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Inter, è l’impatto fisico la forza del gruppo di Spalletti

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Un’Inter potente e muscolare grazie al lavoro dei preparatori: «Non avere le coppe? Non è necessariamente un vantaggio»

Uno dei dati dell’Inter che colpiscono di più nelle prime 12 giornate è quello riferito alla capacità di segnare nell’ultimo quarto d’ora di gioco più il recupero. I nerazzurri hanno realizzato 10 dei 23 gol complessivi in quello spicchio di tempo: nessuno ha fatto meglio in Serie A. Segnale di stabilità mentale, di concretezza, di predisposizione. Segnale anche di una preparazione atletica che sorregge l’impalcatura di gioco di Luciano Spalletti.

STAFF – Dietro al quale, nella fase di integrazione, lavora uno staff dedicato alla parte atletica formato da quattro professionisti: Marcello Iaia, Franco Ferrini, Alberto Andorlini e Giuseppe Bellistri. Ne abbiamo incontrati due, Iaia e Andorlini, per capire quanto il tema fisico incida su questi finali di partita. «Gli ultimi minuti sono giocati anche mentalmente. In quei momenti emerge il messaggio calcistico che Spalletti fa passare alla squadra – spiegano Iaia e Andorlini, entrambi laureati in Scienze motorie –. Il gruppo ha queste caratteristiche, è la filosofia dell’allenatore. Lui vuole un calcio propositivo». Iaia ha lavorato con il Manchester United di Alex Ferguson dal 2008 al 2012 prima di incrociare Spalletti alla Roma; Andorlini al Chelsea, è stato personal trainer di Gabriel Batistuta e ha conosciuto Iaia al Palermo di Gattuso.

APPROCCIO – Ferrini si occupa di campo e palestra per lavori individuali, Bellistri di monitorare e raccogliere i dati, Iaia del lavoro sul campo vicino all’allenatore e Andorlini del lavoro  in palestra divenuta ormai un luogo centrale. Numeri, resistenza, potenza, preparazione. Il calciatore moderno è diventato un atleta più completo? «Negli anni è stato cambiato l’approccio alla preparazione – spiegano Iaia e Andorlini a “La Gazzetta dello Sport” –. Invece adesso stiamo diventando preparatori di calcio, disciplina complessa. Si cerca un approccio integrato. Ora gli allenatori cercano di ricreare anche in allenamento l’intensità della partita».

MIGLIORAMENTI – Proviamo a sfatare un luogo comune: giocare solo il campionato è un vantaggio. «Non necessariamente. Giocare di più coinvolge
più giocatori. Poi vanno chiaramente valutati numero, frequenza e tipologia delle partite. Ma modulando gli sforzi e i recuperi è possibile ottenere buoni rendimenti anche con il doppio impegno settimanale». Ma questa Inter come sta? Sorriso generale. «Possiamo dire che il quadro della situazione generale è positivo e il margine di crescita ci conforta. Non possiamo sapere dove arriverà la squadra, ma crediamo che si possa crescere ancora sotto tanti punti di vista. L’aspetto rassicurante è l’impressione di poter migliorare ancora».