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Marco Paoloni: «Scommesse: ecco come si passa dal divertimento alla ludopatia»

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Marco Paoloni venne radiato dalla Federazione, per poi essere assolto in sede penale nel 2019. Al Corriere della Sera ha raccontato cosa sia i vizio del gioco

Marco Paoloni fu accusato nel filone del calcioscommesse del 2011 di avere messo il sonnifero nelle bottigliette d’acqua dei compagni della Cremonese durante l’intervallo di una partita per condizionarne il risultato. Venne radiato dalla Federazione, per poi essere assolto in sede penale nel 2019. Al Corriere della Sera ha raccontato cosa sia i vizio del gioco.

COMPULSIVO – «Ero compulsivo, giocavo su tutto: poker online, tennis, basket, anche serie A e coppe europee. Ma non mi sono mai venduto una partita, mai!».

VIZIO O MALATTIA – «Malattia malattia. Era diventata una dipendenza. Per me dietro c’era un discorso di adrenalina e di libertà, ma questo l’ho capito dopo esserne uscito. Ero giovanissimo, non mi mancava nulla e mi sentivo onnipotente. In campo avevo quell’ansia da prestazione che era pura adrenalina. Fuori cercavo la stessa scossa, ma ero limitato dalla mia ex moglie che mi controllava dappertutto, anche in bagno. Nelle scommesse ritrovavo quella sensazione ed era un mondo tutto mio, bastava un clic, nessuno mi vedeva… Non era dunque tanto una questione di denaro. Solo chi si vende le partite lo fa per questo. Il fatto è che non mi sono reso conto di aver superato il limite. Ero arrivato a stare sveglio di notte e il divertimento si è così trasformato in malattia. Ero diventato ludopatico».

QUANTI SCOMMETTEVANO – «Il fenomeno era molto diffuso. Soprattutto fra i giocatori ma talvolta lo facevano anche i vertici delle società. Per loro però era diverso. Loro non erano malati. Cercavano solo di far quadrare i conti delle società. Parlo della mia epoca, ma penso che le cose non siano cambiate molto. Quella delle scommesse è una giostra che fa comodo a tutti».

PERCHÉ UN GIOVANE FAMOSO CADE NEL BARATRO – «La malattia non guarda in faccia nessuno».

QUANTO HA PERSO – «In tre anni circa 600 mila euro e ne prendevo 200 mila all’anno di stipendio. Ho iniziato ad Ascoli con un compagno di squadra che mi fece vedere un sito, un po’ come Fagioli con Tonali. Io non lo sapevo ma dietro c’era la malavita, tutto partiva da Singapore».