2012
Genoa, De Canio: “La squadra crede in me”
GENOA DE CANIO – Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il tecnico del Genoa ha parlato in vista della delicata sfida contro la Juventus. Gigi De Canio ha cominciato, però, dalla decisione di sedere sulla panchina rossoblù: «Ci vuole una premessa: ero già stato qui otto anni fa, e l’esperienza non era finita in modo bellissimo (esonerato prima dell’inizio del campionato, n.d.r.). Dunque, avevo un po’ di amaro in bocca. E poi il Genoa mi è sempre piaciuto. E’ un bel posto dove fare il mio mestiere. Quando lasciai il Lecce, rinunciando a due anni di contratto, speravo in un’altra occasione importante. Quando il presidente Preziosi mi ha chiamato, non ho esitato un attimo. Ho fatto calcio in tutte le categorie, e credo che un tecnico debba essere il valore aggiunto di una società in relazione alle potenzialità della piazza. Se non puoi pensare di vincere il campionato, occorre far crescere le individualità, sviluppando anche gli aspetti tecnici, economici e organizzativi».
Il tecnico ha poi raccontato la sua carriera da allenatore ed il suo modo di gestire il suo ruolo: «La visita al Museo della Fondazione? Ho pensato alla prima volta in cui venni qui. Vedevo gente di ogni età inneggiare al Grifone. Al Museo ho capito cosa voglia dire essere genoano. Quando feci l’esordio in A, a Udine, si parlava del sottoscritto come dell’allenatore del momento. Poi, probabilmente per certe sbagliate, pur facendo buoni risultati, sono passato in secondo piano e non ho avuto più opportunità di rilievo. Nella prima esperienza al Genoa, c’era una situazione di difficoltà, iniziava l’era-Preziosi. Oggi so che questa società può ridarmi quella dimensione che troppo brevemente ho avuto in passato. Finendo, me lo lasci dire, un po’ ingiustamente nel dimenticatoio. Ora c’è uno spogliatoio sereno stretto intorno al sottoscritto. Forse ha trovato in me un punto di riferimento. Sono sempre stato coerente: ho stabilito regole precise puntando su alcuni valori importanti. Siamo un gruppo che sta diventando squadra. Io ho sempre lavorato nell’interesse della mia società, non di me stesso. Quando non ho condiviso il progetto tecnico di una società, senza fare rumore ho sempre avuto il coraggio di lasciare il mandato rinunciando al contratto. Per etica professionale, ma anche per onestà nei confronti di me stesso. Forse non è stato sempre compreso, ma non m’importa. Mi sono conquistato la A con le mie forze. Sono partito dal basso, senza nemmeno un grande passato da calciatore. Non sono nato a Forlì, Bellaria, Cesena o in Lombardia, dove si fa calcio da sempre, ma a Matera, dove negli ultimi vent’anni al massimo si è vista qualche C2. Là il movimento calcistico è inesistente, e questo mi rende ancora più orgoglioso. Bisogna considerare le persone per quello che sono. Che io abbia o meno una panchina, non mi sento migliore o peggiore, più o meno importante. Io sono Gigi De Canio e basta».
E sulla sfida contro la Juventus, De Canio ha spiegato: «I bianconeri sono ancora più squadra dall’anno scorso, quando qui dominarono la partita. Evito riferimenti al passato. Basiamoci sulle nostre forze. Mi spiace affrontare una gara simile dopo una settimana con tanti assenti per le nazionali. Idem per la Juve, ma per noi è un handicap in più. La coppia Immobile-Borriello? Mi fa sorridere. Ci penso anch’io, ma vivo serenamente la questione. Penso tuttavia di sapere meglio di tutti come preparare la squadra. Guai, però, a far sembrare quest’idea come un’autentica panacea».