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Europa League

Il Prater è l’alba del Milan. Senza sacrificare Suso

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Roboante vittoria del Milan di Montella all’ex Prater: i rossoneri ne segnano 5 all’Austria Vienna e si rilanciano dopo le sberle dell’Olimpico. Con una nuova eredità

Venti minuti di fuoco: sono quelli bastati al Milan per archiviare la prima sfida della fase a gironi dell’Europa League 2017-18. Lo scenario quello del Prater, album di gioie e dolori per chi ha a cuore le vicende rossonere, vittima sacrificale l’Austria Vienna: il risultato finale (1-5) è lo zucchero migliore per un morale da ricostruire dopo i quattro schiaffoni incassati domenica all’Olimpico per mano della Lazio. Reazione tecnica e caratteriale: la vittoria è arrivata dalle giocate di due tra gli uomini più talentuosi a disposizione, Calhanoglu ed André Silva, pezzi pregiati dell’imponente campagna acquisti appena effettuata, il tutto condito dalla presenza dei leader – Bonucci e Biglia – designati a far ripartire il carrozzone Milan. Sullo sfondo, ma sarebbe meglio dire in primissima pagina, lo switch tattico compiuto senza indugio da Vincenzo Montella.

Dal 4-3-3 al 3-5-2: Montella ridisegna il suo Milan

L’analisi complessiva parte inevitabilmente da questo cardine: la sensazione forte era proprio quella che Vincenzo Montella al primo stop importante avrebbe poi scelto di trasmigrare alla difesa a tre. Il 3-5-2 (leviamoci subito il dente, ogni riferimento alla prima Juventus di Conte non è puramente casuale) valorizza in pieno le caratteristiche di interpreti chiave che altrimenti non si esprimerebbero al massimo delle proprie possibilità: Bonucci su tutti, più libero di dedicarsi alla fase di costruzione delle prime battute della manovra se sostenuto da due difensori centrali, i due esterni (ieri hanno giocato Abate ed Antonelli, ma il discorso è ancor più applicabile ai titolari Conti e Rodriguez) di attitudine prettamente offensiva e maggiormente coperti dall’impianto a tre, lo stesso Biglia che – sostenuto da Bonucci in chiave di impostazione – può vedersi alleggerite le sue responsabilità. Ed ancora Calhanoglu, che nel 4-3-3 rischia di non trovare posto nel tridente offensivo ma che può esaltarsi da mezzala, discorso che fa al caso di André Silva e Kalinic: con il modulo precedente al massimo ne gioca uno, con il passaggio al 3-5-2 possono comporre uno dei tandem offensivi più interessanti del campionato ed ovviamente dell’Europa League stessa. Palcoscenico internazionale dove il Milan si esalta per dna e dove questo Milan deve razionalmente puntare alla finale della competizione.

Le evidenze del Prater: brillano André Silva e Calhanoglu

Mattatore della serata di Vienna è il portoghese André Silva: una tripletta che parla chiaro, che racconta il suo talento, la freddezza negli ultimi metri, la migliore attitudine a giocare in un attacco a due componenti. Le critiche piovute sul suo capo restano frettolose: il calciatore c’è, altroché se non c’è. Gli va ovviamente concesso un periodo standard di adattamento ad un campionato più complesso rispetto a quello da cui proviene: la Primeira Liga portoghese non può essere accostata alla Serie A per livello complessivo e questo è un fattore da tenere inizialmente in conto, in supporto di André Silva va l’approfondimento tattico ben curato anche dalle sue parti, gli allenatori portoghesi sono fini preparatori delle partite e lasciano poco al caso. In tal senso ha già messo mattoni nel cantiere. Ad ogni modo, numeri alla mano, parliamo di un avvio di stagione da 5 reti in 341 minuti, alla media dunque di uno ogni 68: poco male si direbbe. Protagonista assoluto della sfida di Europa League sul campo dell’Austria Vienna è stato Hakan Calhanoglu: il talento turco si è preso sulle spalle il Milan, elevandone la qualità d’esecuzione e legando i reparti come non era accaduto all’Olimpico cinque giorni fa. Avversari di tenore differente, certo, ma la sensazione è che con il classe ’94 ex Bayer Leverkusen la musica possa cambiare. Rete strepitosa con cui ha aperto le danze rossonere, due assist fantascientifici recapitati sui piedi di André Silva per ratificare lo 0-3 che ha archiviato la contesa: il Milan di Montella deve partire dalle sue intuizioni per elevare il tenore generale, e pazienza se in alcune partite non funzionerà. Indispensabile, imprescindibile se apprenderà presto i compiti difensivi inevitabilmente richiesti ad un centrocampista di Serie A.

Milan, la questione Suso

La spina principale incombente sul passaggio dal 4-3-3 al 3-5-2 riguardava e tuttora riguarda la collocazione tattica di Suso, miglior calciatore rossonero nella passata stagione e di conseguenza non sacrificabile sull’altare delle esigenze tattiche. Esterno puro, perfettamente a suo agio nel 4-3-3, meno inquadrabile in un 3-5-2 che rende faticoso trovargli un impiego immediato. Non è un centrocampista, non è un attaccante centrale. Alt. La mezzora concessagli da Montella nel ribattezzato Ernst Happel di Vienna è in tal senso il segnale più confortante: Suso ha dimostrato di potersi adattare al ruolo di seconda punta. Ha segnato, ha giocato un numero considerevole di palloni, si è collocato tra le linee ed ha trovato immediatamente gli spazi per dare linfa vitale al suo gioco. Direte voi: contro un avversario non alla portata di questo Milan ed in una situazione di gara già compromessa. Vero. Come è altrettanto vero che tutto è sembrato tranne che un pesce fuor d’acqua. Se Montella avrà pazienza e bravura nel lavorare su questa soluzione, tramutando uno dei migliori esterni del campionato in una credibile seconda punta, Suso non avrà perso il suo Milan. Ed il Milan non avrà perso Suso. Sarebbe così da considerare una eccellente risorsa nel ruolo da alternare ad André Silva, Kalinic e volendo a Cutrone e Borini, componendo dunque un pacchetto offensivo di tutto rispetto. Senza dimenticare la valenza originaria: quella di un esterno d’attacco come pochi, in grado di rappresentare una variante tattica di inestimabile peso a gara in corso o da ripresentare in alcune specifiche situazioni. Suso è la pedina ideale per switchare immediatamente dal 3-5-2 al 4-3-3: altro che sacrificio dunque, lavori in corso per il Milan di Montella. Ed erano da supporre. Nonché da vivere con rinnovato ottimismo.

https://www.youtube.com/watch?v=DiH3rLgJI9A