Izzo, caso calcioscommesse: chiesti 6 anni e -7 all'Avellino - Calcio News 24
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Izzo, caso calcioscommesse: chiesti 6 anni e -7 all’Avellino

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Armando Izzo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, è pronto a difendersi: «Ventura mi ha detto che…»

Izzo, caso calcioscommesse: tutto rinviato – 4 marzo, ore 8.00

Nell’edizione di oggi Il Corriere dello Sport si chiede perché il processo non è andato avanti e il Tribunale ha aggiornato l’udienza al 7 aprile. I motivi sono due, risponde il quotidiano stesso: la Procura Federale ha trasmesso gli atti alle parti solo nell’ultimo giorno utile al deposito delle memorie difensive e quindi ha violato il contraddittorio. In più si parla anche di violazione dei termini perentori procedurali tra l’ultimo atto di indagine e la fine di esse. Per Izzo – ma anche per Pisacane e gli altri – tutto rinviato: tra un mese se ne saprà di più, ma di certo la situazione non è rosea, almeno per il difensore del Genoa.

Izzo, caso calcioscommesse: chiesti 6 anni e -7 all’Avellino. Armando: «Una stangata» – 3 marzo, ore 20.10

La Procura Federale della FIGC ha chiesto una squalifica di 6 anni più reclusione per Armando Izzo a causa del presunto coinvolgimento del difensore nei presunti illeciti di ModenaAvellino e AvellinoReggina. Il difensore ha commentato la richiesta della Procura: «E’ una stangata! Non me l’aspettavo! Sono sicuro che uscirà tutta la verità su questo caso ma ora sto vivendo un incubo! La paura che ho è quella di perdere tutto: la Nazionale, i miei figli. Parlai con Ventura in occasione dello stage e tutti mi hanno sostenuto e mi sono vicini».

Izzo, processo per calcioscommesse: chiesti 6 anni e -7 all’Avellino – 3 marzo – 16.30

Il Tribunale Federale Nazionale della FIGC si è pronunciato e ha chiesto 6 anni di squalifica più la reclusione e 20mila euro di ammenda per Armando Izzo, giocatore ora del Genoa ma all’epoca dei fatti dell’Avellino, e ha inoltre richiesto 7 punti di penalizzazione e 145mila euro di ammenda per l’Avellino. Il giocatore e il club sono stati accusati per i presunti illeciti delle partite ModenaAvellino del 17/5/2014 e AvellinoReggina del 25/5/2014. Anche per Millesi e Pini sono state avanzate le stesse richieste disposte per Armando Izzo. Sei mesi di squalifica e 30mila euro di ammenda per Fabio Pisacane, Raffaele Castaldo, Mariano Arini e Raffaele Biancolino per non aver denunciato il fatto mentre la richiesta per l’ex presidente e ora amministratore unico dell’Us Avellino, Walter Taccone è di 9 mesi di inibizione più 45mila euro di ammenda.

Izzo, oggi il processo per calcioscommesse: ecco cosa rischia – 3 marzo, ore 12.50

Lo aveva annunciato la FIGC giorni fa: «Si svolgerà venerdì 3 marzo a Roma (via Campania 47, ore 14.00), l’udienza del Tribunale Federale Nazionale relativa al presunto illecito sportivo a carico di alcuni ex calciatori dell’Avellino, tra cui Armando Izzo, Francesco Millesi e Luca Pini, oltre alla società campana deferita per responsabilità oggettiva, in relazione agli incontri Modena-Avellino (17/05/2014) e Avellino-Reggina (25/05/2014) validi per il Campionato Serie B – Stagione sportiva 2013/2014». Quest’oggi, alle ore 14, a Roma, prenderà il via l’udienza del Tribunale Federale Nazionale per presunto illecito sportivo nei confronti di alcuni ex calciatori dell’Avellino, tra cui, appunto, Armando Izzo, difensore del Genoa, e gli ex calciatori Millesi e Pini. Che cosa rischia Izzo? Oggi è il giorno del processo e il calciatore, assistito dall’avvocato Antonio De Rensis, salterà l’allenamento odierno per recarsi al processo accompagnato anche da alcuni dirigenti dei rossoblù. Ci sono due illeciti in ballo e la richiesta dell’accusa proporrà per Izzo 4-5 anni di squalifica, con sentenza attesa per la prossima settimana. Dal canto suo, l’avvocato De Rensis ha sottolineato come le accuse siano senza riscontro ed è convinto che il calciatore ne uscirà pulitissimo. La linea difensiva di De Rensis sembra esser chiara: per quel che riguarda Modena-Avellino, infatti, le dichiarazioni del ‘pentito’ Accurso, boss del clan camorristico Vanella-Grassi, che dice di aver scommesso 400mila euro sul gol del Modena, verrebbero smentite dai fatti, visto che in tutta Italia furono giocati 44mila euro sulla partita. Per quel che concerne Avellino – Reggina, invece, non è stato ascoltato nessun calciatore della squadra avversaria e se passasse l’illecito Izzo sarebbe il primo ad essere condannato senza aver effettivamente giocato quelle sfide. C’è, infatti, anche il precedente di Atalanta – Crotone, secondo cui «non può esserci illecito senza il coinvolgimento dell’altra squadra». De Rensis, che ha una lunga esperienza nei processi sportivi avendo assistito in passato Stefano Guberti, Antonio Conte e la famiglia Pantani, punta al proscioglimento completo del calciatore rossoblù.

