Focus
Napoli e la festa: similitudini e differenze con il primo scudetto
Tutti i dettagli sulla probabile festa scudetto del Napoli che si terrà domenica a 33 anni dall’ultima volta
La festa per lo scudetto del Napoli è pronta e fa discutere un po’ tutti quanti. Principalmente perché ha portato a modificare il calendario, portando gli azzurri a giocare dopo e non prima di Inter-Lazio, com’era stato originariamente deciso. Oltre a questo, è stata accolta male dai rivali la notizia che tra i tanti, svariati e coloratissimi modi per festeggiare ci sia anche il funerale delle avversarie, con tanto di bare e uno striscione recante la scritta: «Per l’Italia intera un dolore atroce. Dopo tanti anni vi abbiamo messi in croce». In realtà, non c’è nulla di particolarmente nuovo: da sempre questa modalità la si è vista in vari cortei di tifosi o in certe coreografie delle curve, almeno fino a quando vigeva un certo spontaneismo organizzativo. E non era neanche una particolarità partenopea o meridionale: chiunque ha frequentato i derby di Torino negli anni ’70-80 sa benissimo che bare spuntavano tanto in curva Filadelfia che in Maratona e le croci erano praticamente una presenza fissa.
Semmai, fa riflettere – e potrà essere magari un giorno materia di studio tra l’antropologia e la sociologia – il confronto che ci sarà tra la festa del terzo scudetto e quella del 1987 per il primo. Sarà inevitabile che lo farà chi avrà avuto la fortuna di viverle entrambe. Ed è indubbio che ci saranno due fattori che balzeranno agli occhi: la differenza tra l’avere un capopopolo come Maradona e una squadra come quella di oggi con una leadership diffusa; il sentimento non facilmente coincidente tra vincere per la prima volta e tornare a farlo dopo 33 anni di distanza, anche per per più di una generazione sarà un inedito.
E poi c’è anche il resto d’Italia. Non solo per la presenza diffusa di napoletani in tante zone del Paese. Sarà interessante capire la reazione delle varie città. Nel 1987, c’era un sentimento diffuso e pervasivo di simpatia nei confronti del Napoli, che già solo 3 anni dopo per il secondo tricolore non esisteva più perché chiunque vince dà immediatamente fastidio quando riesce a ripetersi nel tempo. In più, in qualche modo sembrava che Napoli volesse comunicare di rappresentare l’Italia intera. Fu significativa la presenza di carri allegorici, preparati a Nola, raffiguranti Maradona sul trono e Rummenigge e Platini a capo chino. I grandi avversari sconfitti, la supremazia del Nord raffigurata non da giocatori della Nazionale ma da un tedesco e un francese, sul quale si elevava un argentino considerato più napoletano di chiunque altro e che riproponeva in Serie A lo stesso trionfo del Mondiale di un anno prima.