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Omeonga, speranza del Genoa: «Nel derby abbiamo dato tutto, ma…»

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Stephane Omeonga è la nota positiva del Genoa in un inizio difficile: «Dobbiamo ripartire dal Crotone per risalire la classifica»

Un ragazzo di cui in futuro si sentirà molto parlare perché basta solo sentirlo, prima ancora che di vederlo all’opera, per capire che le qualità non gli mancano e non soltanto tecniche: si tratta di Stephane Omeonga, 21 anni, belga di origine congolese, stellina emergente del centrocampo rossoblù, che non nasconde le difficoltà a “Tuttosport”: «Sono contento per tutto ciò che sto facendo ma naturalmente patisco anch’io il difficile momento che sta attraversando la squadra. Ringrazio la società che in estate ha creduto in me e che mi ha concesso fiducia. Ho lavorato sodo per conquistami la stima di tecnico e compagni… posso dire che i miei sforzi sono stati ripagati. Ma certo non mi accontento».

INIZI – Primi calci in Belgio poi l’Italia. «Sono nato a Liegi, ho due fratelli e due sorelle, ho iniziato in una piccola società del mio quartiere (il Flemalle)  poi a 12 anni sono andato allo Standard Liegi, dove sono rimasto fino a 18 anni. Poi è arrivato il biennio nell’Anderlecht con cui ho giocato anche la Youth League e, nel 2016, il salto in Italia, nell’Avellino in Serie B. Il giugno scorso mi ha preso il Genoa che ha voluto trattenermi e non mandarmi in prestito come sembrava in un primo momento». Prima con Toscano poi con Novellino, due tecnici tosti…: «Sì, della vecchia scuola e mi hanno insegnato tanto, soprattutto sotto il profilo tattico. Novellino di tanto in tanto mi manda sms: è una grande persona, oltre che un ottimo allenatore».

DERBY – Omeonga ha già una personalità spiccata. Dopo il derby perso è stato tra i pochi rossoblù a metterci la faccia. «Abbiamo dato tutto nel derby, purtroppo non è bastato. Ci è mancata un po’ di fiducia e non siamo stati cinici nello sfruttare le occasioni che abbiamo creato; è mancato anche qualcos’altro però, sinceramente, non saprei dire». Ora Juric non c’è più: «Ho sempre avuto rapporto molto professionali con lui. Non siamo amici, però mi ha fatto crescere molto in pochi mesi e di questo lo ringrazio. Il mio dentro e fuori? Ogni allenatore ha diritto di fare le proprie scelte e poi il mio obiettivo, quando sono rimasto al Genoa, era di giocare qualche partita. Ora sono già a quota sette presenze…». Torna Ballardini, abituato a risollevare il Genoa da situazione delicate. «Sinceramente non ho ancora lavorato con lui perché sono appena tornato dal Belgio dov’ero con l’Under 21. L’importate è che trovi subito la chiave giusta per farci svoltare».

RISALIRE LA CHINA – Ripartire, dunque, anche da ciò che di buono si è fatto nel derby. «Sì, perché la stracittadina nell’andamento è stata un po’ simile alla sfida con l’Inter. Il Genoa per lunghi tratti della gara ha giocato un buon calcio ma non è servito. E torniamo, per forza, sempre allo stesso punto: è inspiegabile quello che ci è successo, fare buone gare e poi perdere…». A Crotone però si impone un cambio di rotta. La classifica ora è pericolosa…: «Arriveremo in Calabria carichi, decisi a dare battaglia e a portare via un buon risultato. Siamo consapevoli dell’importanza che riveste la gara a prescindere dalla classifica che comunque resta penalizzante. Non è un ultima spiaggia, insomma, ma dal punto di vista dell’autostima e del morale è importantissima. Deve essere l’inizio di un nuovo percorso».