2014
Rivoluzione spagnola
La sensazione è quella di aver vissuto una delle storie più eroiche di questo sport: Atletico Madrid campione di Spagna
LIGA BARCELLONA ATLETICO MADRID – Non vincono sempre i più forti, o meglio non vince sempre chi ha più soldi e può permettersi i campioni del momento: alle volte, poche ma succede, vince chi lavora meglio. Chi sa valorizzare al massimo ciò che ha a disposizione fino a superare armate dal valore complessivo inenarrabile. Chi sa realizzare le favole.
LA PARTITA – Il Barcellona va in vantaggio con una rete splendida di Sanchez e sembra poter indirizzare il cammino della gara sul suo binario: aggiungendo tra gli ingredienti gli immediati infortuni di Diego Costa e Arda Turan il piatto è servito ed è colorato blaugrana. Ma gli uomini di Martino hanno il demerito di non chiudere la gara e lasciare l’avversario in vita: errore madornale quando l’avversario si chiama Atletico Madrid ed è allenato da Diego Pablo Simeone. Arriva puntuale in avvio di ripresa – venti minuti giocati a ritmo forsennato, con il sangue agli occhi – il pari dei Colchoneros ed è non casualmente targato Godin, per caratteristiche naturali uno dei simboli più credibili di questo meraviglioso Atletico Madrid. La reazione del Barcellona poi è più che confusa che veemente ed è l’Atletico – meritatamente – ad aggiudicarsi la Liga.
LA RIVOLUZIONE – Centoventi milioni di fatturato, un quarto dei suoi due rivali nazionali, e sessanta milioni di monte ingaggi: un miracolo considerando il livello pazzesco di Real Madrid e Barcellona. Per intenderci le squadre di Messi e Neymar, di Ronaldo e Bale. I soli Messi e Ronaldo praticamente guadagnano quanto tutto l’Atletico. Ad impressionare è un fattore: in quanti, dopo gli scivoloni di Valencia sul campo del Levante e casalingo con il Malaga, avrebbero immaginato un Atletico capace di imporsi in un Camp Nou gremito in ogni ordine di posto? E dopo i ravvicinati infortuni di Diego Costa ed Arda Turan? Personalmente in chiave Liga ho sempre detto Atletico ma da lunedì no: mai avrei creduto a quanto appena visto. A quanto appena ammirato: un delirio fatto di polmoni e personalità, di sfrontatezza ed irrazionalità, di orgoglio e lucidità. Di attributi in una parola.
APPLAUSI (D)AL CAMP NOU – Scenario finale non ipotizzabile in Italia: il Camp Nou si alza in piedi e batte le mani per onorare la straordinaria impresa dell’avversario. Uno stadio ai piedi degli uomini di Simeone che ricambiano con una festa sobria in onore dell’avversario sconfitto. Nessuno sta giudicando: sono modi diversi di intendere il tutto. E di viverlo. Applausi dal Camp Nou ma anche applausi al Camp Nou e ai suoi 99.000 paganti: il calcio vive anche (tanto) sulla passione di chi lo segue e si nutre di tali emozioni. Ci resta in eredità la convinzione totale di aver vissuto uno spettacolo unico e di aver descritto una delle pagine calcistiche più eroiche della storia di questo sport. Chapeau Atletico Madrid, senza parole.