Roma, Garcia: «Domenica festa per noi e la Juventus. Buffon e Pirlo...» - Calcio News 24
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2014

Roma, Garcia: «Domenica festa per noi e la Juventus. Buffon e Pirlo…»

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Le parole del tecnico francese in vista del big match contro i campioni d’Italia.

ROMA GARCIA – E’ il primo francese ad allenare in Serie A e in questa stagione è riuscito subito a lasciare il segno, rilanciando una squadra devastata dal fallimento dello scorso campionato: un capolavoro quello realizzato con la Roma per Rudi Garcia. «Domenica voglio che sia una festa del pallone, per noi e per la Juve. Lo scudetto l’hanno vinto loro, complimenti e bravi loro. Ma bravi anche noi, siamo arrivati secondi giocando spesso un buon calcio, è un risultato superiore alle aspettative, me lo dicono tutti e quindi lo accettiamo sapendo che tra un anno dovremo essere più forti se vogliamo vincere noi. Chiedo al nostro pubblico di applaudire le due squadre più forti del campionato e, alla fine, chi avrà vinto la partita. Fino a quando ci ho creduto? Fino alla partita col Sassuolo, che ha pure giocato una partita bella e coraggiosa. I sorpassi che sembravano incredibili non li ho inventati io, sono nella storia del calcio. Ci resta la soddisfazione di aver tenuto sotto pressione fino a tre giornate dalla fine una Juve che viaggiava a ritmi-record. Scivolone a Catania? Abbiamo sbagliato tutti, io per primo. Vedremo di farne tesoro. La stagione resta molto positiva», ha dichiarato l’allenatore giallorosso ai microfoni de “La Repubblica”.

IL SUO RUOLO – Garcia ha provato poi a parlare del suo ruolo, confessando abitudini e idee: «Cosa direi, se dovessi spiegare il mio mestiere a una classe di bambini delle elementari? Che vivo della mia passione, ed è un privilegio raro. Che la passione nella vita è fondamentale e bisogna seguirla.Io amo i miei giocatori e li difendo. Sono il loro capo ma posso essere padre, fratello, avvocato difensore. Se uno dei miei giocatori fa una connerie, per dirla in francese? Glielo dico, e anche bruscamente, e magari davanti a tutti i compagni, quando fa più male. È già successo. Ma non vado a raccontarlo ai giornali. Altre abitudini? Non entrare in competizione coi giocatori. Capirli. Metterli nella condizione di dare il massimo. Concentrarsi sui giocatori e isolarsi dall’ambiente. Dicono che ho fatto molto in fretta a capire la Roma. Ho deciso fin dall’inizio che non m’interessava il passato, per me conta solo il presente. Ho trovato un ottimo gruppo, siamo partiti bene, con segnali chiari: Francesco che cede il pallone a Osvaldo, Daniele che segna a Livorno e chiude il tormentone del va o resta, Federico che segna nel derby».

IL CALCIO ITALIANO – E, infine, Garcia rivela cosa lo ha colpito del nostro calcio: «L’utilizzo della difesa a 3, poco diffusa in Europa. Io ho sempre difeso a 4, su tutto il resto si può discutere. E una sola volta ho usato la marcatura a uomo, contro l’Ol: Keita su Juninho, l’ha cancellato. Che altro? Buffon e Pirlo. Che fossero due campioni lo sapevo già, ma mi ha colpito la loro classe umana, il loro comportamento da perfetti sportivi. Giocatori così fanno solo bene al calcio. Cosa fa male al calcio? Dare troppi soldi ai calciatori quando sono ancora molto giovani. È una cattiva abitudine assai diffusa. Il gol più bello? Quello ottenuto con un tocco da tre metri dopo una serie di passaggi rasoterra. Ma è chiaro che se vedo un gol come quello di Miralem al Milan non vado a sgridarlo, e nemmeno se Francesco, Daniele o Kevin segnano con una botta da 25 metri. Un allenatore è felice quando si sublima, no sublima suona enfatico, diciamo esalta il collettivo».