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2015

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Ad ogni punizione un brivido: Antonio Augusto Ribeiro Reis Junior, più semplicemente Juninho Pernambucano

Alla prossima generazione bisognerà raccontare di chi ha fatto la storia del calcio degli ultimi decenni, giocatori che gli appassionati del futuro non potranno vedere all’opera in maniera diretta. E quasi sicuramente ci sarà chi racconterà di aver preso almeno una volta il Lione alla PlayStation soltanto per utilizzare Juninho Pernambucano in occasione di qualche calcio piazzato invitante. Ma in realtà l’ex centrocampista brasiliano uno specialista delle punizioni lo era per davvero, e a confermarlo è la carriera dello stesso. Ogni tiro da fermo si trasformava in un brivido se a sistemare il pallone sulla zolletta preferita era lui, Antonio Augusto Ribeiro Reis Junior, un nome così lungo da pronunciare che se il telecronista avesse voluto fare le cose per bene con ogni probabilità si sarebbe perso la successiva occasione da gol. Perchè potete starne certi, lo specchio della porta il più delle volte veniva centrato con estrema precisione e potenza. Memorabile, infatti, la rete da 36 metri in occasione della sfida di Champions League dell’edizione 2006/07 contro il Real Madrid: il tiro raggiunse la velocità di 126 km/h prima di insaccarsi nell’angolino sinistro della porta dei Blancos. Uno che faceva paura insomma, e non soltanto ai videogames.

LA CARRIERA – Antonio Augusto Ribeiro Reis Junior, meglio conosciuto come Juninho Pernambucano, è nato a Recife (Brasile) il 30 gennaio 1975. Ha passato le giovanili e i primi anni da professionista alla corte dello Sport Recife, squadra della sua città natale, vincendo un Campionato Pernambucano e un Campionato del Nordest prima di trasferirsi alla corte del Vasco da Gama. Con il club brasiliano arrivano i primi successi importanti tra cui due titoli in patria, una Coppa Libertadores e una Coppa Mercosur, oggi conosciuta come Copa Sudamericana. Grazie ai successi e alle 111 presenze coronate da 26 reti, il Lione decide di puntare su di lui portandolo in Francia nell’estate 2001. In poco tempo il regista diventa determinante anche in Europa salendo in cattedra, appunto, per le sue capacità balistiche da calcio da fermo. Dalle statistiche raccolte da L’Equipe nel 2006, infatti, nel 45% delle reti della squadra transalpina c’era lo zampino del centrocampista brasiliano che nell’unica esperienza europea ha collezionato in tutto 344 presenze, 99 reti e 53 assist decisivi. Numeri incredibili testimoniati anche dai trofei alzati al cielo nelle 8 stagioni in Ligue 1: ben sette titoli francesi, sei Supercoppe e una Coppa di Francia. All’età di 34 anni, però, Juninho decide di cambiare aria per provare un’esperienza tutta nuova: è infatti l’Al-Gharafa a portarlo in Qatar dove nelle due stagioni successive riusce a vincere un campionato e due Coppe del Principe. E negli ultimi anni della sua carriera lo specialista delle punizioni ha avuto anche modo di ritornare a casa per poi disputare parte del 2013 con gli statunitensi dei New York Red Bulls. Dopo la terza e ultima parentesi con la maglia del Vasco da Gama, però, Juninho decide di appendere le scarpette al chiodo annunciando il ritiro il 30 gennaio 2014.

POCHE OCCASIONI – Nonostante le qualità indiscusse e i numeri in carriera, Juninho Pernambucano non ha avuto la stessa fortuna con la maglia della Nazionale verdeoro. Con il Brasile ha esordito il 28 marzo 1999 collezionando, in tutto, 43 presenze e 7 reti e dando l’addio dopo il Mondiale 2006. L’unica magra consolazione, però, resta la vittoria della Confederations Cup alzata al cielo proprio in Germania nel 2005. Complice anche la tanta concorrenza a centrocampo lo stesso regista non è mai stato considerato come uno dei pilastri della Nazionale sudamericana. Ma siamo convinti che all’ultimo Mondiale, quello giocato in patria e finito in maniera disastrosa, qualche sua prodezza avrebbe potuto far comodo ai verdeoro. Perchè uno specialista resta tale anche dopo aver riposto le armi.