Izzo, al via il processo: «Solo parole contro di me» – 3 marzo, ore 8

Concorso esterno al clan camorristico Vinella Grassi: un’accusa pesante, da perderci il sonno. Specie se di mestiere fai il calciatore e hai un’infanzia passata tra i vicoli di Scampia. Armando Izzo non ha paura. Rabbia sì, inquietudine anche, paura proprio no. Da quasi un anno vive in una doppia dimensione: da una parte c’è il difensore del Genoa entrato stabilmente nel giro della Nazionale a suon di prestazioni super; dall’altra c’è l’uomo indagato dalla Dda di Napoli per i racconti del boss pentito Antonio Accurso e le dichiarazioni rese dopo 3 mesi ai domiciliari di Luca Pini, ex giocatore dell’Avellino (qualche panchina) ai tempi di Zeman. Quando era in Irpinia, Izzo si sarebbe messo a disposizione del clan aiutandolo ad alterare i risultati delle gare contro Modena e Reggina del maggio 2014. Con lui sono finiti nel mirino anche Francesco Millesi (ex Catania in A), Maurizio Peccarisi e in forma più lieve (non è indagato, ma deferito per omessa denuncia) persino Fabio Pisacane, premiato dalla Fifa per aver fatto arrestare chi gli proponeva una combine. Oggi a Roma ci sarà il processo sportivo. Il genoano rischia una squalifica di oltre 3 anni.

PRECEDENTI E FUTURO – Negli ultimi anni abbiamo visto decine di giocatori proclamarsi innocenti, poi magari sono finiti in manette. Perché dovremmo credere a Izzo? Il difensore risponde a “La Gazzetta dello Sport”: «Sa come mi chiamano nelle intercettazioni questi signori? L’ignorante. Dicono: “Oh, l’ignorante non deve sapere nulla perché Avellino­-Reggina la fanno i senatori”. Questo perché nel 2014 ero un novellino in uno spogliatoio con gente come Castaldo, Biancolino, Millesi. Ma non è questo il punto: hanno ragione, sono ignorante. Non mi vergogno». Mi scusi, cosa centra coi presunti illeciti? «Sono cresciuto a Scampia: papà lavorava anche 18 ore al giorno per garantirci una vita quasi normale. Poi una leucemia fulminante lo ha stroncato in due mesi. Aveva 29 anni, mia mamma 27 e io quasi 10».

LA SALITA – Cosa è accaduto, dopo? «Sul letto di morte teneva stretto i miei 3 fratelli, tutti più piccoli. Stavo sulla porta, cercavo di non piangere. Da lontano mi ha fatto un cenno con la mano: diventavo il capofamiglia, altro che studiare. E infatti sbaglio i congiuntivi. Comunque, senza lo stipendio di papà siamo precipitati in miseria. Per mesi la mia cena è stata latte e pane duro. Saremmo finiti in braccio alla camorra, sempre in cerca di manovalanza, senza due miracoli: mia madre prese a fare le pulizie nelle case: le davano 6 euro l’ora. E non si fermava mai. Io col pallone ci sapevo fare: a 14 anni dalla squadra di Scampia passai al Napoli. Mamma diceva: “Ho sognato papà, aveva ali grandi. Dice di stare tranquilli: diventi calciatore”. Non è stato semplice. In estate facevo i tornei dei quartieri, girano parecchi euro. Partecipano calciatori veri, persino i campioni. Tutti fanno finta di non sapere che di mezzo c’è certa gente». La svolta quando è arrivata? «A 16 anni il Napoli mi passava 500 euro al mese. A questo si aggiungeva l’aiuto del mio procuratore, Paolo Palermo. Poi divento capitano della Primavera: Mazzarri mi porta in ritiro e quando vede che corro con le scarpe tre numeri più grandi, dà dei soldi al massaggiatore e gli dice di accompagnarmi in paese per prendermi quelle che preferivo. Il resto è frutto di sudore e ancora sudore. Triestina, Avellino, Genoa e Nazionale. Poi un boss si pente e sostiene che ero a sua disposizione da sempre».

