Il grande ritorno - Calcio News 24
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2013

Il grande ritorno

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La prima ufficiale di Jose Mourinho al ritorno sulla panchina del Chelsea: è subito vittoria

Dopo tanta attesa è tempo di calcio, quello giocato: dopo il battesimo della Ligue1 nello scorso weekend ora tocca a Liga e Premier League ed è subito il ritorno di Josè Mourinho sulla panchina del Chelsea a catalizzare l’attenzione dell’universo calcistico. Il Chelsea vince 2-0 contro l’Hull City – in rete Oscar e Lampard su calcio di punizione – ma i titoli sono tutti per lo Special One portoghese.

L’EMOZIONE DI JOSE’ – “Trenta secondi”, la previsione di Jose’ Mourinho sulla durata della sua emozione, del fortissimo impatto con lo Stamford Bridge al ritorno sulla panchina dei Blues. Dopo sei stagioni lontano da Londra, un curriculum – alla guida del Chelsea – fatto di due campionati inglesi, due coppe di Lega, una FA Cup ed una Community Shield ecco il grande ritorno: le esperienze alla guida di Inter e Real Madrid sono state rispettivamente trionfanti e complesse, di non immediata lettura la sua parentesi spagnola nonostante all’attivo risultino una Liga, una Coppa del Re e tre semifinali di Champions League. Al Real però l’unica cosa che conta è vincere, sempre, e farlo giocando bene. Oggi non è tempo di analizzare quanto accaduto in Spagna, ma invece concentrarsi sui primi attimi ufficiali vissuti da Josè Mourinho alla guida del Chelsea e sulle lacrime a stento trattenute dal portoghese. Più, troppo in più, di una minestrina che spesso viene accostata ai cavalli di ritorno: quando si parla dello Special One è tutto, nel bene e nel male, altisonante.

IL SUO CHELSEA – E’ vero che l’Hull City non è parso un avversario insormontabile ma è altrettanto chiara l’impronta del tecnico portoghese sul suo Chelsea: la squadra ha già una precisa identità, fatta di pressing altissimo che consente di mantenere praticamente sempre il pallino del gioco. La difesa vanta calciatori del livello di Ivanovic, Terry, David Luiz (oggi sostituito da Cahill) e Cole, un pacchetto arretrato che contro squadre di livello inferiore assicura una copertura totale e con compagini di pari livello un’indiscutibile competitività. L’approccio adottato da Mourinho è risultato decisamente offensivo: Lampard e Ramires – non propriamente due centrocampisti d’interdizione per ruolo naturale – a protezione della retroguardia nel 4-2-3-1 dell’ ex allenatore dell’Inter, con Hazard, Oscar e de Bruyne a suggerire per l’unico riferimento offensivo, oggi Fernando Torres. La schiera di mezzali e trequartisti sembra essere il reale punto di forza del nuovo Chelsea, anche considerando le alternative di lusso che rispondono ai nomi di Schurrle, Mata, Moses e – per quanto concerne la punta – Lukaku e Demba Ba.

GLI OBIETTIVI – La squadra ha messo in mostra un calcio tipicamente inglese dunque, con recupero palla immediato e ritmo intenso: due tocchi e via, questo il credo imposto da Mourinho e la squadra è apparsa a suo agio mostrando peraltro una condizione atletica già invidiabile. Interessante il raffronto con i club inglesi più accreditati per il successo finale: le due squadre di Manchester hanno qualcosa in più del Chelsea? Sulla carta – e con un calciomercato ancora in corso e probabilmente foriero di ulteriori novità – sì, ma è proprio il portoghese il designato da Roman Abramovich a rivestire il ruolo di valore aggiunto e colmare il gap con organici non tanto più strutturati rispetto al club londinese quanto invece maggiormente dotati di calciatori in grado di fare la differenza con il singolo colpo. Difficile quindi ipotizzare sulla reale competitività del Chelsea rispetto alle squadre che hanno scritto la recente storia della Premier League ma di una cosa c’è certezza: a Josè Mourinho non piace (soltanto) partecipare. Lo Special One è tornato: e dopo qualche minuto di commozione – non solo trenta secondi – ha già ingranato la marcia.