Empoli, ancora Tonelli: «L'Atalanta avrebbe dovuto scusarsi» - Calcio News 24
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2015

Empoli, ancora Tonelli: «L’Atalanta avrebbe dovuto scusarsi»

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Il difensore: «Con le scuse, non sarebbe successo niente»

Continua a far discutere quanto successo negli spogliatoi del Fratelli Azzurri d’Italia tra Tonelli e Denis, nel post-partita di Atalanta – Empoli. Oggi pomeriggio è arrivata la conferenza stampa proprio del difensore, che ha voluto spiegare la sua versione dei fatti: tre pugni ricevuti da Denis, con la complicità di Cigarini, stando a quanto dichiarato da Tonelli. E adesso il difensore torna a parlare, e lo fa tramite il proprio profilo Facebook.

PRECISAZIONI – «Oggi in conferenza stampa ho ribadito che non mi permetterei mai di minacciare un padre con accanto un bambino e ho replicato a due enormi falsità dette nei miei confronti. 1) Marino, direttore generale dell’Atalanta, ha detto ai giornalisti che io ho minacciato di morte nel tunnel Denis e la sua famiglia. Ma in realtà dopo la partita io e Denis non ci siamo nemmeno incontrati nel tunnel perchè lui stava parlando con i giornalisti di SKY ed io ero rientrato negli spogliatoi. La frase falsa di Marino ha provocato un crescendo di insulti e minacce dai tifosi atalantini, iniziate domenica e che continuano ancora oggi. Marino dovrebbe scusarsi prima di tutto con loro che si sono fidati delle sue parole. 2) Il procuratore federale mi ha attribuito la seguente frase: “ Ti ammazzo a te ed alla tua famiglia”. Come molti miei tifosi hanno notato, essendo toscano, non avrei mai potuto dire quella frase in quel modo. E, a prescindere dalla frase, non ho minacciato di morte né Denis né la sua famiglia nemmeno con altre parole».

LE SCUSE – Tonelli poi ha parlato delle mancate scuse dell’Atalanta: «Lo sport non deve dare questi messaggi alla gente: se l’Atalanta avesse subito fatto le scuse non sarebbe successo niente. Hanno voluto inventare delle cose e creare delle falsità sulla mia persona per giustificare quello che ha fatto Denis. In campo ci siamo presi e sfidati al limite del regolamento, anche provocati, ma come succede in quasi tutte le partite. E’ una cosa che c’è e chi ha giocato a calcio lo sa. Ma non sono mai arrivato a minacciare nessuno di morte. E mi dispiace anche per i tifosi, in particolare dell’Atalanta, che hanno dubitato di me. Purtroppo a volte è più facile credere al proprio idolo che ammettere i suoi errori». Il difensore poi chiude spiegando come le sue parole siano dovute, per rispetto a se stesso e alle persone che lo circondano.