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Genoa: Preziosi comanda, Mandorlini esegue

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Genoa: Mandorlini vara il 3-5-2 alla prima sulla panchina rossoblù seguendo la volontà del presidente Preziosi

Contestazione doveva esserci e contestazione c’è stata. Ieri a Marassi la parte più calda del tifo genoano ha disertato, come preannunciato, la partita in aperta polemica con la gestione societaria. Il goal di Olivier Ntcham scaccia in maniera solamente parziale i fantasmi di una squadra caduta in un limbo dal quale, per ora, fatica a tirarsi fuori. Più dell’assenteismo organizzato dei tifosi, e del pareggio sul gong del Genoa, a far notizia sono lo schieramento tattico e gli uomini scelti dal neo tecnico Andrea Mandorlini. La gara del Ferraris sembra un remake del celebre film di Alan Pakula del 1976: «Tutti gli uomini del presidente». In settimana il tecnico di Ravenna aveva provato sia il 4-3-3, da sempre suo credo tattico, che il 3-5-2. Utilizzando questo secondo modulo si può affermare che sia stata fatta la volontà del presidente Enrico Preziosi. Il numero uno rossoblù, nel corso della stagione, aveva più volte proclamato il 3-5-2 come perfetto per il suo Genoa, ma l’ex tecnico Ivan Juric è sembrato sordo davanti ai consigli, o meglio alle richieste presidenziali, e ha voluto seguire fino in fondo le sue idee. L’emblema di ciò fu la gara pareggiata a Firenze 3 a 3, grazie all’intuizione di cambiare uno spaesato Cofie con Adel Taarabt tornando al 3-4-3 dopo aver schierato, almeno inizialmente sotto l’influsso di Preziosi, il 3-5-2 con Pinilla e Simeone coppia d’attacco e Izzo adattato nel ruolo di centrocampista. Proprio dopo quella partita lo stesso Juric si sfogò con la stampa pronunciando una frase alla quale si è data meno importanza di quanto meritasse e che oggi fa riflettere: «Avevo snaturato il mio modo di giocare e questo non lo farò mai più in vita mia. Se devo morire lo farò ma non rinnegando le mie idee». E puntualmente così ha fatto morendo, per usare la stessa metafora, di una morta lenta ma inesorabile. Il sostituto Mandorlini ha imparato la lezione servita al collega croato e sin da subito si è voluto mostrare più incline ad accettare i famosi consigli del presidente: con i tre centrocampisti, le due punte, ma anche con l’esclusione di alcuni uomini considerati pro Juric. Uno su tutti Raffaele Palladino che ieri, nonostante la situazione di svantaggio, non ha giocato nemmeno un minuto e che dall’esperienza condivisa di Crotone è diventato un fedelissimo di Juric, così come in qualche modo lo è stato in questi mesi Goran Pandev, invitato contro il Bologna a entrare in campo solamente a qualche secondo dal fischio finale senza poi farlo, a detta di Mandorlini: «per mancanza di tranquillità», cosa che per uno dei protagonisti dello storico triplete dell’Inter sembra un po’ paradossale. Altra nota particolare va riservata per Leonardo Morosini, mai fatto giocare dall’tecnico croato e subito dentro nella prima dell’ex Verona nuovamente su suggerimento di Preziosi, che come ogni presidente, vedi De Laurentiis, ci tiene ai suoi acquisti. Juric e Mandorlini due facce di una stessa medaglia chiamata Genoa, l’una ostile e convinta, forse troppo, delle sue idee l’altra disposta ad ascoltare e a metter in pratica le direttive del presidente. La prima è rimasta bruciata e tradita da chi lo aveva voluto, la seconda per ora fa un punto al 95’…