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Inter Liverpool: le tre cose che non hai notato del match di Champions League
Le tre curiosità sulla sfida delle 21, Inter Liverpool: partita valida per la sesta giornata di League Phase di Champions League
Una partita viva, intensa e fisica, decisa da un singolo, clamoroso episodio nel finale. Ma Inter-Liverpool non è stata solo l’ingenuità di Bastoni o il freddo rigore di Szoboszlai. Tra le pieghe di un match giocato sul filo dell’equilibrio, ci sono stati movimenti tattici, gesti tecnici e letture situazionali che raccontano una partita più complessa del risultato finale.
Ecco le tre cose che (forse) non avete notato, estratte direttamente dal taccuino della gara.
- Il “doppio volto” della gara di Bastoni (prima del patatrac). Tutti ricorderanno il minuto 87, ma la partita di Alessandro Bastoni, fino a quel momento, era stata l’emblema del difensore moderno che Chivu vuole. Al minuto 22, c’è una situazione che testimonia tutta la modernità del giocatore, quando Bastoni si trova in posizione avanzata e centrale per smistare il gioco. È la dimostrazione della mobilità dei “braccetti” nerazzurri, una delle armi tattiche principali dell’Inter per scardinare l’organizzazione inglese. Ma c’è di più. Al minuto 58, Bastoni si rende protagonista di un intervento difensivo tanto sgraziato quanto decisivo: su un cross teso di Robertson. Il difensore svirgola di destro, ma riesce comunque a togliere il pallone dalla disponibilità di MacAllister, pronto a colpire nell’area piccola. Un intervento “sporco” che aveva salvato il risultato, rendendo ancora più amaro l’epilogo della sua serata.
2. La sfrontatezza di Bisseck entrato a freddo Entrare in una bolgia come San Siro contro il Liverpool, a freddo, per sostituire un totem come Acerbi (fuori al 31′), farebbe tremare le gambe a molti. Non a Yann Bisseck. Il giovane tedesco non si è limitato a tenere la posizione. Al minuto 36, appena cinque dopo il suo ingresso, si è reso protagonista di un’azione che denota una personalità straripante: una progressione palla al piede, con una sterzata di tacco per liberarsi della pressione coronata da un gran tiro che viene deviato in corner da Van Dijk. Un lampo di coraggio puro in un momento delicatissimo del match, che dimostra come il ragazzo sia ormai pronto per questi palcoscenici.
3. Il condizionamento di Chivu Il Liverpool è cresciuto esponenzialmente nel finale, mentre l’Inter arrancava. Il motivo? Non solo una questione di preparazione, ma una “trappola” strategica innescata dagli infortuni. L’azione insistita di Bradley, che porta a una bella parata di Sommer, nasce perché l’Inter è in difficoltà fisica e non esce dalla metà campo. Il punto chiave è la gestione dei cambi: Chivu è stato costretto a bruciare due slot nel primo tempo per gli infortuni di Calhanoglu e Acerbi. Questo gli ha impedito di inserire forze fresche a centrocampo e sulle fasce tra il 60′ e il 75′, quando la squadra ne aveva disperato bisogno. Il triplo cambio finale (all’82’) è arrivato quando ormai la squadra era in riserva, incapace di contrastare l’intensità crescente dei Reds.
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