Torino, Beretta: "I granata si salveranno. Filadelfia.." - Calcio News 24
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2012

Torino, Beretta: “I granata si salveranno. Filadelfia..”

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TORINO BERETTA – Patron dell’industria alimentare dei salumi, Vittore Beretta ha parlato a Tuttosport da sponsor e tifoso granata. Entusiasta come il resto dei sostenitori granata, il noto imprenditore ha anche affrontato la questione relativa alla ricostruzione del Filadelfia.

Vittore Beretta, il Torino è arrivato alla sosta del campionato per gli impegni della Nazionale dopo aver conquistato 9 punti che proiettano i granata a metà classifica, complice la penalizzazione. E più o meno di quanto in cuor suo sperava alla vigilia dellinizio della stagione?
«Sono sincero, secondo me è più di quanto sperassi. Io temevo che il Toro patisse di più il salto in serie A, invece a mio giudizio la squadra ha fatto bene in tutte le partite, anche quelle che ha perso contro lInter e il Cagliari: ha provato a fare il massimo. Sì, il Toro si trova in una posizione leggermente superiore alle mie aspettative, sono soddisfatto».

Secondo lei dove può arrivare questo Torino?
«Non lo so, ma da tifoso posso e voglio sperare belle cose… Dopo il trionfo di Bergamo devo dire che ci si cominciava a montare un po tutti la testa. Poi però è arrivato il Cagliari che ci ha riportato alla realtà. Ma sono fiducioso, abbiamo un ottimo gruppo guidato tecnicamente molto bene. La società si è mossa con intelligenza ma questo fatalmente deve essere e sarà un anno di assestamento. Il nostro obiettivo, realisticamente, non può che essere la salvezza».

Quali sono le ragioni per cui lei crede nella salvezza del Torino.
«Ci credo perché cè un organico ben affiatato. Questo Toro non si fonda soltanto su un giocatore, sulla forza di un unico goleador per cui bloccato lui, bloccati tutti, segnano in molti! Anche Bianchi, sia chiaro, sta facendo la sua parte. Poi il Toro gioca bene, è tra le squadre che esprime le azioni più ragionate e preparate. Certo che pagheremo lo scotto di essere neopromossi, ma ce la faremo mantenendo la giusta concentrazione, fidandoci del tecnico, e contando sulla tranquillità della società, sento il presidente Cairo spesso ed è sereno e determinato. Non dimentico che è tra quelli che ha speso di più nel mercato. Lo si può criticare quanto uno vuole ma ha fatto un mercato equilibrato. I due centrocampisti che ha preso, Gazzi e Brighi, sono bravi, stanno facendo molto bene».

Uno dei punti di forza del Toro è il reparto difensivo.
«Sì, abbiamo una buona difesa e fino a questo momento il portiere, Gillet, è da nove! E’ stato un pilastro del Toro in questa fase iniziale: para alla grande e fa giocare pure la squadra come vuole il mister, lanciando con precisione. Ma voglio parlare anche dell’attacco dove cìè Bianchi e checché se ne dica è uno dei migliori centravanti della serie A. In più è affezionato al Toro, si sfianca per la squadra. Mi piace molto pure Cerci che è un ottimo acquisto, ha un gran piede e sono sicuro che potrà fare meglio man mano che crescerà di condizione fisica. Vedremo poi cosa potranno dare in futuro Bakic e Rodriguez. Infine nel Torino ci sono due personaggi da non dimenticare: Diop, che potrebbe essere una sorpresa piacevolissima e Gomis».

Quante partite del Torino è andato a vedere allo stadio e quali sono state le emozioni più forti che ha vissuto?
«Dal vivo le ho viste tutte tranne la partita di Genova con la Sampdoria. Che emozione essere in tribuna a Bergamo per quel fantastico 5-1. Una sensazione strana e nuova per noi del Toro, non solo per la goleada. Non ricordo un’altra partita come quella in cui non ho dovuto soffrire nell’ultima mezzora. E’ stata una gioia grandissima uscire dallo stadio tranquillo e pacifico. Poi però ecco il Cagliari che ci ha ricordato che non possiamo volare».

Vincere 5-1 a Bergamo e poi non decollare sulle ali dell’entusiasmo deludendo con il Cagliari ha una spiegazione soprattutto psicologica?
«Secondo me sì, non vorrei che il Torino soffrisse un po come l’Inter che gioca meglio lontano da casa. Il Cagliari ha dimostrato in campo di essere una squadra arrabbiata e spinta da grandi motivazioni. E poi, diciamolo, al di là della classifica che li vedeva ultimi, i sardi sono una gran bella compagine, esperta, che ha tenuto benissimo il campo. Il risultato è stato condizionato da episodi, in teoria avremmo potuto anche vincere o pareggiare ma è andata così, siamo ritornati alla necessaria umiltà. Comunque non è stata una partita in cui abbiamo patito più di tanto».

