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Palermo-Juve, lo spettacolo è possibile

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La trasferta della Juventus a Palermo può essere un banco di prova importante se i bianconeri troveranno continuità segnali che contro il Cagliari sono sembrati nuovi

Nello scorso torneo la Juventus iniziò a essere spietata e convincente a Palermo, vincendo 3-0 con una certa nettezza, anche se il divario maturò totalmente nella ripresa. Tutti ci ricordiamo perfettamente le difficoltà delle prime 10 giornate e il famoso discorso di Reggio Emilia che Buffon e la vecchia guardia mise in campo per dare una sterzata a una stagione che faceva pensare a una squadra talmente in difficoltà che anche solo la conquista di un posto in Champions League sembrava alquanto problematica. La trasferta siciliana diede la sensazione di una Juve finalmente sbloccatasi sotto diversi aspetti, a partire da quello emotivo. A differenza dei successi precedenti nel derby, a Empoli e con il Milan allo Juventus Stadium, si notava ben altro controllo della situazione e da lì in poi il cammino sarebbe stato in discesa. C’è un dato significativo a tal proposito: quella fu la prima vittoria con almeno 3 gol di scarto. Da lì alla fine del campionato, sarebbe capitato altre sette volte, offrendo così una dimostrazione crescente di superiorità nei confronti degli avversari e di consapevolezza nei propri mezzi.

A tal proposito, non va trascurato il significato di Juventus-Cagliari per il risultato, il modo con il quale è stato ottenuto e il momento.

Intanto, il 4-0 è stato il frutto di un dominio totale: era dal 2005 che i bianconeri non centravano così tanto lo specchio della porta e la partita è stata realmente un tiro a segno. Storari ha fatto i miracoli per evitare un passivo ancora più ampio ed è significativa la rabbia con la quale Higuain e compagni hanno colpito, in ben 3 casi su 4 la rete è arrivata dopo che l’ex portiere bianconero si era prodigato in un intervento non banale. E’ apparso evidente quanto la Juventus di oggi possa avere una vocazione offensiva molto più consistente di tutte quelle precedenti di Allegri e anche di Conte, in parte per atteggiamento complessivo, in parte per le caratteristiche individuali di giocatori che guardano avanti per mentalità e cultura calcistica.

Il modo, però, è ancora più importante delle proporzioni della vittoria. Anche per la continuità rispetto alle gare precedenti vissute allo Juventus Stadium (e attenzione: il primo 4-0 casalingo del 2015-16 fu contro il Palermo sul finire del girone di ritorno). Esattamente com’è capitato con la Fiorentina e con il Sassuolo, l’approccio alla gara è stato semplicemente impressionante. Per intensità, facilità nell’andare al tiro, concretezza e chiusura del primo tempo in vantaggio (col Cagliari addirittura di 3 gol), la Juve è sembrata una macchina inarrestabile, tanto che persino Allegri ha obiettato sul ritmo apparso eccessivo dopo il 2-0, lasciando intendere che ci sono mezzi e le risorse tecniche per arrivare allo stesso obiettivo con un minore dispendio di energie.

Infine, il momento. Ovvero, il dopo San Siro. Ci si è molto concentrati sulle scelte di formazione, che certo contano ma spiegano solo in parte l’atteggiamento della squadra profondamente diverso. La reazione è stata anche rabbiosa ed è un fattore che certamente inciderà nel proseguimento della stagione perché dice che la Juve in questo senso è sempre uguale a se stessa, sa come rispondere anche a un fuoco mediatico eccessivo per un passo falso. Il vero errore della scorsa settimana è stato probabilmente avere caricato di troppe aspettative Inter-Juventus, l’averla proposta come sfida-snodo senza poi proporre un corrispondente atteggiamento agonistico. I 3 punti col Cagliari vanno equiparati al successo con la Lazio per come in due gare dall’andamento totalmente opposto si è proposta la stessa solidità difensiva, con Buffon (e pure Neto) praticamente inattivo a Roma come a Torino.

Palermo può essere un banco di prova importante se troveranno continuità segnali che mercoledì sera sono sembrati “nuovi” (anche se non tutti i protagonisti saranno in campo verosimilmente): la partecipazione incredibile di Dani Alves al gioco; la personalità di Lemina, che sta dando corpo all’idea di Marotta di avere tra le mani un “campioncino” che può aspirare a diventare una certezza già nel presente; la crescita di Rugani, ormai presente in partita con una tranquillità rassicurante per tutti i 90 minuti; l’imprevedibilità che garantisce Pjanic, giocatore sublime per come contagia tutti nell’andare al di là delle posizioni consuete; la linearità di Hernanes, che gioca senza sbagliare e intanto garantisce recuperi anche alti; l’assoluta padronanza della fascia sinistra di Alex Sandro, cresciuto moltissimo nella gestione della palla anche nella propria metà campo, dove sta iniziando a garantire quell’appoggio sicuro alla manovra, quel respiro di cui si ha bisogno nella costruzione da dietro, una qualità nella quale è maestro Evra. Se si confermeranno questi elementi, oltre ai big, la Juve ha tutto per essere creatrice di spettacolo senza bisogno di cercarlo, sarà un’operazione naturale, poco compiaciuta e molto concreta.