2013
Inter, Palacio: «Non dobbiamo far giocare la Juventus»
INTER PALACIO JUVENTUS – Rodrigo Palacio crede di avere la ricetta giusta, che servirà alla sua Inter per vincere la sfida di domani pomeriggio contro la Juventus, l’attesissimo derby d’Italia. L’attaccante argentino, intervistato dai colleghi della Gazzetta dello Sport, ha anche rivissuto la magica notte dell’anno scorso, quando l’Inter riuscì a espugnare lo Juventus Stadium: «Ce la dobbiamo giocare come se fosse l’ultima. Pressing e lotta, lotta e pressing. Bisogna riuscire a non farli mai giocare facile, a non farli pensare: soprattutto Pirlo, che è la “cabeza” della squadra. E poi massima concentrazione per 90’: quella è gente che ti punisce in un secondo. La vittoria dell’anno scorso? Quel giorno fu tutto perfetto: sarebbe bello avere la stessa capacità di fare esattamente la partita che avevamo preparato.»
CHE BRAVO TEVEZ – Palacio ha poi tessuto le lodi del suo principale rivale in maglia Juventus, quel Carlos Tevez che ha ammirato anche con la maglia del Boca Juniors, agli inizi della sua carriera: «Carlos è fantastico per come sa difendere la palla e poi girarsi come un fulmine. E lui sembra piccolo: in realtà è “grosso” e ha tanta forza. Ma queste cose Hugo (Campagnaro, ndr) le sa già bene. Hugo ha una rapidità non comune, ma questo non gli fa perdere aggressività. Un attaccante contro di lui non gioca mai tranquillo: lo “sente” sempre, anche perché lui non gli dà respiro. Uno così dà sicurezza a chi gioca al suo fianco.»
EFFETTO MAZZARRI – Per Palacio, c’è anche grande merito da parte di Walter Mazzarri, nel processo di rinascita della sua Inter: «Nello spogliatoio si sente molto la sua personalità, in campo fa sentire la sua presenza, anche con la voce: non ti fa mai rilassare, vuole tutto fatto al massimo, sempre. E poi con lui c’è più rigore tattico, più attenzione ai movimenti: in questo Stramaccioni lasciava più libertà. Differenze rispetto all’anno scorso? Stramaccioni è un buon allenatore: ha pagato il fatto di aver giocato tantissimo da agosto a marzo e i troppi infortuni che ci sono stati, sia prima che dopo. Il problema è che quando si perde la colpa è sempre dell’allenatore, ma in realtà le colpe furono di tutti. La cosa che ripete di più? Se perdiamo la palla, di tornare il più velocemente possibile per andare a pressare chi ce l’ha rubata. E possibilmente di recuperarla. Un rimpianto? Aver giocato così poco con Milito, il classico compagno di reparto che ti aiuta a dare il massimo. Negli ultimi tempi l’ho visto molto bene, pronto: lo aspettiamo a braccia aperte.»