La beffa Ponnick - Calcio News 24
Connettiti con noi

2015

La beffa Ponnick

Pubblicato

su

La più grande farsa del calcio italiano: l’acquisto (o presunto tale) di Robert Raku Ponnick da parte del Castel di Sangro

CASTEL DI SANGRO – Quando il Castel di Sangro nel novembre 1996 comprò il nigeriano Robert Raku Ponnick in pochi avrebbero pensato a uno scherzo. La favola sangrina ormai era nel pieno del suo svolgimento: un paese di nemmeno cinquemila anime che arriva in Serie B, capeggiato dall’allenatore – padrone Osvaldo Jaconi e seguito addirittura da Joe McGinniss, scrittore e columnist americano da poco appassionatosi al calcio italiano. Un borgo immerso nelle montagne abruzzesi che, come racconterà in seguito lo statunitense nell’arcinoto libro Il Miracolo di Castel di Sangro, però non era tutto rose e fiori. Gabriele Gravina ad esempio era un personaggio particolare: presidente e parente acquisito del patron Rezza, una personalità molto forte nel calcio e non solo, Gravina aveva un’idea tutta sua del pallone, orientata soprattutto a dar più notorietà a lui che alla squadra giallorossa, invischiata in un’aspra lotta per la salvezza. Il 21 novembre 1996, con l’arrivo di Raku Ponnick a Castello, sembrava che tutto potesse cambiare. E invece.

E INVECE – Lo scenario a fine autunno 1996 è questo: sono passate dieci giornate dall’inizio del campionato, il Castel di Sangro non è messo benissimo e ha forti problemi in attacco, i poveri Galli e Pistella non segnano e la squadra non macina gioco anche per via della tattica ultradifensiva del tecnico Jaconi. Viene provinato il ghanese Joseph Addo per cercare di dare un po’ più di qualità ma alcuni screzi incrociati tra la dirigenza, il giocatore stesso e l’allenatore faranno sfumare l’affare proprio al momento della firma. E così, approfittando della pausa per le nazionali e della sosta di due settimane del campionato cadetto, il Castel di Sangro annuncia il colpaccio alla stampa. Arriva Robert Raku Ponnick, possente attaccante nigeriano che gioca in Premier League nel Leicester City. E’ il 1996, la connessione internet se la possono permettere in pochi e Wikipedia non è ancora stata inventata, quindi ci si fida del sentito dire: Ponnick è una punta strepitosa, in Serie B segnerà caterve di gol e l’affare di mercato per il Castello è davvero un capolavoro di Gravina, che ha convinto un giocatore della prima divisione inglese a scendere in Serie B. Gravina gongola, non potrebbe fare altrimenti, da quando il Castello è in Serie B è ossessionato dalla sua personale opinione di alto calcio che propina in tutte le interviste.

PATINI – E’ proprio la gestione societaria del Castel di Sangro a lasciare perplessi in questo periodo. Si rimprovera a Rezza e Gravina di avere il braccino corto e per di più girano voci sui premi promozione dalla Serie C1 ancora non elargiti ai giocatori. A peggiorare il quadro c’è il Teofilo Patini, lo stadio del Castel di Sangro finora inutilizzato. Troppo piccolo per la Serie B, bisogna fare dei lavori di ampliamento e ammodernamento che vanno avanti da settimane e non sembra muoversi niente. I sangrini hanno giocato le prime gare interne a Chieti a un centinaio di chilometri ma sanno che di lì a poco, su promessa della dirigenza, giocheranno finalmente al Patini, l’esordio è previsto per il 1 dicembre col Genoa ma prima c’è un’esibizione ufficiale per presentare alla stampa proprio Ponnick, guarda caso nel nuovo stadio. Il 20 novembre la zona del Sangro è tutta attaccata alla televisione per seguire la diretta della prima conferenza di Ponnick. Il giocatore appare da subito spavaldo e grintoso, e per sua fortuna il traduttore che lo affianca è benevolo e non traduce proprio tutto quello che Ponnick afferma.

GLI UCCELLI – «Ho visto questa Serie B ed è una merda, io segnerò più gol di chiunque in questo campionato perché sono il migliore» è il non certo fortunato esordio di Ponnick, lingua tagliente di certo anche se gli astanti abruzzesi accolgono solamente la traduzione parecchio soft di un giornalista bilingue. Non è finita qui, a un certo punto, dopo aver spalato fango su questo e quest’altro, Ponnick opta per un monologo clamoroso: «E’ meglio che gli abitanti di Castel-che-ne-so stiano attenti, se tenete alle vostre donne lasciatele chiuse in casa, se sono carine me le faccio tutte e non mi frega di chi sono». La conferenza tocca vette inaspettate con l’esclamazione: «Ho l’uccello più grosso di tutta Italia, Robert Raku Ponnick vi farà divertire come mai in vita vostra». Nessuno sa il vero contenuto delle parole di Ponnick, nessuno eccetto McGinniss che intende parola per parola e traduce il vero monologo nel libro che darà alle stampe. A proposito di stampa: di Ponnick parlano tutti, addirittura anche l’Ansa si è scomodata per l’ufficialità del passaggio dal Leicester al Castello del nigeriano d’attacco. Gli unici giornali ad aver riportato freddamente la notizia o addirittura ad averla tralasciata sono quelli per cui curiosamente lavora Giuseppe Tambone, addetto stampa e factotum del Castel di Sangro. Forse una disattenzione per il dirigente, troppo impegnato a preparare la presentazione in pompa magna. Perché non è mica finita qui eh, l’indomani c’è da giocare una partita amichevole.