Cosa le piace particolarmente di questa squadra?
«Beh, innanzitutto il fatto che il Toro non soffra più di ansia, si esprime sempre piuttosto tranquillamente e gioca con serenità quando ha la palla tra i piedi. Per il futuro la ricetta è piedi per terra, gara per gara con rabbia e uscire dal campo stremati e ben sudati. Per me il tempo è dalla nostra parte. Metà della squadra è cambiata: portiere nuovo, centrocampo nuovo, esterni nuovi, controllate e vedrete. Ci vuole un po’ prima che lamalgama diventi ottimale. Comunque voglio rimarcare il fatto molto positivo che non esistano prime donne».

Qual è il giocatore che sinora l’ha impressionata di più?
«Ogbonna. Anche nella sua normalità è sempre una spanna sopra la media. Contate quanti palloni distribuisce ogni partita. La sorpresa comunque è Gillet, davvero bravo mentre Bianchi sta confermando di essere all’altezza della situazione: gran lottatore e in un modo o nellaltro riesce a tenere la palla».

E’ preoccupato per Scommessopoli? Sulla carta ci sono due giocatori interessati alla vicenda che sono basilari per la squadra: Gillet e Gazzi.
«Vedremo: hanno detto che non c’entrano. Il Torino ha pagato un punto in classifica per altre ragioni sempre legate alle scommesse. Per il futuro sono e voglio essere tranquillo».

Uno dei nodi per la programmazione del Torino è legata al suo capitano. Sulla questione del rinnovo si intersecano problematiche tecniche, finanziarie e strategiche. Cosa succederà tra il Torino e Bianchi?
«Spero che si trovi un accordo, parlo da tifoso, sia chiaro, non so nulla della situazione. Ritengo Bianchi un ottimo giocatore, che si è ambientato bene ed è ben voluto dai tifosi anche per quanto si impegna e lotta. Deve capire che rispetto magari ad altri benefici che potrebbe trovare altrove, qui è ben voluto. Certo che se le sirene arrivano da altre piazze, magari estere, beh, di fronte a certe sirene resistono in pochi. L’importante è che regga con continuità e impegno come sta facendo adesso, senza pensare al contratto o al futuro. E’ un ragazzo intelligente, certo deve massimizzare il suo momento con ancora 4/ 5 anni davanti ma anche lui non deve scordare che la soluzione media è sempre la migliore. Bisogna tener conto di tutti i fattori».

In occasione della presentazione del suo marchio ha detto che uno dei suoi pupilli è Diop. Dopo 7 turni pensava che avrebbe già esordito?
«No, Diop deve avere la pazienza di andare in panchina. Prima o poi l’esordio arriverà. Si deve allenare bene come se dovesse giocare la domenica».

Un pregio e un difetto di Ventura?
«No, difetti no, in lui vedo soltanto pregi. Diciamo la verità, i difetti degli allenatori sono di fatto legati ai risultati se non arrivano. Allora lì, in quel momento, saltano fuori dieci difetti e tutti sono pronti a trovarne magari uno in più, uno nuovo. Giampiero Ventura per me è un vero conducator. E’ un allenatore che innanzitutto insegna calcio, non mette nessuno in disparte, è equilibrato, ha il carattere ideale per questa traversata nel deserto e quindi portare il Torino a tagliare il traguardo della salvezza».

Il Torino in A ha riportato entusiasmo nei tifosi. Che aspettano la salvezza e l’inizio della ricostruzione del Filadelfia. Ha mai pensato a una collaborazione fattiva al progetto di rinascita dello stadio?
«Di questo progetto se ne parla da 20 anni, da quando era ancora mezzo in piedi. Il vero problema è stato la politica. Deve prendere in mano questa situazione che è un problema morale per la città. Ora la politica è distratta da mille altre cose. Non si può risolvere solo col Torino o un altro privato. Ha ragione Cairo quando chiede impegni precisi agli interlocutori nelle sedi appropriate. Spero che la Fondazione riesca a dare messaggi sempre più forti. Io potrei essere disponibile a vedere ed esaminare le proposte concrete che possono arrivare e non potranno prescindere dalla volontà precisa, chiara e forte della politica piemontese e torinese».

La lista dei club che segue Ogbonna si allunga. Da imprenditore che decisione prenderebbe a fronte di un introito importante, oltre 20 milioni di euro?
«Il mondo è metà da vendere e metà da comprare. Lasciamo maturare queste cose e avere questi dubbi a fine stagione. Da come mi ha stretto la mano ho capito che è un ragazzo intelligente e legato al Toro ma se qualcuno gli offre il paradiso quello è il posto degli angeli e lui si chiama Angelo… Vedremo».

La sua azienda sponsorizza il Torino da oltre 20 anni a diverso titolo, ora come main sponsor. Ha mai pensato di usare qualche granata come testimonial?
«No, devo essere sincero, non ci avevo mai pensato. Ritengo il Toro il giusto testimonial. Un singolo non saprei. In passato prendemmo Cannavaro e andò benissimo. In Italia ci sono 60 milioni di consumatori: tutti conoscono il Toro. Al momento potrei pensare a un gruppo di giocatori, vedremo».