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Le dieci verità nascoste che Montella non rivelerà mai sulla crisi del Milan

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La crisi del Milan spiegata con le dieci frasi che Montella vorrebbe dire, ma che non rivelerà mai pubblicamente

Il pareggio a reti bianche contro l’Aek Atene ha definitivamente (o quasi) segnato il destino di Vincenzo Montella. Anche in Grecia il Milan ha deluso tantissimo, ma non soltanto per non essere riuscito a strappare i tre punti che sarebbero serviti a mettere in ghiaccio la qualificazione ai sedicesimi di Europa League. I rossoneri sono mancati soprattutto dal punto di vista della prestazione offerta: mai un’azione manovrata degna di nota, mai veri pericoli procurati alla difesa della compagine ellenica. Nella mediocrità del Milan della sfida l’Aek Atene si salva soltanto il punto ottenuto, che è comunque utile per mantenere il primato nel girone.

La gara di domenica a Reggio Emilia contro il Sassuolo suona come l’ultima spiaggia di Montella, che in questa settimana dovrà giocarsi il tutto per tutto per rimanere ancora seduto sulla panchina di un Milan pericolante come lui, se non di più. Il match contro i neroverdi costò nel 2014 l’esonero a Massimiliano Allegri e adesso lo stesso destino potrebbe essere riservato a Montella, che si gioca il proprio futuro nei giorni che precedono la sosta per le nazionali. Anche una vittoria potrebbe non bastare, con Gattuso e Paulo Sousa che rimangono in agguato. Ma se solo potesse Montella spiegherebbe alla perfezione che cosa non ha funzionato in questi mesi: ecco le dieci frasi che il tecnico non dirà mai. E che rappresenterebbero le vere motivazioni di una crisi che sembra irreversibile.

1. «Ho fatto tanti errori»

Il primo passo che compiono le persone intelligenti come Montella è sempre quello più difficile: quello dell’autocritica, del sano mea culpa. Perché il tecnico del Milan ha commesso tanti, troppi errori: giocatori fuori ruolo, confusione tattica disarmante e dichiarazioni degne del peggior Mazzarri, l’uomo che incolpò la pioggia dopo il 2-2 di Inter-Verona. Nascondersi dietro un bel gioco che non è mai esistito è stato un guaio, perché lo ha esposto alla mercé dei tifosi, inviperiti non soltanto per le sconfitte ma anche per alcune prestazioni davvero scadenti sotto tutti i punti di vista. Montella ha accettato consapevolmente di restare al Milan, pur sapendo di essere un ripiego. E con questi presupposti di partenza non si va da nessuna parte.

https://www.youtube.com/watch?v=2LLEDk6SiC4

2. «Volevo scegliere io il capitano»

Non si sa e probabilmente non si saprà mai quanto ha influito, all’interno dello spogliatoio, l’assegnazione d’ufficio della fascia da capitano di Leonardo Bonucci. Ma la presa di posizione della società su una questione così legata al campo ha di fatto destituito Montella, rendendolo debolissimo agli occhi della squadra. Il tecnico doveva decidere da solo, senza subire imposizioni provenienti dall’alto. I grandi allenatori non subiscono certe scelte, mai e poi mai.

https://www.youtube.com/watch?v=Jgau4LIOmQk

3. «Volevo giocare con la difesa a quattro»

Questo è stato il vero equivoco tattico di partenza. Montella immaginava di poter migliorare il Milan costruito con pazienza nella passata stagione, consentendo ai nuovi arrivati di inserirsi nel contesto tattico del 4-3-3, Bonucci compreso. L’allenatore campano non ha mai pensato che Leo non potesse essere in grado di giocare in una difesa a quattro, ma gli input societari sono stati quelli di sfruttare la profondità di un centrocampo pieno zeppo di alternative di qualità. Montella però voleva giocare a quattro in difesa, facendo a modo suo, senza dover accontentare i palati sofisticati della dirigenza.

https://www.youtube.com/watch?v=bQnEdQHQT4M

4. «Volevo costruire il Milan intorno a Suso»

Montella, su questo aspetto, ha il merito di essere sempre stato molto chiaro. L’anno scorso Suso è esploso con lui, grazie al suo lavoro, diventando un giocatore che ora tanti club in Europa invidiano. Il mercato è stato allestito quasi per oscurare lo spagnolo, che si è ritrovato a dover diventare il jolly di lusso o peggio ancora il salvatore della patria. Per il Milan e per Montella era indispensabile costruire la squadra intorno a Suso, un talento che avrebbe davvero potuto svoltare, ma solo nel suo ruolo: quello di ala nel 4-3-3.

