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2015

Essere Javi Moreno

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Meteora più che bidone, l’esperienza al Milan del dimenticato ma indimenticabile Javi Moreno

Non deve essere stato facile per Javier Moreno Valera passare dalla verde Vitoria alla caotica Milano. Eppure si tratta di due città variegate, ma in modi diversi: Vitoria – che poi sarebbe Gasteiz – è gotica, barocca, neoclassica e contemporanea allo stesso tempo, batte il record europeo di media di parchi pubblici per popolazione ed è talmente basca che pare di essere in Olanda per come vivono i vitoriani. Milano invece è Milano, basta andarci una volta per capire che è una città al di fuori di qualsiasi contesto, l’unico posso al mondo dove possono coesistere il Cenacolo di Leonardo da Vinci e Corso Como. A Vitoria-Gasteiz c’è anche una squadra di calcio piuttosto famosa, che si chiama Alavés, Deportivo Alavés, perché la Álava è la provincia in cui sorge il capoluogo dei Paesi Baschi. A Milano c’è l’Inter ovviamente, ma c’è anche il Milan, che in questo momento ci interessa in misura maggiore. Perché Javier Moreno Valera nel 2001 compie il grande salto. Addio Vitoria, addio Gasteiz, eccomi Milano. Dal Deportivo Alavés al Milan, dal piccolo ma elegante Mendizorrotza al colossale Giuseppe Meazza, teatro dei sogni che in certi casi diventano veri e propri incubi. Javier Moreno Valera arriva a Milano ma nessuno lo conosce con quel nome lì, perché nell’estate del 2001 in Spagna o in Italia o in tutta Europa è rimbalzato il nome di Javi Moreno, bomber mancino nel miglior momento della sua carriera. Ventisette anni ancora da compiere, trentasei gol nelle ultime due stagioni e il difficile ma prestigioso compito di sostituire Oliver Bierhoff nell’attacco del Milan.

5 A 4 – Quando Javi Moreno arriva a Milano al raduno del Milan è già milanista da un pezzo. Gli uomini mercato rossoneri avevano chiuso a stagione in corso l’acquisto sia dell’attaccante che di Cosmin Contra, sottovalutatissimo terzino romeno anche lui proveniente dall’Alavés. Gli spagnoli in Serie A, e in maniera speciale nel Milan, non hanno mai brillato ma di questo il Diavolo non si cura, convinto che anche l’altro iberico in rosa – tale José María Romero Poyón – possa beneficiare dell’approdo di un connazionale. Moreno arriva da una stagione strepitosa, quarantadue partite e ventotto gol tra tutte le competizioni con El Glorioso, soprannome che i fan vitoriani hanno dato all’Alavés. Il Milan è sempre attento all’aspetto europeo delle cose e si è accorto che Moreno tende a dare il meglio nelle competizioni internazionali. Una prova? La cavalcata più sorprendente degli ultimi venti anni di calcio, la Coppa UEFA 2000-01. L’Alavés è alla prima partecipazione europea della storia e, a una a una, elimina tutte le dirette concorrenti in vista della finale. Fa fuori il Gaziantepspor con un 4-3 in trasferta, poi elimina Lillestrom e Rosenborg e contro l’Inter a San Siro compie un capolavoro vincendo due a zero dopo il 3-3 dell’andata. In gol va anche il figlio di Crujiff, compagno d’attacco di Moreno nello schema di mister Esnal. In semifinale è il Kaiserslautern a soccombere per un 9-2 totale prima che in finale il Liverpool non spenga i sogni del Glorioso. A Dortmund è 5-4 al golden gol per Owen e compagni, capaci di farsi rimontare due volte grazie anche a una doppietta di Moreno, che conclude la Coppa da capocannoniere con 6 gol. E il Milan lo prende assieme a Contra, in cambio dà soldi, un inspiegabile prestito di Gabriele Aldegani e la promessa di fare un’amichevole al Mendizorrotza alla prima sosta per le nazionali.

GLI AMICI DI GALLARATEFatih Terim, allenatore del Milan, schiera spesso Moreno in amichevole durante l’estate 2001 e lo spagnolo lo ripaga con prestazioni degne di nota. Dal calciomercato arrivano notizie splendide, Manuel Rui Costa e Filippo Inzaghi si uniscono al Milan e adesso per Terim vincere qualcosa è un obbligo, anche se Javi Moreno vede aumentare la concorrenza davanti. Ma che ci vuoi fare, qui siamo a Milano e al Milan, il posto da titolare non è mica garantito sempre. Succede però che nelle prime quattro di campionato Moreno metta assieme tredici minuti di gioco: un po’ a risultato acquisito con la Fiorentina e un po’ con la Lazio col 2-0 in ghiaccio. Shevchenko e Inzaghi sono una coppia assurda, quattro gol l’ucraino e tre il piacentino, questi adesso chi è che li scalza. L’occasione da titolare arriva nell’orrenda Minsk a fine settembre, quando fa coppia con Sheva e riesce pure a segnare il 2-0 finale al BATE Borisov in quella che ormai è la sua coppa, la Coppa UEFA. In campionato però non gioca mai più di dodici minuti a partita, ma fa amicizia con dei ragazzi non meglio identificabili di Gallarate e il popolo rossonero se ne accorge quando al ritorno col BATE batte una punizione orribile sulla quale il tremendo portiere bielorusso Fedorovich fa una figura abbastanza barbina: Moreno esulta e ha una maglietta con scritto “Agli amici di Gallarate“. Volente o nolente, per il povero Javier Moreno Valera sarà quello il ricordo più vivido della sua esperienza a Milano e al Milan.

