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La rivoluzione scientifica di Spalletti: le tre mosse che hanno cambiato l’Inter

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Due partite, sei punti. Fiorentina e Roma ammutolite insieme ad un gioco e un’impostazione tattica che a Milano, sponda nerazzurra, non si vedeva da tempo. Tutto questo è Luciano Spalletti, il vero top player dell’Inter

Quello dell’Inter è sicuramente un mercato che non ha convinto al 100% i propri tifosi, forse illusi da conferenze stampa e slogan (celebre l’hashtag #interiscoming lanciato dalla stessa società a inizio giugno) che proclamavano grandezza ma che, a conti fatti, non solo ha regalato soltanto acquisti di spessore minore, ma ha anche lasciato un grande vuoto alle spalle del duo Miranda-Skriniar in difesa. Le parole di ieri di Spalletti confermano che l’intenzione del patron dell’Inter Zhang Jindong era quella di investire in maniera massiccia sulla squadra ma è stato colto di sorpresa dalle restrizioni sui investimenti e movimenti di capitali all’estero da parte del governo cinese. Il 18 ottobre con la riunione del partito comunista cinese e la conseguente decisione sul togliere o mantenere il veto ora vigente, i tifosi nerazzurri sapranno se poter guardare al futuro con maggior ottimismo o con rassegnazione.

Eppure c’è stata una mossa di mercato che ha stravolto l’Inter dalle fondamenta. Si tratta della scelta di affidare la squadra a Luciano Spalletti dopo gli assalti a vuoto tentati con Conte e Simeone. In tanti lo definiscono il top-player del club e non hanno torto. Spalletti in soli 3 mesi è già riuscito a rivalorizzare tanti giocatori considerati finora soltanto degli esuberi. L’affermazione: «Ho 23 titolari!» non è fine a se stessa, il tecnico nerazzurro sta cercando di far sentire parte del progetto anche gli epurati come i Ranocchia o Brozovic. Sul centrale italiano in particolare Spalletti sta svolgendo un lavoro psicologico più che tattico; il ragazzo arriva da una serie di prestiti (Sampdoria prima Hull City poi) e non sente la fiducia dei tifosi e della società che ha cercato di venderlo fino all’ultimo giorno di mercato.

Ora che l’Inter si ritrova con soli tre centrali di ruolo in rosa più il giovane Vanheusden non si può prescindere da nessuno e le parole rilasciate ieri da Spalletti hanno proprio questa funzione: «Siamo corti? Io ho ottimi giocatori. Dopo tutti questi allenamenti che ho fatto con la squadra non lo so mica se D’Ambrosio e Ranocchia sono inferiori a Miranda e Skriniar. C’è anche Vanheusden che è un giovane di sicuro avvenire, bisogna dargli fiducia e spazio». Ma c’è di più perchè l’impronta tattica che l’allenatore toscano ha già dato alla sua rosa ha stravolto completamente il gioco mostrato nelle ultime due stagioni dai nerazzurri. Il 4-2-3-1 è diventato un dogma nella carriera di Spalletti sia in fase offensiva che in fase difensiva.

Fase offensiva e gestione della rosa: così l’Inter va

La principale arma offensiva dell’Inter la ritroviamo nelle transizioni offensive, dove possiamo apprezzare maggiore velocità nello sviluppo che avviene principalmente per vie laterali e in verticalità, nel minor tempo possibile, andando a sfruttare il costante pressing attuato a centrocampo con grande densità intorno al portatore, il quale è costretto spesso ad allargare il proprio gioco e subire raddoppi di marcatura che portano al recupero palla e all’avvio di transizioni offensive. L’esempio lampante è dato dall’azione che ha portato Icardi a segnare il gol del 2-1 contro la Roma. Un’azione nata da Handanovic, passata per Miranda, Vecino, Joao Mario, Perisic e infine Icardi. 5 passaggi, 100 metri di campo coperti in verticale in soli 18 secondi. Rapidità, pochi tocchi, verticalità sfruttando la capacità nell’uno contro uno degli esterni.

In fase difensiva i terzini si abbassano a formare una linea con i difensori centrali, mentre i centrocampisti si schiacciano molto verso la linea difensiva, limitando la zona di rifinitura avversaria, scalando in difesa quando necessario, occupando la zona del centrale che esce in pressing e raddoppiando lateralmente quando l’avversario è costretto a cercare spazio sulle fasce. Grazie quindi al pressing centrale portato dal centrocampo, l’avversario si ritrova spesso come unica soluzione quella di sviluppare la propria azione lateralmente e di ricercare il cross o traversone in area di rigore dove trova una difesa ben piazzata a sventare ogni pericolo.

Un’idea di costruzione di gioco nuova, che si allontana molto dal lungo possesso palla orizzontale mostrato nella scorsa stagione e da Mancini in passato, il quale non era riuscito a donare all’Inter un suo modulo tattico definito e definibile che hanno portato poi i nerazzurri a giocare l’Europa League anzichè la Champions. E in questo senso il mercato fatto dall’Inter ha aiutato Spalletti. Vecino e Borja Valero non saranno i top player annunciati ma hanno nei piedi la qualità necessaria a sviluppare queste trame di gioco. Nessuna paura nel giocare la palla a terra anche in situazioni di pressing e visione di gioco abbinata ad una grande intelligenza tattica difensiva. Utili, funzionali e costati poco. Sicuri sia poi così un mercato da bocciare?