2014
Infografica Brasile 2014, gruppi A-D: top e flop
Archiviati la fase a gironi, è ora dei primi bilanci: top e flop dei Gironi A, B, C e D
GRUPPO A B C D MONDIALI BRASILE 2014 – Ufficialmente conclusa la fase a gironi del Mondiale sudamericano, volata nel segno delle emozioni e delle immancabili sorprese: Brasile 2014 non si è di certo contraddistinto ad oggi come il Mondiale delle europee. E’ tempo dei primissimi bilanci: top e flop dei quattro gironi iniziali, seguirà l’analisi inerente ai restanti gruppi per completare il quadro.
GRUPPO A
TOP: NEYMAR E DIFESA MESSICO – Partiamo dall’astro brasiliano che, con Leo Messi, condivide l’immagine copertina di Brasile 2014: atteso come il salvatore della patria da un popolo che proprio nel Mondiale casalingo si è ritrovato di fronte al Brasile più quadrato e meno talentuoso della storia, Neymar non ha tradito le attese. Non ha tremato ma a soli ventidue anni si è caricato sulle spalle le responsabilità del suo Paese calcistico: perle disseminate in ogni dove per la delusione di chi aveva il fucile già carico. Al secondo posto dopo il favorito Brasile si è piazzato con enorme merito quel Messico trainato da una fase difensiva straordinaria: una sola rete subita, peraltro del tutto ininfluente nei minuti finali dell’ultima sfida con la Croazia. Leader quel Rafa Marquez da cui c’è solo da apprendere per esperienza e dedizione alla causa.
FLOP: ETO’O E CROAZIA – L’attaccante camerunense ha pensato solo a fare casini: prima la ridicola polemica con la federazione per il riconoscimento dei premi, poi l’alloggio in una stanza super lussuosa e completamente distaccata dal clima che avrebbe dovuto compattare il resto della squadra, infine un Mondiale da assoluto signor nessuno. La Croazia della generazione d’oro ha clamorosamente toppato l’appuntamento internazionale: simbolo la sfida decisiva con il meno quotato Messico, prestazione davvero raccapricciante per qualità ed attaccamento alla maglia.
GRUPPO B
TOP: VAN GAAL E CILE – Lo stregone olandese ha stupito tutti ancora una volta: a quest’Olanda nessuno avrebbe dato credito ma si è affermata a punteggio pieno in un girone dalla difficoltà inenarrabile. Manita alla Spagna, tre all’Australia e due al Cile: nazionale dinamica che ha finora saputo amalgamare al meglio l’esperienza dei senatori con l’esuberanza delle nuove leve (De Vrij, Martins Indi, Janmaat, Blind ed il devastante Depay su tutti). Il merito? Tutto suo. Il Cile ha eliminato la Spagna. Sì, potete sottolinearlo. Perché buona parte dell’accaduto andrà pure ai demeriti della Spagna campione di tutto ma i campioni devi pur sempre batterli: ci ha pensato un Cile di cui, se non ai tempi di Salas e Zamorano, non si ricordano versioni tanto ambiziose.
FLOP: SPAGNA – C’è modo e modo. C’è chi ha disputato tre finali consecutive: il Brasile (1994, 1998, 2002) e la Germania (1982, 1986, 1990). E chi ne ha fatte due: Italia (1934 e 1938), Brasile (1958 e 1962), Olanda (1974 e 1978), Argentina (1986 e 1990). Dunque, non è scritto da nessuna parte che dopo un Mondiale vinto si debba essere eliminati al primo turno. Neanche ripetere la finale magari, ma esistono vie di mezzo. La caduta degli dei è stata rovinosa e ha fatto rumore perché di fronte non ad una squadra bollita ma nel pieno di un ciclo composto da calciatori ancora relativamente giovani. Non è vero che Del Bosque non abbia provato a cambiare rispetto alle certezze acquisite: ci ha tentato eccome, ma gli è andata male. L’appoggiarsi ad un centravanti di ruolo, cercare maggiormente la profondità: nulla è riuscito. Meglio non rischiare? Facile dopo.
GRUPPO C
TOP: JAMES RODRIGUEZ – La Colombia con Olanda, Argentina e Belgio è una delle quattro nazionali ad aver chiuso il girone eliminatorio a punteggio pieno: impensabile dunque concedere meriti ad un solo calciatore quanto piuttosto ad una squadra in grado di sopperire all’assenza della bocca di fuoco Falcao come nulla fosse accaduto. Un accenno però va menzionato: Brasile 2014 ha ufficialmente acceso la stella di James Rodriguez. Già noto a chi mastica calcio internazionale, il fenomeno colombiano ha dispensato gol ed assist a profusione imponendosi per talento, qualità e personalità. Dietro Messi e Neymar in questo Mondiale – con Muller – oggi c’è lui.
FLOP: COSTA D’AVORIO E ZACCHERONI – Per i primi basta fornire una rapida considerazione: leggete i nomi della rosa a disposizione di Lamouchi e chiedetevi se sia possibile essere eliminati dalla Grecia. Con tutto il rispetto del caso per una nazionale – quella ellenica – che ha lottato come poche per ottenere un fantastico risultato. Disastro Giappone: un punto, due gol realizzati e ben sei incassati. Una comparsa o addirittura meno. Disfatta che purtroppo porta la firma di Alberto Zaccheroni: ambizioni ed aspettative totalmente differenti, flop totale.
GRUPPO D
TOP: COSTA RICA – Una favola. Alzi la mano chi ha pronosticato l’impensabile. In un girone del genere – che contava ben sette Coppe del Mondo: le quattro dell’Italia, le due dell’Uruguay e quella alzata dall’Inghilterra in patria – i panni della vittima sacrificale sembravano calzarle alla perfezione. 3-1 alla Celeste, 1-0 agli azzurri e pareggio finale con l’Inghilterra quando già qualificata con un turno d’anticipo: in scioltezza, così. E tanti saluti dal Brasile con cartolina a Prandelli ed Hodgson.
FLOP: ITALIA E SUAREZ – L’Anno Zero del calcio italiano: se l’eliminazione subita al primo turno nel 2010 fu mitigata dal fumo negli occhi ancora presente dallo spettacolare trionfo tedesco di quattro anni prima, oggi purtroppo arriva l’impietosa conferma. No, non fu un caso. Ma soltanto l’inizio del crollo. Della frana di un sistema che non regge più: Serie A prodotto poco appetibile, attraente, fruibile e dunque non più trainante di una nazionale che storicamente non può contare sull’estro dei vari Messi o Neymar. E manca il ricambio: dai settori giovanili arriva poco o nulla e quel poco che resta di tangibile non viene valorizzato. Ripartire. Dalle idee prima che dagli uomini. A braccetto con il flop dell’Italia va il fallimento non di un calciatore ma di una persona: Luis Alberto Suarez. E’ l’ora giusta: si faccia controllare da uno bravo. Ma bravo davvero.