LISBONA, OVVERO LA SVOLTA CHE NON C’E’ – Nel mese di novembre gioca ancora meno che in ottobre, quando entra in campo prova cose assurde come tiri da centrocampo che nemmeno a calcetto sarebbero pensabili. Comincia a incunearsi il sospetto che questo Moreno non sia poi quella bomba di mercato eccezionale che i tifosi credevano fino a poco prima. Terim continua a lasciarlo fuori anche in UEFA però, dopo uno 0-1 al Delle Alpi, il turco e l’assistente Di Gennaro vengono esonerati e con l’arrivo di Ancelotti Moreno pensa che la storia sia cambiata. La storia effettivamente cambia, ma con un termine più lungo di quanto non lo sia l’esperienza rossonera del buon Javi. E mentre Contra si guadagna spesso la fiducia del tecnico, anche José Mari il campo lo vede pochissimo, quasi mai. Arrivano Vitali Kutuzov e Marco Simone ma a Ancelotti non sembra importare più di tanto, meglio di Shevchenko – Inzaghi non c’è niente. Il 2 dicembre 2001 però ecco il patatrac: in uno scontro con Lupatelli in Milan – Chievo Inzaghi riporta una grave infortunio al legamento collaterale mediale del ginocchio sinistro e dovrà rimanere fuori come minimo 4 mesi. Il giovedì seguente a Lisbona Ancelotti opta per una punta sola con Rui Costa trequartista ma deve rivedersi a gara in corso con lo Sporting vicino al rimontare lo 0-2 dell’andata, quindi l’emiliano mette Moreno ed ecco che lo spagnolo al 90′ protegge palla in area e insacca il gol della qualificazione. Ancelotti ha deciso, sarà Moreno titolare anche con la Juventus la domenica successiva.

LA MORTE A VENEZIA – Se fosse una storia a lieto fine Moreno segnerebbe tre gol alla Juventus e il Milan si involerebbe verso lo Scudetto. Purtroppo però siamo in Serie A e Moreno non ne azzecca nemmeno mezza. Esordisce da titolare con la Juve, questo sì, ma non sarà più in campo dal primo minuto fino al 3 febbraio. Nel mezzo un periodo sdi scarsa vena di Shevchenko e troppi infortuni per l’attacco di Ancelotti, costretto a rispolverare pure José Mari. E mentre in un futile quarto di Coppa Italia Moreno segna tre gol in due gare alla Lazio, ecco una bellissima segnatura sempre in coppa alla Juve, inutile visto che la semifinale vedrà prevalere i bianconeri. Anche in UEFA nulla sarà più come prima, giocherà spesso titolare ma la maggior parte delle volte sarà un corpo estraneo, sempre fuori dal gioco e mai e poi mai decisivo. L’etichetta di bidone non gliela toglie più nessuno quand’ecco che a Venezia il 24 febbraio 2002 Moreno riesce nell’impresa di eguagliare Paolo Rossi e Gianni Comandini in maglia rossonera sbloccandosi con una doppietta. 4-1 Milan al Penzo e finalmente lo spagnolo può rispondere alle critiche. Il futuro però non gli riserverà nient’altro di buono però, perché proprio come Rossi e Comandini quelli saranno i suoi unici gol in Serie A col Milan. Nella rincorsa Champions del Milan Javi Moreno non scenderà più in campo, o almeno lo farà ma solo per scampoli di partita, scampoli nei quali ovviamente si piazza in un angolino del terreno di gioco e lascia che il mondo gli passi accanto. A fine anno il Milan conquista il quarto posto e Javi Moreno fa la sua ultima apparizione in un Milan – Hapoel Tel Aviv di UEFA per soli due minuti sostituendo Inzaghi.

PANE E PASTA – Di Javi Moreno in rossonero restano nove gol in ventisette partite, che non sono affatto pochi se si considera che in molti casi ha giocato meno di un quarto d’ora. Eppure con il Milan non ha funzionato, sia lui che Contra e José Mari passeranno all’Atletico Madrid e il Milan nel 2002-03 inizierà il suo ciclo bestiale con mister Ancelotti. Cos’è che non ha funzionato a Milano? Forse l’ambiente, perché Milano non è Vitoria-Gasteiz e nemmeno le somiglia se non fosse per la tradizione cestistica; forse perché in effetti tra la Liga e la Serie A c’era e c’è un abisso; forse perché è stato nel posto sbagliato al momento giusto. Più meteora che bidone, perché le qualità c’erano ed erano innegabili, Moreno solo al Real Saragozza riesce ari trovare la vena realizzativa che era mancata in Italia. Per il resto un lungo peregrinare tra il Calderon, il Bolton e il Cordoba in Segunda Division B – la nostra Lega Pro – dove torna in doppia cifra ma con avversari molto modesti e senza più assaporare i palcoscenici europei che lo avevano lanciato. Finisce la carriera nel 2009 a Lucena, in Andalusia, dopo un’esperienza a Ibiza ma prmai gli anni sono 35 e il fiuto del gol è scarso. Ma di lui al Milan in fondo in fondo cos’è che rimane? Solo un sacco di aneddoti: il soprannome Ratòn diventato poi Rattone e poi Topo Gigio, la sua malcelata antipatia per i vestiti eleganti, le presunte entrate killer ad hoc di Laursen in allenamento per fargli saltare il derby, il dito a zittire i tifosi dopo il gol al Venezia con i tifosi che gli consigliano un’altra entrata per la succitata appendice ma soprattutto una forma fisica ridicola. La pancia c’era ed era tanta, inutile negarlo specialmente quando ballonzolava sotto una maglietta rossonera fin troppo larga. Di lui si ricorderanno soprattutto nelle cucina di Milanello, quando un giorno i cuochi racconteranno di quel Javier Moreno Valera che mangiava la pasta col pane. O forse si dimenticheranno di lui, come è più logico aspettarsi.