MA CHE BEL CASTELLO – Gli avversari del giovedì però non sono i soliti dilettanti che affrontano usualmente i giallorossi, sono un’altra squadra con facce fin lì mai viste. I tifosi non ci fanno caso e riempiono festanti le gradinate del rinnovato Patini, bardato a festa e con addirittura l’orchestra a testimonianza dell’alto calcio di Gravina, volenteroso di unire calcio, cultura e specialità del territorio in un connubio perfetto per pubblicizzarsi alle alte sfere del calcio italiano e della politica, perché si dice che sia entrato nell’occhio nientedimeno di Silvio Berlusconi, il self made man per antonomasia. Quando inizia la partita Gravina ha tutti gli occhi addosso, ha portato un nigeriano a Castello e adesso è lui uno dei protagonisti. Quasi nessuno però si chiede perché abbia comprato uno straniero a un allenatore come Jaconi, storicamente abituato a lavorare con i giocatori italiani (e questo spiega un po’ del caso Addo). Inizia la partita e fin da subito ci si accorge che in Ponick c’è qualcosa che non va. Prima di tutto non segue il dogmatico dettame di Jaconi, vale a dire la punta fa la punta e sta davanti. Svaria avanti e indietro e fa di tutto per prendersi il pallone, anche un fallo sul compagno di squadra Michelini che gli costa un giallo nello stupore generale. In tribuna, racconta McGinniss, c’è anche il triste Giacomo Galli, appena venduto per far spazio al nigeriano, e pure l’attaccante italiano non si raccapezza del gioco di Ponnick: è palesemente troppo scarso per giocare a qualsiasi sport. Anche Idris, che segue il Castello per conto di Quelli che il calcio, scuote la testa pensoso.

RIGORE MORALE – Nonostante un fisico accettabile infatti Ponnick non sa reggere un pallone. Caracolla con la sfera tra i piedi, dà la colpa al terreno sbatacchiando le zolle e poi combina qualcosa di stratosferico. Ponnick prende palla in area, nessuno lo tocca ma lui cade per prendersi il rigore. E rigore è, tra l’incredulità anche del pubblico che dovrebbe sostenerlo. Di Vincenzo prova a battere il penalty ma Ponnick si oppone e gli strappa palla dalle mani, batte lui. Mette la palla sul dischetto e poi la sposta più a sinistra ma non si può e l’arbitro glielo fa notare. L’ex Leicester non se ne cura più di tanto e prende la rincorsa. A un tratto si porta una mano al fianco destro e si accartoccia dal dolore. L’arbitro va a sincerarsi delle sue condizioni ma la situazione sembra grave, pure il portiere esce di porta e si crea un capannello. Ponnick vede la porta vuota, si rialza di scatto, posiziona il pallone, segna ed esulta come se avesse fatto gol di tacco in finale dei Mondiali al 95′. Tutto troppo ridicolo anche per il direttore di gara che annulla la rete. Ponnick non la prende bene, viene espulso e torna negli spogliatoi non prima di averne combinate altre: litiga col compagno di squadra Altamura e manda a quel paese tutti i tifosi, inferociti per la prestazione e il carattere del nigeriano. Rientrato negli spogliatoi, ecco il colpo di scena.

BONUS TRACKS – Alla ripresa del gioco gli avversari e l’arbitro si dirigono sotto la curva dei tifosi e fanno un inchino, anche Ponnick esce dagli spogliatoio e si unisce al saluto. E’ stato tutto uno scherzo, una beffa clamorosa architettata dal presidente Gravina e dalla società per farsi conoscere. I giocatori – Ponnick compreso – fanno parte della troupe televisiva de I Guastafeste, programma targato Mediaset e condotto da Luca Barbareschi. Il pubblico è allibito, anche il povero Galli in tribuna non sa cosa pensare mentre McGinniss fuma di rabbia. Nei giorni successivi la figura meschina del Castello passerà sotto gli occhi di tutta Italia e Gravina farà da scaricabarile con l’addetto stampa Tambone, etichettando il tutto come un’idea del giornalista-dirigente. Gravina cercherà poi di farsi pubblicità anche con un simpatico fumetto che non avrà successo, anche perché l’onta della beffa Ponnick è ancora da lavare. La stagione del Castel di Sangro continuerà tra alti e bassi: verrà raggiunta la salvezza ma sarà un anno ricco di episodi tragici come la morte di Danilo Di Vincenzo e Filippo Biondi in un incidente stradale, l’infezione al sangue di Galli e l’arresto per spaccio di Gigi Prete, nel quale venne coinvolto fugacemente pure Gravina. Luca Barbareschi invece nella quarta puntata dello show inviterà gli Italiani a non pagare l’Eurotassa e verrà escluso da Mediaset. Di Ponnick non si è più sentito parlare, né una foto né un video rimangono oggi nel vasto mondo di Internet. Forse è meglio così.