5. «Volevo Belotti, ma non mi hanno ascoltato»

Che Milan sarebbe se quest’estate, al posto di André Silva e Kalinic, fosse arrivato Andrea Belotti? Questa è la domanda che si fa Montella ogni sera, prima di andare a dormire. E sbatterebbe la testa contro il muro pur di tornare indietro nel tempo, convincendo in tutti i modi la dirigenza a prendere il Gallo, che per 80 milioni avrebbe potuto vestire la maglia rossonera. E come alternativa avrebbe potuto avere Cutrone, esploso proprio grazie alla fiducia che il tecnico gli ha concesso nel pre-campionato.

https://www.youtube.com/watch?v=Rpjylcj10JI

6. «Volevo Borja Valero»

La stima fra Montella e Borja Valero è figlia degli anni trascorsi alla Fiorentina. Nel 4-3-3 che il tecnico immaginava per il Milan lo spagnolo sarebbe stato perfetto come regista o anche come mezz’ala, perché avrebbe garantito quella qualità straordinaria che ai rossoneri sta mancando. E l’Inter, ancora oggi, ringrazia, perché ha fatto un vero e proprio affare sia dal punto di vista economico che da quello tecnico. Con Kessiè preposto alla fase di contenimento Borja Valero si sarebbe adattato a meraviglia, in un Milan che Montella gli avrebbe confezionato su misura.

https://www.youtube.com/watch?v=riVdJwx2ZqM

7. «Calhanoglu non serve»

Sull’ex trequartista del Bayer Leverkusen Montella avrebbe potuto scrivere un libro intero. Perché il tecnico lo ritiene un buonissimo giocatore, ma solo come trequartista e non come interno di centrocampo. Calhanoglu era un pallino di Mirabelli già da tanti anni e il ds lo ha voluto prendere a tutti i costi, sborsando anche 25 milioni di euro. Ma il dirigente rossonero non ha mai davvero ascoltato Montella, che ne avrebbe fatto volentieri a meno, visto che in carriera non ha mai schierato le proprie squadre con l’uomo fra le linee.

https://www.youtube.com/watch?v=SfpfYBtRW9k

8. «Mi hanno imposto la formazione»

Il passaggio al 3-4-1-2, che è stato il modulo ammirato per la prima volta contro il Genoa è una vera e propria imposizione della società. Per esaltare i giocatori più tecnici il board dirigenziale ha pensato bene di costringere Montella ad adattarsi ad un modulo fantasioso, spregiudicato ma anche tremendamente rischioso e inadatto alle caratteristiche dei giocatori presenti in rosa. Cambiare per cambiare non ha avuto alcun senso logico, visto che con il 3-5-2 qualche timido progresso dal punto di vista delle prestazioni si stava iniziando ad intravedere.

https://www.youtube.com/watch?v=GGxGB1t9Q1o

9. «Io e Mirabelli non ci siamo mai capiti»

Le dichiarazioni antecedenti all’inizio di Milan-Aek Atene da parte di Mirabelli, che prima di una gara delicatissima ha pronunciato la famosa frase «ognuno di noi ha un tempo», mette in risalto un rapporto mai sbocciato fra Montella e il direttore sportivo. Idee agli antipodi, sia sulla gestione del mercato che sulle questioni tattiche. E la frattura si è consumata già ad agosto, quando Montella ha insistito su Cutrone pur di non schierare dall’inizio André Silva. Era inevitabile che il rapporto avrebbe preso una brutta piega.

https://www.youtube.com/watch?v=7Vo4rcr70o8

10. «Volevo tenere Kucka e Niang»

Montella avrebbe voluto evitare che il Milan si privasse di Kucka e Niang. Per quanto riguarda il centrocampista ex Genoa il motivo è legato all’assenza in rosa di un giocatore con le stesse caratteristiche, che ai rossoneri avrebbero fatto comodo soprattutto a partita in corso, per difendere il risultato. Per Niang il discorso è diverso, perché l’allenatore campano ha sempre avuto un debole per il francese, che sarebbe tornato utilissimo per il 4-3-3. Montella ha fatto di tutto per trattenerlo, ma non ci è riuscito.

https://www.youtube.com/watch?v=ozVe7cNhgGI