2012
Juventus, Agnelli: “Champions? Possiamo vincerla”
JUVENTUS AGNELLI – Volato a Londra per parlare a Stamford Bridge, sede per due giorni della Leaders Football, società organizzatrice di un meeting che riunisce molti dei principali dirigenti dell’universo calcistico, Andrea Agnelli ha parlato del movimento calcistico italiano (scandali compresi), partendo sempre dalla sua Juventus. Il patron bianconero, infatti, come riportato da Tuttosport, ha dichiarato: «Mi piacerebbe avere un parere internazionale sulla vicenda che è stata chiamata Calciopoli. Non c’è stata una sola prova contro la Juve. Le decisioni sono state prese sulla presunta violazione dell’articolo 1, in pratica s’è stabilito che se ci sono stati tre comportamenti antisportivi, allora c’è stato un illecito. Come dire che se uno si è comportato male qualche volta, allora deve aver commesso un reato. Scommessopoli? La mia prima reazione di fronte alla squalifica di Conte è stata di delusione. Il ricordo del 2006 era ancora vivo. A me sono bastati un paio di minuti di colloquio con Antonio per capire la verità. Il nostro tecnico è innocente. Quello che l’ha riguardato è un processo inquisitorio, dove la parola di una persona viene messa contro quella di un’altra. La squalifica di 4 mesi la trovo abbastanza assurda. Bisogna riformare la giustizia perché queste decisioni hanno implicazioni finanziarie molto importanti. Per questo ritengo che quando si fanno delle accuse bisogna essere sicuri al 100%. Sono d’accordo sul punire severamente il calcio scommesse, ma noi abbiamo avuto il nostro allenatore squalificato per 4 mesi con la motivazione che non poteva non sapere. Non c’era prova che lui sapesse, ma non poteva non sapere. Se uno non può difendersi, allora tutti possono essere considerati colpevoli. Fatico a comprendere quello che è successo qui in Inghilterra con Terry. Per lo stesso capo di accusa il tribunale civile lo ha giudicato innocente, mentre per quello sportivo è colpevole».
Il patron della Juventus ha poi trattato il tema del ranking Uefa, che vede l’Italia perdere terreno in classifica: «Dieci anni fa altre squadre erano d’esempio e il Barcellona non era quello attuale. Anche le squadre inglesi faticavano ad avanzare in Champions League. Mentre oggi la Germania ha chiuso il gap proprio grazie ai nuovi stadi e alle partnerships Champions. In Estremo Oriente solo la Premier League viene trasmessa, perché c’è una politica ben precisa nel vendere i diritti tv. La serie A prima deve guidare se stessa e poi vendersi a livello internazionale. Al momento non abbiamo appeal. Io per il futuro punterei sul modello americano, che è esattamente l’opposto del nostro. Ovvero a un sistema solidaristico con i proventi che dall’alto vengono distribuiti in basso».
E sulla Juventus, il suo numero 1 conclude: «Noi Agnelli abbiamo la gestione familiare più antica nella storia dello sport. Il 40% è nelle mani dei tifosi ma il restante 60% dipende dalla nostra gestione da quasi novantanni. Nel 2010 io sono diventato presidente e Marotta è arrivato poco dopo. Non era rimasto quasi nessun giocatore, abbiamo cambiato tantissimo. Però con Del Neri le cose non sono andate per il meglio, per cui abbiamo dovuto cambiare tutto e con il senno di poi possiamo dire che con Conte abbiamo fatto la scelta migliore. Il risultato è che nella squadra campione d’Italia cerano solo cinque giocatori ereditati dalla precedente gestione. Champions? Il sogno di ogni ragazzo è di alzare la Coppa del Mondo. Però bisogna anche pensare che questi ragazzi hanno dei contratti multimilionari e ogni volta che vanno in Nazionale rischiano di sminuire il loro valore con un infortunio. Considerando che la Coppa del Mondo si gioca ogni quattro anni, io penso che la Champions sia più importante. Ho visto le statistiche, la Juve è al sesto posto di tutti i tempi nella classifica Champions. Sappiamo che è una competizione d’altissimo livello, ma noi in questo ambito ci sentiamo a casa e puntiamo a vincere ogni competizione a cui partecipiamo».