Galliani: «Il rimpianto più grande? Il gol annullato a Muntari, sarebbe cambiata la storia» - Calcio News 24
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Galliani: «Il rimpianto più grande? Il gol annullato a Muntari, sarebbe cambiata la storia»

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Adriano Galliani, ex amministratore delegato del Milan ed ora al Monza, è tornato a parlare del gol annullato a Muntari con la Juve nel 2012

L’ex amministratore delegato del Milan ed ora al Monza, Adriano Galliani, è tornato a parlare del gol annullato a Sulley Muntari nel 2012 contro la Juve. Queste le sue parole nell’intervista a Libero.

RIMPIANTO PIÙ GRANDE – «Il gol, regolarissimo, annullato a Muntari in Milan-Juve del febbraio 2012. Avremmo vinto il secondo scudetto consecutivo con Allegri e sarebbe cambiata la storia. Nel calcio ci sono episodi che possono cambiare la storia di un club per due o tre anni. Se quel pomeriggio dell’ottobre ’88 a Belgrado non fosse scesa la nebbia, non avremmo vinto la prima Coppa dei Campioni di Berlusconi e non sarebbe partita la nostra leggenda».

GOL MUNTARI – «Avremmo vinto lo scudetto, non avremmo ceduto Ibrahimovic e Thiago Silva, due campioni che, a distanza di nove anni, ancora giocano ai massimi livelli. Saremmo potuti ripartire con il quarto grande Milan; soprattutto se mi avessero lasciato concludere l’acquisto di Tevez. Se fosse andata come dico io magari non avremmo venduto e forse oggi saremmo ancora lì. Invece Carlito l’ha preso la Juve, che con lui ha vinto tre scudetti di fila ».

MONZA O MILAN – «Il Milan è nel mio cuore in una maniera pazzesca. Ma le confesso questo: quando iniziai a la- vorare con Berlusconi, il primo novembre 1979, nelle tv e non nel calcio, gli diedi la mia disponibilità giorno e notte, ma gli posi una condizione: poter seguire il Monza, di cui vicepresidente. Lui mi guardò come se fossi pazzo e acconsentì. Esulto nello stesso modo quando segna il Milan e quando lo fa il Monza, da sempre». 

CALCIO CON IL COVID – «Non è più quello di prima. Le partite hanno meno intensità e i valori sono alterati. Il calcio non è solo tecnica, ma anche emotività. Alcuni calciatori, senza i tifosi, si spengono e rendono la metà mentre altri, che si fanno intimorire dai fischi, ora giocano meglio. E poi è saltato il fattore campo, il che ha conseguenze importanti nelle coppe».

CALCIO VICINO AL FALLIMENTO – «Il calcio non fallirà, ma molte squadre potrebbero fallire perché il sistema ha avuto una contrazione dei ricavi di quasi il 25%, e non è finita. Mancano del tutto gli introiti dei biglietti, si riducono le entrate che arrivano dagli sponsor e dalla vendita di magliette e prodotti legati alla squadra e poi rischiano di venir meno molti soldi delle tv. Come se ne esce? Il calcio è la quinta industria del Paese, il governo dovrebbe trattarlo come le altre aziende colpite dalla pandemia».

SERVIZIO DI REPORT «Ho visto il servizio di Report, su Rai3, che insinuava dubbi sulla proprietà. L’ennesimo tentativo di colpire Silvio, anche a costo di infangare il Milan. Come quando insinuarono che la vendita ai cinesi fosse un’operazione per ripulire i quattrini di Berlusconi, facendoli rientrare dall’estero. Di chi è il Milan? Il Milan appartiene per il 96% al fondo americano di gestione di investimenti Elliott e per il rimanente 4% a Blue Sky, la società creata dai due finanzieri napoletani che lavorano nel- la City londinese, Salvatore Cerchio- ne e Luca D’Avanzo: l’hanno acquistato dal cinese Yonghong Li, un’operazione ultra trasparente, controllata e verificata più volte».

JUVE – «Fatica? Con Ronaldo in campo avrebbe battuto sia Crotone sia Verona. Pirlo è un predestinato. Quest’estate, dopo averlo visto in panchina con l’Under 23 bianconera, gli dissi che sarebbe diventato l’allenatore della prima squadra. Tre giorni dopo gli è arrivato l’incarico. Deve fare il suo esercizio, ma ha talento, sa tutto del calcio e si applica. Non fallirà».

FINALE ISTANBUL – «Partita incredibile, che abbiamo dominato tranne per i sei minuti in cui ci hanno fatto tre gol, i quali peraltro sarebbero stati inutili se l’arbitro non avesse annullato, per un fuorigioco inesistente, una rete di Sheva, al quale poi il portiere inglese ha parato con la testa una bomba da due metri. Però è una partita secca, può capitare. Istanbul è solo il secondo grande rimpianto, anche perché ci siamo rifatti due anni dopo, quando meritava il Liverpool ma abbiamo vinto noi con un gol di schiena di Inzaghi».