LA VICENDA – Cosa c’è che non torna? «Tutto. Spiega al magistrato che sono uno di loro per via di uno zio affiliato. Beh, quello è un parente acquisito: non ho rapporti con lui da quando ero ragazzino. C’è di più. Secondo questo boss sarebbero venuti a Trieste per farmi alterare una gara, ma siccome contavo zero allora è saltato tutto. Ho chiesto al mio avvocato: non c’è nessuna traccia del presunto viaggio. Solo parole. Ma questa dichiarazione è un autogol. Perché io a gennaio 2012 passo all’Avellino. E nessuno mi cerca. Vengono a Trieste, ma quando sono a un tiro di schioppo da Napoli, niente. E mica per qualche mese: passano oltre due anni prima di arrivare ai due presunti illeciti». Maggio 2014, contro Modena e Reggina. Lei conosceva Pini? «Certo, come molti calciatori dell’Avellino: aveva un negozio di oreficeria. Compravamo diverse cose. In ogni caso, lui aggancia Millesi». A lei come ci si arriva? «Pini mi chiama una sera: “Mi raggiungi in questo ristorante?”. Stavo trattando un orologio e ci vado. Trovo Millesi che mi fa uno scherzo e altre persone, compresa una ragazza. Resto lì 20 minuti. Ho scoperto leggendo che c’era Accurso». Secondo la Dda avete pianificato la combine col Modena? «Le sembra credibile che un boss punti 400 mila euro per vincerne 45 mila? E Millesi accetta di restituire i 400 mila se le cose vanno male? E quella gara io non l’ho giocata. Mi ero fatto male in settimana e durante il riscaldamento era tornato il dolore. Finisco in panchina. Ora mi segua: il boss vede la gara da un centro scommesse, si è fatto prestare il telefono da Pini. Primo tempo 0­-0. Preoccupato manda messaggi a Millesi per risolvere il problema. Millesi, in panchina come me, incrocia Peccarisi che ritorna dagli spogliatoi e lo convince per 15 mila euro a far segnare il Modena. Le immagini Sky testimoniano tutto questo».

SPIEGAZIONI – Izzo si fa serio: «Sono le accuse di Pini e Accurso. Peccato che dalle immagini Sky si vede come per tutto l’intervallo Millesi, io e gli altri della panchina stiamo in campo a riscaldarci. Non solo, il telefono da cui sono partiti i messaggi non c’è più. Pini ha detto al magistrato di averlo venduto, ma non si ricorda a chi…». E altre prove? «Niente, solo parole e parole. Tutti quelli chiamati in ballo hanno smentito. La seconda combine era la nostra vittoria contro la Reggina, che già retrocessa mandò la Primavera. Io sono finito in tribuna, non ho più giocato fino alla fine del campionato per l’infortunio». Ma allora perché Accurso e Pini fanno il suo nome? «Me lo sono chiesto mille volte. Una risposta l’ho trovata in fondo all’interrogatorio di Pini. Dice: “Quando vedo Izzo e Millesi giocare in A, beh mi girano”. Ecco, lui non ha fatto carriera. Forse significa qualcosa». Sarà a Roma a seguire il processo? «Sì, c’è in ballo la mia vita e quella della mia famiglia. Ho due bimbe piccole. Il c.t. Ventura mi ha preso da parte durante l’ultimo stage: “Armando se non stai sereno poi si vede in campo. Per noi sei importante: siamo convinti che ne uscirai pulito”. Sono state belle quelle parole, ma starò sereno quando i giudici diranno che non ho fatto nulla».