2014
Caro Prandelli, io invece sto con te
Tre dei trentadue ct di Brasile 2014 sono italiani: ce li vengono a chiedere, ma noi li mettiamo alla gogna
ITALIA PRANDELLI CONVOCAZIONI – Lo sapevate che tre dei trentadue allenatori di Brasile 2014 sono italiani? E che nessun altro Paese può vantare una statistica del genere? Oltre al nostro Cesare Prandelli avremo in rappresentanza Fabio Capello sulla panchina della Russia – e già Ct dell’Inghilterra nel 2010 – ed Alberto Zaccheroni su quella del Giappone.
ITALIANS DO IT BETTER: I MIGLIORI AL MONDO – Ce li vengono a chiedere insomma. Per non incappare in figuracce si turano il naso e non scelgono un allenatore proprio ma, con un enorme bagno di umiltà, prendono il telefono e chiamano in Italia. Non può essere una coincidenza se pensiamo poi che la stessa situazione si verifichi a livello di club, con uno degli allenatori italiani più titolati – Carletto Ancelotti – che si appresta a disputare la finale di Champions League alla guida del Real Madrid, con la prospettiva tutt’altro che impossibile di regalare ai Blancos la tanto attesa decima. Lì dove, per intenderci, neanche Josè Mourinho è riuscito. Si diceva Ancelotti, che ha già vinto in Inghilterra con il Chelsea ed in Francia con il Psg, ma vanno quantomeno menzionati i vari Mancini, Spalletti, Trapattoni, Lippi. Italians do it better, insomma. Una scuola che parla da sé.
LE CONVOCAZIONI – Di questa scuola fa parte anche Cesare Prandelli e fosse solo per questo non merita di essere fatto a pezzi nel tritacarne puntualmente orchestrato in questi giorni. Ma andiamo oltre perché questa può sembrare una motivazione debole. Le convocazioni: sarà che siano ancora 30 – e sbagliare a 30 è meno facile che a 23, quando entro il 2 giugno dovrà arrivare la lista definitiva da consegnare alla FIFA – ma per ora il buon Cesare le ha prese tutte. O meglio: state facendo tutto questo casino per Criscito, Florenzi e Gilardino? A me i primi due piacciono tantissimo, ma essendo onesti con voi stessi potreste giurarmi di sentire tanto a cuore le vicende di questi tre ragazzi? Così da scaldarvi in questa maniera? No, le ragioni sono altrove ed altrove vanno rintracciate. Perché altrimenti i problemi sono tutti vostri.
IL CODICE ETICO – Maledetto il giorno in cui questo termine fu coniato. Innanzitutto andiamo sulle definizioni: cari ragazzi, l’etica non è una gomitata. Sbracciare in area di rigore e stendere un avversario, che vi piaccia o meno, fa parte del calcio ma sono pronto a scommettere che neanche questo vi bruci parecchio: siete davvero convinti che chi dà una gomitata – magari accidentale – debba restare a casa e saltare un Mondiale? Non mi convincete. Destro su Astori, Chiellini su Pjanic: non bastano le tre (sacrosante) giornate di squalifica comminate dal giudice sportivo? Sì che bastano, eccome se bastano. No. C’è chi vuole punire il tutto con l’assenza dal Mondiale. Magari se tifa Roma solo per Chiellini, se tifa Juve per Destro. Cosa mi direte? Che se l’è cercata lui, Prandelli. Che avrebbe fatto meglio sin dal principio ad evitare il termine “codice etico”. Sapete che vi dico: avete ragione. E probabilmente lo sa anche il buon Cesare, che rimpiange il giorno in cui ha pronunciato queste due parole – codice ed etico – fino a crearne uno slang. Poi si sarà pure incartato, vero, ma gliene vogliamo fare un peccato incancellabile? Una vergognosa colpa? Una macchia tanto grande da meritarsi lo sdegno comune? Gli altri pensano a vincere (non soltanto la sera della partita sul divano con gli amici), non a lasciare a casa i vari Thiago Silva, Sergio Ramos o Hummels. Noi siamo fermi al Chiellini sì Chiellini no. Quello che è il nostro difensore più forte. Sempre divisi su tutto, poi realmente o no non importa. Il risultato poi si riflette anche a livello di club: assenza dalla fase finale della Champions, a malapena riusciamo a portare a casa una semifinale di Europa League. Perché gli altri pensano a vincere, noi alle ca……volate.