-23: «Il tecnico più esigente è Luciano Spalletti. Ha un rigore tutto italiano, facevamo un’ora e mezza di video prima delle partite e un’ora e mezza dopo. Per qualcuno era noioso, ma a me piace moltissimo! Per un difensore è molto importante e dopo un po’ le cose in campo ti vengono in automatico. Anche perché dici a te stesso “ah, se non faccio questo l’allenatore domani quando rivediamo i video mi massacra!”. Spalletti è un tipo appassionato, può picchiarsi in testa, urlare a tutto il mondo, fare gesti a bordo campo perché un calciatore invece di andare avanti va indietro. Vive le cose con passione e quindi passa tutto subito, i calciatori lo capiscono e lo perdonano. Anche Ancelotti è uno appassionato, ma è diverso, non ha lo stesso temperamento. Spalletti certamente è più vicino a un Sampaoli». Quanto all’erede nel Napoli, la conoscenza è più antica, ritrovarsi ancora sarebbe la terza volta: «Rudi Garcia ha avuto un ruolo importante perché lo conosco da Lille, lui mi ha voluto davvero alla Roma».
Il bello è che non sarebbe così lontano dal vero un’altra ipotesi: Digne servirebbe anche ad altri. Si parlava di Inter, quando lui giocava nel Barcellona, che considerava «il club migliore al mondo, non vorresti mai andare via e non vorresti mai cambiare maglia».
E lo si riteneva il possibile sostituto di Alex Sandro tanto tempo fa, invece le cose sono andate in un’altra direzione e il brasiliano continua a stare alla Juventus, nonostante un giorno sì e l’altro quasi si parli di una sua sostituzione che alla prova dei fatti non arriva mai.
In Serie A, nell’unico campionato vissuto, ha messo a segno 3 gol. Di più ha fatto solo al primo anno con l’Everton, la squadra nella quale ha giocato per 4 anni, il suo periodo più lungo di fedeltà a un club.