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Viaggio nella Roma in crisi: tra mercato, squadra e Di Francesco

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La peggior partenza della gestione americana, viaggio nella crisi che attanaglia la Roma. E sabato c’è il derby con la Lazio

La Roma è in crisi, vera e certificata dai risultati e dalla classifica. La sconfitta per 2-0 arrivata sul campo del Bologna segna il peggior inizio di stagione da quando esiste la gestione americana: 5 punti nelle prime 5 partite, come nel 2010-11 nell’ultima anno della presidenza Sensi. Adesso la società ha portato la squadra in ritiro punitivo a Trigoria in vista di due sfide che rischiano di essere già decisive per le sorti di Eusebio Di Francesco, quella di mercoledì contro il Frosinone ma soprattutto il derby di sabato contro la Lazio.

Le difficoltà della squadra giallorossa però sembrano partire da lontano, in primo luogo dal mercato. Come sempre accade sono le aspettative a tarare il metro di giudizio. Così dopo l’approdo in semifinale di Champions League e un introito economico definito, dalla stessa società, “da record” era lecito aspettarsi un mercato all’altezza. La partenza di Alisson ma soprattutto quella di due senatori come Nainggolan e Strootman non è stata rimpiazzata con calciatori adeguati. Senza scendere in meriti tecnico-tattici, la loro partenza ha tolto anima e mentalità alla Roma. Ha privato la squadra di quel “fuoco” che adesso Di Francesco invoca in maniera vana dai nuovi e da chi c’era già.

Proprio la cessione dell’olandese, avvenuta a mercato in entrata chiuso, ha rotto qualcosa all’interno del gruppo. La Roma vittoriosa a Torino alla prima giornata, con Strootman in campo, non era brillante ma sembrava una squadra compatta. Dal suo trasferimento il gruppo si è sfilacciato e anche i leader paiono andare per conto proprio. A parte De Rossi, che anche ieri ci ha messo la faccia difendendo Di Francesco, gli altri sembrano spaesati. Alcuni dal punto di vista tecnico, come Fazio e Kolarov che sono lontani parenti di quelli ammirati l’anno scorso. Dzeko invece sembra sparito dal punto di vista mentale, estraniato dalla lotta proprio quando la squadra avrebbe più bisogno di lui.

Per la dirigenza, i calciatori sono i primi responsabili di questa crisi e per questo è arrivato il ritiro punitivo. La sensazione però è che se i risultati a breve non arriveranno a pagare sarà l’allenatore, come sempre. La piazza invoca Antonio Conte, un nome quasi inarrivabile al momento, me l’alternativa più realistica potrebbe essere Vincenzo Montella. Proprio lui in quel 2010-11 subentrò a Claudio Ranieri, chissà che la storia non possa ripetersi.